Centri d’ascolto della Parola

Avvento 2019

SCHEDA 1

“Non temere di prendere ciò che Dio ti dà”

(Mt 1,18-24)

Iniziamo l’incontro pregando insieme:

Maria, che dopo l’annuncio dell’Angelo 

hai atteso il tuo Gesù nel silenzio e nella preghiera 

insegnaci ad essere vigilanti per andare incontro a Cristo 

con le nostre lampade accese.

Maria, che hai detto il tuo sì, 

accettando di fare totalmente la volontà del Signore
aiutaci ad essere generosi ed obbedienti. 

Maria, che hai vissuto nella povertà,
ma ricca della grazia di Dio
fa’ che sappiamo accogliere il tuo Figlio Gesù 

come il dono più grande, il vero regalo di Natale. Amen.

Brano biblico

18 Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19 Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. 20 Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. 21 Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
22 Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

23 Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio

che sarà chiamato Emmanuele,

che significa Dio con noi.

24 Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Riflessione

La prospettiva del Vangelo di Matteo è diversa dalla prospettiva del Vangelo di Luca. Nel Vangelo di Luca, classico Vangelo dei racconti dell’Infanzia, abbiamo la prospettiva dall’angolatura di Maria. Invece qui, nel Vangelo di Matteo, tutto si racconta partendo da Giuseppe, dalla sua prospettiva, perché Giuseppe di fatto è colui che deve fare un qualcosa di molto importante, che qui viene detto all’interno di questo testo. Noi siamo a due passi dal Natale e questo testo ci insegna come si accoglie il Natale, come si accoglie la natività, l’arrivo di nostro Signore Gesù Cristo.

Ora, l’irruzione di Gesù nella storia funziona secondo un parametro ben preciso: “Così fu generato Gesù cristo”, dice il testo di Matteo. La vecchia traduzione era: “ Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo”. Funziona certamente meglio, infatti, la formula “ecco come avvenne”, ci introduce nel parametro: la nascita di Gesù ha questa forma qui, ha questo stile qui. Quando Gesù arriva, arriva in questo modo: Giuseppe si trova con una fidanzata incinta, cioè si trova con Dio che ha preso un’iniziativa che lui non si aspettava ed è tentato di rifiutare questo progetto.

Infatti lui è in dubbio, in una diatriba: se una donna è incinta ci sono poche spiegazioni possibili. Sapendo bene di non essere il padre di questo bambino non può che rifiutare questa donna.

Tuttavia Giuseppe è perplesso. In effetti il termine καί viene un po’ frainteso: “poiché era un uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto”, quel καί (e) greco in realtà non ha il significato di congiunzione, ma si tratta di un avversativo. “Giuseppe è un uomo giusto, ma non voleva accusarla”. Ora, essere “uomo giusto” è un termine che indica il fatto che Giuseppe obbedisce alla legge. Secondo la legge doveva denunciare Maria, ma lui non sente di volerla accusare pubblicamente, perché è in crisi. In questo caso non si sente di seguire il protocollo perché non lo convince questa lettura. Conosce questa donna ed è di fronte a questo dubbio: “Ma come può essere questo? Non appartiene a Maria un atto di adulterio”. Giuseppe, infatti, sa di non essere di fronte ad un’adultera, tuttavia non capisce dove lo vuole portare  questa realtà, quindi cerca un mezzuccio, una scappatoia per non essere costretto ad obbedire seccamente alla legge.

Lui è giusto e dovrebbe fare le cose per come dice il Pentateuco, ma non vuole ripudiarla pubblicamente. Allora, mentre sta considerando queste cose, gli appare in sogno un angelo del Signore, che chiarisce le cose.

Così avviene la nascita di Gesù, in questa forma sorprendente dove c’è un uomo che deve accettare un’opera di Dio. Giuseppe, figlio di Davide (termine tecnico per dire discente del re nella cui stirpe si annovererà il Messia, termine forte che verrà utilizzato anche per Gesù) non temere di prendere Maria come tua sposa, infatti ciò che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. È il concepire l’opera di Dio che è più grande di ciò che noi pensiamo. È l’accettare che Dio possa operare nelle cose, che rende la storia di Giuseppe straordinaria.

La nostra vita la possiamo affrontare in una forma superficiale, banale, oppure possiamo iniziare ad aprirci alla presenza di Dio nelle cose che ci succedono. Scoprire che le cose sono gravide di Gesù Cristo, scoprire che possiamo sposare la nostra vita, camminare per le nostre strade, quelle che Dio ci dà di percorrere, pensando che Dio ha un’opera in corso con ognuno di noi, ci dà una gioia immensa.

Tante volte ci ritroviamo di fronte a cose che siamo tentati di rifiutare, ma pensare che Dio può operare in quelle cose e non rifiutarle, non scansarle, non buttarle via, ci porta alla verità della nostra esistenza.

È chiaro che bisogna rifiutare nettamente il male, ma quando la storia oggettivamente ci porta per una strada, anziché scappare, forse vale la pena di ascoltare l’angelo che ci dice: non temere di prendere ciò che Dio ti dà, non temere di prendere ciò che hai perché c’è Gesù cristo nelle cose. Gesù Cristo viene sempre così, rompendo gli schemi e ingravidando la storia della sua opera, rendendola piena della sua Salvezza. Quante volte noi siamo tentati di lasciare, di mollare, di smettere, di non andare avanti, di lasciare la nostra missione, il matrimonio, la nostra missione di paternità o di maternità, le nostre relazioni. No, non bisogna cadere nella trappola della paura, ma aprirsi, credere all’opera di Dio.

Domande per la riflessione

Giuseppe ha saputo accogliere quello che era il progetto di Dio, siamo anche noi pronti a capire quello che Dio vuole da noi?

Siamo capaci di accogliere e portare avanti il progetto che Dio ha pensato per la nostra vita?

Sappiamo accogliere i nostri limiti, come la paura di non farcela, la chiusura verso l’altro, che ci portano a rifiutare e buttare via le cose che Dio mette sul nostro cammino e riusciamo a capire che in quelle stesse cose c’è Gesù Cristo?

Preghiera finale

Padre Nostro

Tu ci sei necessario, o Cristo, o Signore, o Dio con noi, per imparare l’amore vero e per camminare nella gioia e nella forza della tua carità la nostra via faticosa, fino all’incontro finale con te amato, con te atteso, con te benedetto nei secoli.

Amen.

SCHEDA 2

“Siamo chiamati ad essere Angeli per questa generazione”

(Mt 2,13-15.19-23)

Iniziamo l’incontro pregando insieme:

O amato San Giuseppe, Dio nel sonno ti ha manifestato i suoi misteriosi progetti per la tua futura sposa Maria e la missione di custodire Gesù, il Salvatore del mondo.


Ora affidiamo a te la nostra preghiera, i nostri desideri, le aspirazioni e le speranze, affinché siano presenti nei tuoi sogni e si possano realizzare per il nostro bene.

Un bene che ci renda sempre più amici del tuo Figlio Gesù, sorgente di benessere
fisico e spirituale.

Ottienici la forza di compiere con prontezza la volontà del Padre nei nostri confronti e, dal tuo esempio, possiamo imparare a non lasciarci più travolgere dalle difficoltà della vita e sentire sempre la tua paterna mano protettrice, nella nostra mano. Mantienici, oggi come ieri e domani, nel tuo sonno di uomo giusto. Amen.

Brano biblico

13 Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo».
14 Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, 15 dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall’Egitto ho chiamato il mio figlio.

19 Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20 e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nel paese d’Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino». 21 Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d’Israele. 22 Avendo però saputo che era re della Giudea Archelào al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea 23 e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

Riflessione

Questo brano è importante perché può aiutare moltissimo la sfida della famiglia. Sfida in cui siamo tutti, perché tutti dobbiamo articolare il nostro rapporto con la nostra famiglia o di origine o con quella che, se ci siamo sposati, abbiamo formato o quella a cui apparteniamo comunque. C’è un rapporto con la realtà della famiglia che è anche un rapporto con la realtà della vita, con le sue sfide, e noi vediamo in questo vangelo che questa sfida è presente anche per il nostro Signore Gesù il quale nasce in una famiglia che vive una serie di tribolazioni, difficoltà, problemi.

Giuseppe, che è il protagonista attivo di questo testo, infatti, è uno che deve affrontare una serie di difficoltà: e prima c’è Erode che vuole cercare il bambino per ucciderlo, poi deve andare in Egitto e poi deve tornare dall’Egitto quando Erode ha compiuto il suo percorso terreno ecc. Fondamentalmente di che cosa stiamo parlando? Del fatto che, come noi abbiamo una serie di sfide nella nostra vita che si intersecano con le nostre relazioni familiari, anche Giuseppe si trova a dover affrontare queste sfide, ma l’intervento dell’angelo diventa per lui un parametro da seguire.

Ecco che tipo di  parametro appare qui in questo testo: Giuseppe per poter portare avanti la sua missione deve obbedire ad un angelo che gli parla. L’angelo del Signore gli appare in sogno e lui deve ascoltare le indicazioni di questo angelo. E questo angelo gli dice delle cose molto serie, molto difficili: deve andare in Egitto, deve affrontare la precarietà, tante difficoltà e da lì in poi, l’angelo gli dirà quando deve tornare. Il testo, infatti, ha il suo compimento nella frase finale dove troviamo: “Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: «Sarà chiamato Nazareno”.

Ovvero sia, quello che Giuseppe deve portare avanti è l’obbedienza ad un piano di Dio. Deve compiere una cosa che era stata predetta dai profeti. Allora ognuno di noi,  di fronte alla propria esistenza, alla gestione della propria vita, ha la tentazione di fare semplicemente secondo buon senso, fare semplicemente secondo opportunità e convenienza. Scopriamo una nuova forma di vivere attraverso l’ingresso di nostro Signore Gesù Cristo nel mondo e attraverso la sua famiglia, noi vediamo che compare una nuova forma di famiglia, quella che obbedisce ad un piano, quella che compie promesse, profezie.

C’è su ognuno di noi un piano di Dio e questo piano di Dio va assecondato. Il bimbo va difeso, Giuseppe ha un compito: deve difendere questo bimbo così prezioso. Ognuno di noi deve difendere il Signore Gesù Cristo nella sua vita e deve difendere la presenza di Dio nella sua propria famiglia attraverso l’obbedienza al piano di Dio. Molto spesso noi crediamo di dover andare avanti così, improvvisando la nostra vita, facendo le cose un po’ come ci vengono, e invece siamo chiamati a scoprire che Dio, quando ci mettiamo sul suo piano, quando ci mettiamo sulla strada che Lui ci sta indicando, ci manda angeli.

Ora gli angeli parlano a Giuseppe nel sogno. Noi possiamo dare tante determinazioni a questa immagine. Certamente un angelo è il nome di un ministero più che di una persona ben precisa o di un essere soprannaturale ben preciso. Angelo in greco vuole dire: “Annunziatore”. Noi abbiamo angeli nel dono di persone che hanno il compito di indicarci la volontà di Dio. Ognuno di noi fa riferimento come cristiano a qualcuno, deve fare questo riferimento.

Se non stiamo ascoltando un angelo, se non stiamo consegnando un pochino la nostra vita a qualcuno che ci dica un po’ come gestirla, normalmente andiamo un po’ come a casaccio e normalmente quello che facciamo è che ci esponiamo ad Erode.

Chi è Erode? È una minaccia che Giuseppe non conosce. È una minaccia di cui Giuseppe non sapeva e della quale viene informato dall’angelo. Ci sono pericoli di cui ci informano i nostri angeli, ci sono cose che noi prendiamo sottogamba, pensiamo di essere tranquilli e invece abbiamo bisogno di sapienti, di angeli, di guardiani, di persone che ci facciano il servizio di dirci come proteggere un po’ la nostra vita.

Noi cristiani abbiamo il compito di essere angeli per questa generazione e attraverso i nostri gesti, le nostre scelte, le nostre parole e la nostra testimonianza, siamo chiamati ad indicare al mondo come difendere Gesù Cristo, in fondo un po’ da se stesso, in fondo un po’ dai regni di questo mondo, perché la famiglia ha una sfida da affrontare assai difficile che è incompatibile con le esigenze di Erode.

Erode ha delle priorità: il nostro mondo ha delle priorità che sono fondamentalmente economiche, priorità collegate al potere, priorità collegate ad una visione e gestione del mondo che non è direttamente riferibile alla priorità della vita.

Mentre una famiglia ha come priorità la vita. Allora che cosa succede: Erode gestisce, spadroneggia tante famiglie, togliendogli questa priorità. Cosa deve fare Giuseppe? Deve difendere, costi quello che costi, questo bimbo, difendere la vita nascente, difendere la debolezza e fragilità della vita che sta sbocciando. Ecco in fondo un po’ tutti quanti noi abbiamo questa missione: la missione di Giuseppe, la missione di difendere la nostra propria relazione con la vita da Erode. Ogni famiglia ha questa missione.  Ma i cristiani sono angeli per questo mondo, per indicare parametri, modi di pensare, scelte che non obbediscano ad Erode. Non dobbiamo avere paura di Erode, dobbiamo avere paura di non ascoltare l’angelo. Il nostro vero problema non è Erode, il nostro vero problema è compiere le profezie che ci sono su ognuno di noi. Ecco questa sfida che si presenta davanti a noi è la sfida per ognuno di noi di compiere la propria missione di padri, madri, figli, fratelli di essere comunque in relazione con gli altri secondo un piano di Dio e non secondo le priorità di questo mondo.

Domande per la riflessione

Chi è per la nostra famiglia quell’angelo, quell’annunziatore che indica quella che è la volontà di Dio? Siamo capaci di ascoltarlo?

Come famiglia siamo anche noi a nostra volta angeli, cioè punto di riferimento per gli altri?

Sappiamo camminare contro le false priorità di questo mondo (soldi, potere, apparenza) che vanno contro la priorità della vita?

Preghiera finale

Padre Nostro

Tu ci sei necessario, o Cristo, o Signore, o Dio con noi, per imparare l’amore vero e per camminare nella gioia e nella forza della tua carità la nostra via faticosa, fino all’incontro finale con te amato, con te atteso, con te benedetto nei secoli.

Amen.

SCHEDA 3

“Siamo innamorati dei nostri pensieri e addomestichiamo le vie di Dio”

(Mt 3,1-12)

Iniziamo l’incontro pregando insieme:

San Giovanni Battista, che fosti chiamato da Dio a preparare la via

al Salvatore del mondo e invitasti le genti alla penitenza e alla conversione,

fa’ che il nostro cuore sia purificato dal male perché diveniamo degni di 

accogliere il Signore.

Tu che avesti il privilegio di battezzare nelle acque del Giordano il Figlio di Dio

fatto uomo e di indicarlo a tutti quale Agnello che toglie i peccati del mondo,

ottienici l’abbondanza del doni dello Spirito Santo e guidaci nella via

della salvezza e della pace. Amen.

Brano biblico

1 In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea, 2 dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». 3 Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia quando disse:

Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri!

4 Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico. 5 Allora accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona adiacente il Giordano; 6 e, confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano.
7 Vedendo però molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all’ira imminente? 8 Fate dunque frutti degni di conversione, 9 e non crediate di poter dire fra voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre. 10 Già la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. 11 Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco. 12 Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile».

Riflessione

Giovanni Battista prepara l’avvento del Signore, prepara la visita del Signore. Ora una visita è qualcosa a cui bisogna essere pronti. Se ti arriva addosso un ospite e non sei preparato per accoglierlo, non lo accogli bene e non accogliere bene il Signore è una questione un po’ grave perché ne perdiamo la grazia, ne perdiamo la bellezza, la salvezza. Allora è molto importante accoglierlo bene e per accoglierlo, lui da una serie di indicazioni: “convertitevi perché il Regno dei Cieli è vicino”. È interessante perché oggi come oggi, che abbiamo un forte perfezionismo, un forte narcisismo, una forte ricerca di noi stessi, il tema della conversione e del cambiamento personale è tutto finalizzato tendenzialmente al nostro proprio benessere al nostro proprio ben sentirci, al nostro percepirci bene, anche cristianamente. No, ci si prepara ad un Altro, e questo non lo possiamo fare se ci si prepara autocontemplandosi. “Convertitevi perché il regno dei cieli è vicino!” Perché viene il regno di un altro, perché viene la meraviglia, lo splendore della zona del luogo del momento della dimensione in cui Dio è finalmente nostro re. Allora bisogna prepararsi e ci vuole uno che gridi nel deserto. Questa è una citazione del profeta Isaia che annunzia il ritorno del popolo dall’esilio. C’è da preparare la via del Signore, c’è da raddrizzare i suoi sentieri. Ecco è interessante questa parte. Tendenzialmente noi leggiamo questi termini come qualcosa che vorrebbe indicare che cos’è la conversione, che cos’è prepararsi sul serio: preparare la via del Signore, raddrizzare i suoi sentieri”, lo pensiamo solo guardando ai nostri atti da rimettere un pochino al posto giusto, smettere di essere un po’ tortuosi, raddrizzare i nostri sentieri. Ma questi sono i nostri sentieri. Qui in realtà si parla di preparare la via del Signore, di raddrizzare i suoi sentieri. Questi sono termini tecnici dell’Antico Testamento per indicare la legge di Dio. Qual è l’indicazione di Giovanni Battista? Di ritornare ad un’obbedienza autentica. Qual è la tendenza dell’uomo? Addomesticare le vie di Dio, ritagliando sulla propria sagoma una comoda lettura della sua volontà. Storcere i sentieri di Dio, cioè metterci di fronte a Dio un po’ addomesticandolo, facendolo diventare il nostro cappellano, che viene da noi e ci dona la benedizione sulle nostre iniziative. Qui si tratta di raddrizzare i suoi sentieri, di preparare, porsi di fronte, guardare una cosa frontalmente, prepararla e prepararla prima, affrontarla. Ecco, si tratta qui di mettersi di fronte alle vie di Dio. Noi siamo innamorati dei nostri pensieri. Tornare ad aprirsi ai pensieri di Dio, perché le mie vie non sono le vostre vie, i miei sentieri non sono i vostri sentieri, dice Isaia. Allora si tratta qui di iniziare a ritornare a guardare la volontà di Dio per ognuno di noi. Una santa domanda che forse molti non si fanno da tempo: Qual è la volontà di Dio per me? Qual è il progetto di Dio per me? Qual è l’indicazione che Egli mi dà? Uno resta così. Tanta gente, anche cristiani, restano così, interdetti di fronte a questa domanda. Ecco allora prova a chiederti qual è la volontà di Dio per te. Per farlo dobbiamo seguire il Battista, che veste con pelli di cammello e con una cintura attorno ai fianchi. Ora, questo vestito arcaico, questo vestito che sa di selvatico, questo mangiare cavallette e miele selvatico, dieta piuttosto curiosa, che cosa rappresenta?

È un uomo che torna all’origine. È un uomo che torna al tempo in cui Israele era stato chiamato al tempo del deserto, quando si camminava nel deserto e Dio parlava con il suo popolo e gli indicava le sue vie. Tutti quanti abbiamo avuto un tempo in cui Dio ha parlato al nostro cuore e forse ci siamo un po’ persi. Speriamo che sia questo, questo stesso tempo in cui Dio parla al nostro cuore. Ma c’è stato un momento più importante in cui siamo stati più vicini, magari eravamo giovani, era un momento in cui avevamo il cuore più aperto a Dio, un momento in cui sentivamo che Lui ci stava indicando una strada. Poi abbiamo iniziato ad impastare. Abbiamo iniziato ad addomesticare la cosa. Abbiamo imparato un’arte, di cui parla qui Giovanni il Battista vedendo i farisei ed i sadducei venire al suo battesimo, quando gli dice: razza di vipere, cioè figli di un serpente, chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente. C’è una cosa che abbiamo imparato: a non preoccuparci delle conseguenze dei nostri atti, a non pensare che c’è collegata una santa ira di Dio nei confronti dei nostri errori. Non dobbiamo vedere questo termine in un senso negativo. C’è una conseguenza alle cose. Le cose quando sono mal fatte procurano dolore. In quello c’è un amore di Dio per gli uomini. Se hai fatto soffrire qualcuno, ma pensi che Dio non lo ami, non lo difenda? Ci sta un meccanismo nella realtà che è un meccanismo di conseguenza di dolore che anche serve per risvegliarsi, per rendersi conto del male fatto. Qualcuno ci insegna a sfuggire all’ira imminente a credere che fai il male e non succede niente, menti e non succede niente, sei trasandato nella cura delle cose buone della tua vita e questo non le pregiudica. Non è vero per niente. Questo è un tempo per raddrizzare le vie di Dio, per rendersi conto che le vie di Dio sono diritte, semplici e chiare. Non sono cose con cui possiamo trattare. Il male procura dolore e continuare ad avere un andazzo sciatto nel trattare se stessi ed il prossimo, procura dolore. Questa è una cosa che ci prepara ad incontrare il Signore perché ci mette di fronte a noi stessi con la nostra debolezza con il senso dei nostri errori e ci serve. Se viene un salvatore, se viene qualcuno che ha in mano il ventilabro e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel suo granaio ma brucerà la paglia con fuoco inestinguibile, stiamo così indicando un fatto cioè che arriverà qualcuno che farà chiarezza, butterà via la scoria, ci libererà da quello che non è buono, non ci salva. C’è chi vuole restare nell’ambiguità, c’è chi non vuole l’arrivo del messia. Il messia arriva, viene, viene tante volte, ci visita tante volte. Attraverso i fatti della nostra vita, la santa provvidenza di Dio ci chiede di liberarci della pula, di questa paglia inutile, di questo nulla che portiamo addosso e che non ci serve. Preparare la via del Signore significa asciugarsi, semplificarsi. Questo dell’avvento è un tempo splendido per tornare in se stessi, per risvegliarsi e ricordare il bene ricevuto e distaccarsi dal male.

Domande per la riflessione

Quante volte nella nostra vita abbiamo raddrizzato le nostre vie secondo i nostri desideri e non secondo la volontà di Dio?

Quante volte ci siamo messi di fronte a quelle che sono le vie di Dio e ci siamo lasciati guidare?

Ci siamo mai preoccupati di quelle che sono le conseguenze del nostro fare, che il trattare male se stessi e il prossimo procura dolore?

Siamo capaci di riconoscere il bene ricevuto? Siamo capaci di distaccarci dal male?

Preghiera finale

Padre Nostro

Tu ci sei necessario, o Cristo, o Signore, o Dio con noi, per imparare l’amore vero e per camminare nella gioia e nella forza della tua carità la nostra via faticosa, fino all’incontro finale con te amato, con te atteso, con te benedetto nei secoli.

Amen.

SCHEDA 4

“Come avere paura di un Dio che si è fatto ultimo?”

(Mt 3,13-17)

Iniziamo l’incontro pregando insieme:

O glorioso San Giovanni che foste il primo a riconoscere ed a proclamare Gesù Cristo come vero Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, fate che lo scopo della nostra vita sia quello di far conoscere a tutti la figura amabile del nostro Salvatore e a far accettare il suo Vangelo di salvezza.  Amen.

Brano biblico

13 In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. 14 Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?». 15 Ma Gesù gli disse: «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia». Allora Giovanni acconsentì. 16 Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. 17 Ed ecco una voce dal cielo che disse: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto».

Riflessione

Certamente questo brano ci permette di capire qualcosa del nostro battesimo e dovremo sicuramente  prendere tutti i parallelismi che ci sono, ma noi siamo di fronte al battesimo di Gesù.

Ecco, Gesù entra nella sua missione. Giovanni Battista ha annunziato che arrivava il più forte di lui, il più grande di lui, e lui aspetta un tipo di salvezza, un tipo di priorità, un certo tipo di ordine nelle cose. Ma questo non si verifica perché quando Giovanni Battista si trova di fronte a colui che lui stava aspettando, gli chiede di essere battezzato. Com’è possibile questo? Gesù, viene al Giordano,  arriva, e chiede di essere battezzato. E Giovanni Battista si rifiuta. Infatti dice: “io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?”.

Perché Giovanni Battista si rifiuta? Perché Giovanni Battista stava predicando un battesimo per il perdono dei peccati, un battesimo di conversione, un battesimo dove le persone, e qui c’è molto del nostro processo battesimale, dovevano riconoscere appunto la propria povertà.

Si aspettava un Dio dall’alto, che arrivasse, giudicasse, salvasse, certamente, ma che fondamentalmente restasse se medesimo. Ed ecco che qui noi, attraverso questa diatriba morbida fra Giovanni Battista e Gesù, scopriamo che Gesù ha un’altra giustizia da compiere, perché è giustizia che un peccatore sia un peccatore e un giusto sia un giusto, ma se noi vogliamo adempiere ogni giustizia, compiere completamente il piano di Dio, che è la giustizia, scopriamo che Dio ha un altro modo di pensare tutto ciò.

Cos’è la giustizia? La giustizia è che uno si comporti bene, e se si comporta male lo dobbiamo punire. Questa è la nostra giustizia umana.

La giustizia di Dio è che se uno si comporta male, sia riportato nella pienezza, sia riportato nella luce e se uno perde la vita, sia riportato a questa stessa vita. La giustizia non è per Dio punire il colpevole, ma salvare il colpevole. La giustizia non è che se uno odia sia messo in difficoltà e sia posto nella condizione di dover pagare il suo errore, ma che receda dal suo errore. Questo era stato già detto dai profeti: “non voglio la morte del peccatore ma che si converta e viva”. Questa è ogni giustizia. Per questo il Signore Gesù non si mette dalla parte del giudice che valuta, ma si mette da un’altra parte: entra nel battesimo e questo è umiliante, che il giusto, che il limpido, che il solare, che l’innocente che lui è, vada a mettersi in fila con i peccatori e si metta a fare gli atti stessi dei peccatori. Questo è il segreto stesso della nostra avventura di cristiani che parte dal fatto che Cristo è disceso. Siamo ancora nell’atmosfera della celebrazione dell’incarnazione. Ma che cosa vuole dire che il Signore Gesù è venuto in mezzo a noi? È venuto per stare al nostro livello? No, è venuto per mettersi più in basso di noi. Si è messo sin nel posto che spettava a coloro che si dovevano convertire. Perché? Perché è da lì che ci vuole salvare. Lui entrerà nel buio del nostro nulla. Lui si lascerà portare fino a prender il nostro ruolo, fino a prender su di se quello che spetta a noi. Questa è la giustizia per Dio. Noi possiamo capire un po’ queste cose di Dio, infatti, non sono completamente estranee. Un padre ed una madre percepiscono che la giustizia per loro è la salvezza del figlio. Costi quel che costi. Ecco questa è un’ombra di come Dio concepisce la giustizia. Noi crediamo di essere di fronte ad un’istanza emettitrice di etica quando siamo di fronte a Dio, invece siamo di fronte a qualcuno che è disposto a farsi nostro zerbino, qualcuno che è disposto a prendersi tutto ciò che di noi è problematico. A prendersi lo scarto del nostro essere, come fa sulla Croce. E facendo questo entrerà nella gloria. Facendo questo entrerà nella proclamazione del suo rapporto con Dio della sua dignità di figlio amato dove abita in lui tutto il compiacimento di Dio. In realtà chi è che è piacevole, desiderabile, gradevole? È una persona che ha successo, è una persona che si impone, è una persona che entra in una zona di autoaffermazione. Qui troverà il compiacimento di Dio chi si è messo nell’ultimo posto, chi si è messo di dietro, chi è entrato dal retro. C’è una particolarità geografica: il posto in cui Giovanni Battista battezzava è uno dei posti più depressi della terra. Sappiamo che il Mar Morto dove termina il Giordano è la zona della crosta terrestre più bassa del mondo, siamo al massimo livello inferiore al mare. Ecco da quelle parti Gesù scende. Perché il Signore Gesù inizia da qui? Perché inizia da sottozero. È da sottozero che ci viene a prendere perché molto spesso noi stiamo lì, sottozero. È da sottozero che noi possiamo incontrarlo. Cristo veramente si è fatto ultimo e schiavo. Allora come poter avere paura di un Dio così?

Domande per la riflessione

Gesù è venuto in mezzo a noi e si è messo più in basso di noi, perché ha fatto tutto questo?

Cosa vuole dire essere giusti così come lo è Dio?

Siamo capaci di seguire quelli che sono gli insegnamenti di Dio che ci fanno essere giusti così come lo è Lui?

Dove possiamo incontrare questo Dio così giusto? Da dove partiamo per incontrarlo?

Preghiera finale

Padre Nostro

Tu ci sei necessario, o Cristo, o Signore, o Dio con noi, per imparare l’amore vero e per camminare nella gioia e nella forza della tua carità la nostra via faticosa, fino all’incontro finale con te amato, con te atteso, con te benedetto nei secoli.

Amen.

Sussidio a Cura dell’Ufficio Catechistico Diocesano settore Apostolato Biblico.

Le riflessioni prendono spunto dai commenti al Vangelo di Matteo di don Fabio Rosini.

                                                                      Il direttore don Paolo Viggiano

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