Messaggio del Vescovo per l’Avvento

“Io sono la Porta” (Gv 10,1)
Avvento di Speranza 2024
Carissimi,
siamo ormai alle porte dell’Avvento, tempo forte che la Chiesa ci dona per riscoprire il mistero dell’Incarnazione di Cristo nella nostra esistenza.
Con grande gioia vi consegno un pensiero che nasce dal cuore perché possiate custodirlo e meditarlo nei giorni avvenire, in preparazione al Santo Natale 2024, reso ancora più significativo per l’anno giubilare dedicato alla Speranza.
Questo pensiero è maturato durante la visita pastorale fatta dal 18 al 28 novembre in Benin nella diocesi di Porto – Novo, dove ho avuto modo di sperimentare personalmente il segno di speranza realizzato grazie alla sensibilità missionaria e caritativa della nostra diocesi e dove ho incontrato volti e conosciuto nomi di tanti fratelli e sorelle a cui chiedendo “Comment allez vous? Oui, ca va bien!” rispondevano sempre: si va bene… nonostante le mille difficoltà. Ricordo il piccolo Jean Rosaire abbandonato dai suoi genitori e, trovato per caso, accolto dall’orfanotrofio Saint Agustin di Sakètè, con Suor Mathilde che si prende cura di loro. Ricordo il preside Parfait della scuola di Aguèguè dei villaggi lacustri e Suor Opportune che dirige l’ospedale “Auberge de l’Amour Redempteu di Dangbo. Volti e nomi di persone che ogni giorno lottano per garantire salute, istruzione e soprattutto amore. Il Vescovo Aristid che annuncia il vangelo della speranza a folle assetate di Dio, don Olivier e tanti altri sacerdoti che con la loro talare bianca gettano sprazzi di luce tra i sentieri impolverati di terra rossa e assolati dei villaggi.
Il Natale è di per sé incentrato sulla Speranza perché celebriamo la nascita di Gesù, il Pellegrino celeste che dal cielo è disceso sulla terra per “venire ad abitare in mezzo a noi”.
L’anno liturgico si apre con la I domenica di Avvento. L’etimologia del termine ci rimanda ad un participio passato che porta in sé una verità di fondo e rovescia la nostra percezione di fede: Colui che attendiamo, in realtà, è ad-ventum, è già venuto. Una profonda realtà che scardina le nostre prese di posizione e i nostri progetti di vita spirituale, più o meno ricchi ed efficaci.
L’Avvento, tuttavia, non diventi soltanto il tempo forte in cui attendere Qualcuno; in realtà è il dono di grazia che Dio ci offre gratuitamente perché possiamo renderci conto di quello che è già accaduto nella nostra vita – ossia la salvezza – e che vive nell’attesa di essere da noi celebrata con fede rinnovata.
Leggeremo nella prima domenica di Avvento il Vangelo secondo Luca che si contestualizza all’interno della sezione definita dagli esegeti “discorso escatologico”. In essa l’evangelista, alla luce della Pasqua, tenta di rileggere la storia guardando a quello che avverrà, nell’attesa della seconda venuta di Cristo. D’ora innanzi – sembra suggerire Luca – l’atteggiamento del cristiano dovrà essere plasmato nel costante riferimento a ciò che si determinerà in maniera definitiva alla fine dei tempi. Domandiamoci insieme quale atteggiamento sia più opportuno per tutti noi. Questo interrogativo è posto all’inizio di un tempo scandito dal senso dell’attesa. Quello che è necessario – ci suggerisce l’evangelista – è essere svegli, pronti all’inaspettato, o se vogliamo all’unica cosa certa che dà senso al nostro esistere: la presenza di Cristo. Sant’Agostino diceva: «Timeo Iesum transeuntem» (Sermones, 88,14,13), “ho paura che Gesù passi e io non me ne accorga”. Attratti dai nostri interessi – tutti i giorni noi questo lo percepiamo – e distratti da tante vanità, rischiamo di smarrire l’essenziale. Perciò il Signore ripete a tutti: «Vegliate!». Vegliamo, stiamo attenti! Gesù ci offre l’indicazione per attualizzare questa necessità: prendersi cura del nostro cuore, sede della vita, entrare in noi stessi e da lì iniziare un percorso di vera e definitiva conversione.
La prima indicazione è saper riconoscere che il nostro Dio ha piena fiducia di noi; la nostra libertà è un bene prezioso
da esercitare, ma con cura, attenzione e prudenza. Perché una cosa è certa: non siamo noi i padroni, la casa non è di
nostra proprietà, i beni di cui disponiamo sono semplicemente dati in prestito. Un’indicazione chiara che ci viene
suggerita all’inizio dell’Avvento. Tutto ciò che possediamo è grazia di Dio; Egli si affida a ciascuno di noi perché
chiede una buona amministrazione dei suoi doni e ci offre la libertà di decidere come utilizzarli al meglio.
Tra un versetto e l’altro, Luca inserisce le parole di Gesù simili ad un accorato appello perché impariamo a renderci
conto del tempo di grazia accordatoci da Dio: «Vegliate!». Un imperativo ripetuto nella pericope evangelica che
somiglia al grido pieno di amore di un Padre verso i suoi figli; il “come” o il “quando” si realizzi la venuta di Cristo
non è dato di saperlo. L’indeterminatezza la cogliamo dalle informazioni che ci vengono fornite: “avverrà come un
ladro che giunge nel cuore della notte”. Una cosa è sicura: Egli tornerà, per questo non dobbiamo fare altro se non
“vegliare”.
L’Avvento sia per noi un tempo in cui annunciare la misericordia di Dio, il perdono dei peccati. Siamo invitati a
creare spazi in cui favorire il dialogo e la comunione fraterna, trasformando i deserti dell’indifferenza e della
solitudine, in oasi di speranza e di pace.
Questo atteggiamento diventa per noi credenti un principio fondamentale dell’esperienza cristiana che il Battista ci
ha insegnato come testimone e profeta. Cristo deve crescere nella vita, il nostro io deve diminuire. Più decresce l’io,
più in noi cresce il Cristo. Più avviene questo e più la nostra gioia sarà piena, realizzandoci come amici dello sposo,
strettamente unito a lui e in ascolto della sua parola. “Dalla pelle al cuore”: ecco il percorso che siamo chiamati a
compiere. Dall’esteriorità di un’osservanza di norme, all’intimità profonda di una relazione con il Dio-Amore.
Per conoscere il Signore in questo modo non basta sapere qualcosa di Lui, occorre mettersi alla sua sequela, lasciarsi
toccare e cambiare dal suo Vangelo. Si tratta cioè di avere con Lui una relazione, un incontro reale. Potremmo
conoscere tante cose su Gesù, ma se non lo si incontra, non sapremo mai chi sia davvero. È necessario questo incontro
che cambia la vita perché trasforma il modo di essere, cambia il modo di pensare, cambia le relazioni con i fratelli,
fa crescere la disponibilità ad accogliere ed a perdonare, cambia le scelte della vita.
Maria sia l’icona che vogliamo porre al centro di questo Avvento 2024. Il suo Fiat è articolato in termini di servizio,
obbedienza, fedeltà e carità. Una totale disposizione al Signore nella docilità dell’ascolto della sua Parola. Quello di
Maria è un “Sì” pieno di speranza e di futuro. Perché il Natale sia celebrato nel suo autentico significato Dio entra
da noi cercando la nostra umanità personale, unica e irripetibile. Per questo motivo, come Maria, possiamo rallegrarci
nel pronunciare il nostro “Sì” e nel metterci in cammino per annunciare a tutti la salvezza.
Come i pastori che si recarono di notte a contemplare il mistero della nascita del Bambino Gesù, ci mettiamo in
cammino come pellegrini speranza. Nella voce degli angeli, si fa spazio la presenza di chi continua a credere che sia
urgente destare dal sonno chiunque sia caduto nell’oblio di una vita che ha ormai smarrito il senso e la rotta. Nella
piccolezza di Dio viene attestata la rivelazione del suo più profondo desiderio di mostrarsi qual è veramente: non
Amore in potenza, ma infinita potenza di Amore. Lasciamoci amare da Dio, e imitiamolo ogni giorno, amando come
lui ha amato, i nostri fratelli e sorelle, in quell’abbraccio di comunione che ci accomuna tutti e ci trasforma di giorno
in giorno ad immagine del Figlio suo Gesù Cristo.
In cammino verso il giubileo, in attesa dell’apertura della porta santa apriamo dunque la porta del cuore a chi bussa
e cerca una casa e una comunità ospitale, apriamo la porta della gioia per infondere coraggio e speranza; la porta
della santità guardando a Maria immacolata, e la porta della carità allargando il nostro sguardo alle necessità di pace,
di fame, di giustizia, di senso del mondo intero.
Così sarà veramente Natale. Buon cammino di Avvento

Porto Novo (Benin), 26 novembre 2024

† Stefano Rega, vescovo

 

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