Vescovo

Rev. Mons. Stefano Rega del Clero di Aversa Parroco e Direttore Centro Diocesano Vocazioni della diocesi di Aversa

E’ nato a Villaricca (Na) il 30 dicembre 1968. Dopo aver conseguito il diploma di maturità presso il Liceo Scientifico, è entrato presso il Seminario Maggiore Arcivescovile di Napoli frequentando i corsi per lo studio della Teologia presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale. Ottenuto il Baccellierato in Teologia, ha conseguito la Licenza in Teologia Dogmatica presso la suddetta Facoltà..
È stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1993, incardinandosi nella Diocesi di Aversa.

Ha ricoperto i seguenti incarichi:
1996-2003 Educatore il presso Seminario Maggiore Arcivescovile di Napoli/Capodimonte.
1999-2003 Collaboratore nella Parrocchia SS. Giuseppe ed Eufemia in Carditello.
2003-2017 Rettore del Seminario Diocesano di Aversa, con annesso Istituto Scolastico paritario “I. Caracciolo” (Scuole Medie, Liceo Classico) e delegato per i seminaristi del Maggiore. Collaboratore della Parrocchia Maria SS.ma delle Grazie e della Parrocchia S. Luca Evangelista in Giugliano (NA).
Dal 2003. Canonico del Capitolo Cattedrale di Aversa (ora Canonico onorario). Membro del Consiglio Presbiterale Diocesano e del Collegio dei Consultori.
Direttore dell’Ufficio Diocesano di Pastorale Vocazionale.
Cappellano del Serra Club della Diocesi di Aversa.
Dal 2017. Parroco della Parrocchia San Nicola di Bari in Giugliano in Campania (NA).
Da Settembre 2022: Vicario Episcopale per la Carità e la Società degli uomini.
Nel suo ministero sacerdotale, inoltre ha seguito gruppi Scouts, di Azione Cattolica, e Cursillos di Cristianità. Nel 2010 è stato nominato Cappellano di Sua Santità da Papa Benedetto XVI.

Lo Stemma Episcopale

Date illis vos manducare” (cf Mc 6,37)

Traccia per una lettura teologica dello stemma di S.E. Mons. Stefano Rega

Il motto
Il motto scelto dal Vescovo Stefano Rega, nel suo insieme, vuol essere un invito ed un impegno a vivere nella comunità diocesana una pastorale che metta al centro il “dono di sé”. La frase evangelica, tratta dal Vangelo di Marco, è centrale nella scena in cui Gesù invita i discepoli alla corresponsabilità, al coinvolgimento personale nella compassione e nella condivisione del pane che Lui ha moltiplicato per sfamare la folla accorsa per ascoltarlo.
Nel brano biblico l’invito di Gesù ai discepoli assume un duplice significato: offrire le proprie mani per distribuire il pane moltiplicato e, allo stesso tempo, farsi “loro stessi” pane per nutrire la fame di vita e di senso della gente. I nostri doni (“Cinque pani e due pesci” [Mc 6,38]) sono nulla in confronto alla fame e ai bisogni della gente ma, se condivisi e posti nelle mani di Gesù, producono il miracolo: “tutti mangiarono a sazietà” (Mc 6,42).

Lo stemma
Il motto è declinato graficamente nello stemma suddiviso in due riquadri, che richiamano unitamente sia alcuni aspetti significativi della vita personale del Vescovo che il suo orientamento pastorale nel ministero episcopale che gli è affidato.
1. Il riquadro principale, su sfondo “giallo oro”, richiama la fede e la regalità di Cristo. Esso è composto da diversi elementi significativi combinati tra loro.
Il pellicano, che per i propri piccoli si lacera il petto e li nutre con il proprio sangue, è figura di Cristo nell’atto di dare la vita per noi, offrendo il suo Corpo e il suo Sangue sulla croce. Esprime il desiderio del vescovo di vivere la “carità pastorale” nel segno della paternità che nutre la vita dei figli.
Il pellicano è collocato tra le onde del mare e una stella ad otto punte. La tradizione della Chiesa riconosce in entrambi la Vergine Maria, stella del mare.
Anche il numero dei raggi della stella non è casuale: l’“otto” richiama le Beatitudini, carta programmatica di un’autentica vita cristiana, di cui Maria è modello per la Chiesa in cammino, come indica la Lumen Gentium al cap. VIII.
Accanto al riferimento a Maria, il mare e la stella esprimono teologicamente il cammino che la Parola di Dio propone a ciascuno.
Il mare, infatti, nella tradizione biblica ha un significato ambivalente: rappresenta gli orizzonti vasti della missione, ma anche le sfide e le insidie che deve affrontare l’evangelizzatore.
La stella, nel buio della notte, è punto di riferimento per il pellegrino e il navigante, orientando il loro procedere verso la meta o il porto sicuro. La Parola, “lampada per i passi, luce sul cammino” (Cf Sal 119, 105), è la stella a cui guardare per aprire nuovi cammini pastorali e attraversare le sfide dell’evangelizzazione.
2. Nel riquadro in basso, sono collocati due segni, la palma e la pietra, che si riferiscono a Santo Stefano protomartire, di cui il vescovo porta il nome. Essi poggiano sullo sfondo rosso, che è il colore della carità, dell’amore e del sangue.
La palma d’oro, posta in alto, è simbolo di coloro che, attraverso il martirio, condividono la regalità di Cristo. Affidare il proprio ministero episcopale all’intercessione di Santo Stefano, esprime il desiderio e l’impegno di aderire fermamente a Cristo, di proclamare la fede in Lui con franchezza evangelica e di essere strumento di misericordia per i fratelli (At 8,60).
La pietra, collocata in basso, è lo strumento con cui il diacono Stefano fu lapidato per aver confessato la sua adesione a Cristo (Cf At 8,58).
La pietra evoca, inoltre, altre immagini e funzioni: essa può essere utilizzata per edificare case, costruire ponti, sostenere edifici. In tal senso, collocata nello stemma rimanda al desiderio e all’impegno del vescovo di “riparare la casa” di Dio che è la Chiesa (cf 1Pt 2,5), di essere costruttore di fraternità, aiutando ciascun fedele a riscoprire e vivere la propria vocazione battesimale. In un “cammino insieme”, che coinvolga anche le istituzioni e la società civile, nel costruire ponti di dialogo che promuovano la giustizia, la concordia sociale, l’attenzione agli ultimi e il rispetto della casa comune.