Angelo d’Acri proclamato Santo

 

Migliaia di fedeli, accompagnati dai frati cappuccini dei diversi conventi, hanno partecipato domenica scorsa alla canonizzazione del beato Angelo d’Acri in piazza San Pietro a Roma. Per la nostra Diocesi c’erano il nostro Vescovo, una delegazione di presbiteri e di suore, insieme con la comunità del Seminario e un nutrito gruppo da S. Camillo di Cetraro. Presenti anche il Governatore della Calabria Mario Oliverio, la parlamentare Enza Bruno Bossio e il consigliere regionale Giuseppe Aieta (in foto).

La nostra Diocesi vive con particolare emozione questo evento celebrativo perché Acri nel passato apparteneva al territorio dell’antica diocesi di Bisignano, che era unita a quella di San Marco; infatti la denominazione delle gemine Diocesi era, prima del 1979, “San Marco e Bisignano”.

Questo spiega perché in diversi comuni delle due piccoli diocesi esistono testimonianze della presenza del Santo, sia nel periodo della sua formazione religiosa sia al tempo della sua predicazione itinerante in Calabria.

Luca Antonio Falcone (questo il nome del santo) seguì una tappa del suo cammino tra i frati minori cappuccini della provincia di Cosenza presso il convento di Belvedere Marittimo, comune che ha dato i natali ad un altro frate santo, Daniele, appunto da Belvedere, uno dei sette martiri di Ceuta in Marocco, uccisi il 13 ottobre 1227. Fu in detto convento che frà Angelo emise il 12 novembre 1691 la professione solenne.

Nella primavera del 1709  altro centro posto sul Tirreno che ha visto in più occasioni la presenza evangelizzatrice del nostro santo è Cetraro, ove egli partecipò al capitolo provinciale della famiglia religiosa risultando eletto guardiano del locale convento.

Fu lì che si sviluppò l’amicizia sacerdotale con l’Abate Benedettino Dom Idelfonso Del Verme, allora reggente dell’Abbazia di Cetraro, il quale invitò il venerato confratello a predicare il Quaresimale dell’anno successivo  nella chiesa badiale, durante il quale tanti fatti straordinari accompagnavano la predicazione del religioso.

A tal proposito e a ben ragione il frate cappuccino venne denominato da qualche biografo dell’Ordine “Itinerante senza soste”, avendo egli conosciuto la Calabria recandosi ovunque da Nord a Sud per tenere quaresimali, missioni, esercizi spirituali, tredicine, ritiri.

La Provvidenza ha disposto che nell’ultimo anno della sua vita (1739) abbia predicato il suo ultimo quaresimale a Cetraro e le ultime missioni ad Acri. Durante la predicazione spesso andava in estasi e molti prodigi si verificavano per quanti riuscivano solo a toccare il suo abito o il suo cordone di religioso, così come tanti peccatori si convertivano e abbandonavano la vita disordinata.

Il santo frate cessava di vivere all’alba del 30 ottobre dell’anno 1739 mentre gli angeli lo accompagnavano nell’incontro con il Signore Gesù, tanto amato e testimoniato nella sua vita.

 

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