Carissimi,
esprimo la mia gioia di celebrare con voi questa Santa Liturgia Eucaristica. Siamo attorno a Gesù, nostro amico e padre, lui che si è addossato i dolori e le sofferenze nostre e del mondo, e dona sollievo con il balsamo della misericordia. Egli non lascia mai soli le donne e gli uomini nel dolore, nella fragilità e nella debolezza.
A volte, quando avvertiamo il peso della sofferenza, della malattia e della solitudine, crediamo che il Signore ci abbia abbandonato e non faccia niente per noi. Ma non è mai così! Gesù è sempre con noi, soprattutto quando siamo deboli, quando il nostro corpo o il nostro spirito soffrono. Lui c’è. È lì: tende la mano, il suo amore sostiene e accompagna. Nel nostro mondo quelli che contano sono spesso i ricchi, i forti, i potenti, i prepotenti. Sono loro che sembrano sempre vincere. Ci chiediamo: dov’è la forza di un malato, di un debole, di un sofferente, di un povero? Esiste per loro una forza o sono costretti ad essere considerati come lo scarto della società, gente che non conta niente, che non ha niente da dare? San Paolo, dopo aver parlato delle difficoltà e sofferenze del suo ministero, così si rivolge alla comunità di Corinto: “Mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte” (2Cor 12,10). L’Apostolo sente una grande forza nella debolezza, perché la sua forza non viene da un corpo sano, robusto, non viene neppure dalla ricchezza o dalla bellezza, ma dalla presenza del Signore e dal suo amore. Cari fratelli e sorelle, ecco il segreto della nostra vita: la nostra forza viene dal Signore. È lui che ci fa vivere e ci rende persino testimoni del suo amore. Nel messaggio della XXXIII Giornata Mondiale del Malato così scrive Papa Francesco: “La malattia diventa l’occasione di un incontro che ci cambia, la scoperta di una roccia incrollabile a cui scopriamo di poterci ancorare per affrontare le tempeste della vita: un’esperienza che, pur nel sacrificio, ci rende più forti, perché più consapevoli di non essere soli. Per questo si dice che il dolore porta sempre con sé un mistero di salvezza, perché fa sperimentare vicina e reale la consolazione che viene da Dio, fino a conoscere la pienezza del Vangelo con tutte le sue promesse e la sua vita”. Noi crediamo nel Dio della vita, in Colui che ci ha creati a Sua immagine e somiglianza. Sì, a sua immagine: ecco il vero e unico motivo che determina la venerazione, il rispetto e la custodia di ogni uomo e donna, specialmente per chi è soggetto alla sofferenza fisica: tutti siamo stati creati ad immagine di Dio. Siamo chiamati a riservare una particolare attenzione alle persone malate e a coloro che le assistono. Il pensiero va a quanti, in tutto il mondo, soffrono di tante infermità ma ancor più vivono il peso dell’indifferenza, della mancanza di cure, della fatica a reperire medicine. A tutti, specialmente ai più poveri ed emarginati, esprimiamo la spirituale vicinanza, assicurando la sollecitudine e l’affetto della Chiesa. Nella nostra preghiera non possiamo dimenticare quanti affrontano il dramma della guerra e alle tante persone che stanno vivendo la tragedia della disumanizzazione. La malattia, paradossalmente, ci rende più umani perché ci spoglia di tutte quelle sovrastrutture che deturpano l’essenziale. Nella giornata odierna rinnoviamo il nostro impegno a favorire il dialogo con il malato. È decisivo metterci in relazione con il malato, ma anche con gli operatori sanitari e intrattenere un buon rapporto con le famiglie dei pazienti. Proprio questa relazione con la persona malata trova una fonte inesauribile di motivazione e di forza nella carità di Cristo, come dimostra la testimonianza di uomini e donne che si sono santificati nel servire gli infermi. Il comandamento dell’amore, che Gesù ha lasciato ai suoi discepoli, trova una concreta realizzazione anche nella prossimità con i malati. Servire loro equivale a servire Cristo: prendersi cura di loro è prova di quanto realmente noi abbiamo accolto il Vangelo e siamo disposti a testimoniarlo nella verità. Certo, nella vita e nelle difficoltà di ogni giorno talvolta sentiamo che la forza evangelica viene meno o si affievolisce. Così ci prende la paura. Quante paure abbiamo: la paura di soffrire, di essere lasciati soli, di essere dimenticati, di non avere nessuno che si occupi di noi, la paura del futuro, delle forze fisiche che diminuiscono, la paura della malattia che si aggrava, infine la paura della morte. Dove prendere forza? La risposta è una sola: la nostra forza viene dalla preghiera che ci fa scoprire che il Signore è vicino, ci sostiene, ci salva dalla paura e dalla tristezza. Preghiamo gli uni per gli altri. Preghiamo sempre per chi sta peggio di noi, preghiamo per i poveri, i malati, gli affamati, i carcerati, i cristiani perseguitati, gli anziani soli, le donne e i bambini sfruttati. Preghiamo perché cessino le guerre e la violenza. Preghiamo per la pace, preghiamo siamo liberati dalla tentazione dell’ipocrisia. Gesù ce lo ha ricordato nel Vangelo: non possiamo somigliare a dei sepolcri imbiancati, non basta seguire un catalogo di norme per essere autentici cristiani. Il Signore ci doni il coraggio della verità per essere costruttori di relazioni improntate sulla trasparenza e sull’onestà. In questa celebrazione rinnoviamo il mandato di ministri straordinari dell’Eucaristia. Voi siete chiamati “Ministri Straordinari”. Vorrei che foste “straordinari” per il modo con cui interiorizzate ed esercitate il vostro servizio. Straordinari nell’entusiasmo, nell’impegno, nella generosità. Straordinari nell’amore all’Eucarestia, straordinari nell’attenzione ai sofferenti. Quando vi recate nelle case dei malati o degli anziani fate continuamente memoria che non solo portate Gesù̀, ma andate a servire Gesù̀ e quindi non abbiate fretta, non lasciatevi prendere dall’ansia di finire il vostro giro, ma date tempo, ascolto, attenzione e premura alle persone. Grazie, dunque, per la vostra disponibilità. Affidiamo tutti i nostri malati presenti, e quelli che non sono potuti venire, alla Madre del Signore, alla Vergine di Lourdes. Oggi noi facciamo speciale memoria della Vergine che appare a Lourdes e che trasforma un luogo di sofferenza in un posto di accoglienza, di luce, di speranza. A tutti il mio affetto, la vicinanza e la mia paterna benedizione. Amen.
Omelia Giubileo Ammalati
11-02-2025