Omelia Sant’Anna, 26 Agosto 2023 – Orsomarso
Carissimi,
con animo lieto e colmo di esultanza, mi trovo in mezzo a voi per la prima volta a celebrare l’Eucaristia. Colgo l’occasione per rivolgere un saluto di ringraziamento al vostro Parroco don Mario, ai ministranti, alla corale, ai fedeli tutti, al Signor Sindaco, alle autorità civili e militari, a tutti e a ciascuno per la calorosa accoglienza.
È bello venire accolto nella comunità di Orsomarso, in un contesto così tanto caro a voi, nel giorno di Sant’Anna, Patrona di questa comunità.
Il nome Anna, etimologicamente, vuol dire “graziata”. Non poteva essere diversamente! Colei che è stata “graziata” da Dio ha ricevuto in dono la maternità della “piena di Grazia”, essendo la madre della Vergine Maria. Insieme a Gioacchino, come ci riferiscono le notizie che attingiamo dal Protovangelo di Giacomo, ha saputo donare la sua vita nella dedizione piena alla famiglia. Moglie esemplare, madre amorevole e amica fedele. In queste relazioni così belle possiamo sintetizzare le virtù e le grazie celesti riservate a Sant’Anna.
Nella sua vita si riflettono le parole ricche di sapienza del Libro del Siracide, ascoltate nella prima lettura: il Signore copre di gloria e di onore “gli uomini e le donne illustri” perché rimangono fedeli alla sua chiamata. Di essi si conserva in eterno la memoria; la loro discendenza gode di grazie celesti e il loro nome vivrà per sempre.
Anche noi costatiamo la verità di questa Parola, toccando con mano quanto sia vero quello che la Dio ci trasmette: coloro i quali si fidano di Lui e gli restano fedeli non saranno mai dimenticati.
Proviamo insieme a pensare alle persone a noi care, soprattutto a quelle che ora vivono al cospetto di Dio; pensiamo alle nostre mamme, ai nonni, a chi ci ha preceduto nel pellegrinaggio verso il Cielo. Pensandole, rendiamo vivo il loro ricordo, sperimentando la preziosità degli insegnamenti ricevuti, traducendo ciò che ci hanno trasmesso nella vita di tutti i giorni. Pensando a loro, li consideriamo sempre vivi, sempre presenti. Il loro esempio è attuale e il ricordo non svanisce mai.
In questo senso possiamo comprendere quanto il libro del Siracide ci ha voluto comunicare: c’è una comunione di amore che non permetterà mai di separarci dagli uomini “illustri” che ci hanno trasmesso esempi buoni, insegnandoci l’arte della vita. Quando preghiamo pensiamo a nostri nonni che in famiglia ci insegnavano a pregare, quando ci raduniamo insieme in famiglia nei giorni di festa con i fratelli e le sorelle, con i parenti e gli amici, si fa memoria di ciò che i nostri antenati ci hanno trasmesso. Voglio pensare così alla figura di Sant’Anna: lei, insieme al marito Gioacchino, ha saputo trasmettere gli esempi della vita alla Beata Vergine Maria, collaborando alla sua crescita, esercitando su di lei la funzione genitoriale, trasmettendole la fede, garantendo il suo sviluppo con un esempio di vita edificante e qualificante. Pensando a Sant’Anna viene spontaneo riflettere sul ruolo dei genitori, così importante in questo tempo di crisi valoriale. A voi madri e a voi padri, si richiede una maggiore attenzione nel campo educativo: non delegate il vostro ruolo, non risparmiate le vostre forze nel generare continuamente spazi educativi a favore della crescita umana e spirituale dei vostri figli! Perché a voi Dio ha affidato la custodia della vita. Insieme a voi, si richiede la collaborazione necessaria di tutti gli ambienti e delle figure deputate alla sana e robusta crescita umana: la parrocchia, la scuola, le associazioni, il mondo della politica, la comunità educante. Tutti gli ambiti che si devono attivare in una fattiva e sinergica condivisione dei valori da trasmettere alle nuove generazioni. Non arrendiamoci alle prime difficoltà: dinanzi ai “no” che riceviamo, lasciamo prevalere la pazienza dell’ascolto e la mitezza del cuore; non smettiamo di camminare nonostante la fatica di procedere, non chiudiamo i nostri cuori alla durezza di chi non si lascia accogliere.
Se la nostra visione è quella di una chiesa in missione, è necessario accogliere la sfida educativa che ci attende, ricordandoci che dal nostro operato, dipenderà il futuro delle nuove generazioni.
È questo il messaggio della festa di Sant’Anna: prendiamoci cura dei nostri bambini e ragazzi con una nuova consapevolezza. Ne abbiamo bisogno noi adulti, perché finora abbiamo dato mostra di sfiducia nel futuro e di ripiegamento su noi stessi. Sant’Anna ci ricorda che veniamo a questo mondo con un dono di valore inestimabile quale è la vita, e che il modo adeguato di apprezzare e accogliere un tale dono è spenderlo per gli altri e con gli altri e restituirlo alle nuove generazioni. Molti di voi lo stanno facendo. So bene quanto sia viva la collaborazione educativa in questa comunità parrocchiale e quanto i bambini e i ragazzi siano vivacemente partecipi delle attività che vengono svolte. Ma c’è una cultura che va coltivata e diffusa, un nuovo protagonismo delle giovani coppie e delle nuove famiglie perché si alleino le une con le altre per un progetto di Paese e di comunità ecclesiale giovane e vitale.
Sono meravigliose le preghiere che la Liturgia ci fa innalzare a Dio in questa festa. Esse ci aiutano ad entrare nella Parola che il Signore ci ha rivolto. In particolare, nella pagina evangelica che abbiamo ascoltato (cfr. Mt 13, 16-17). «Beati i vostri occhi perché́ vedono e i vostri orecchi perché́ ascoltano. In verità̀ io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò̀ che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò̀ che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!».
Beati! È questa la parola che maggiormente ci coinvolge. Beati – lo sappiamo – significa felici. Era questa la richiesta del giovane ricco che dinanzi a Gesù ha avuto il coraggio di esternargli: “Signore cosa posso fare di buono per avere la vita eterna, cioè per essere felice?”.
Il cristianesimo è annuncio di felicità e di gioia senza fine.
La Parola “Vangelo”, – lo sappiamo – significa buona Notizia, felice annuncio. Essa vuole trasmetterci un messaggio di fiducia: la felicità è possibile! Non è solo una aspirazione, un desiderio, è una realtà̀. Anzi: se il desiderio c’è, insopprimibile nel nostro cuore, nelle profondità̀ del nostro essere, è perché́ c’è l’oggetto che si desidera. L’uomo desidera amare, poiché́ c’è qualcuno da amare; desidera essere amato, perché́ c’è la possibilità̀ di essere amati. E se pensiamo al nostro Dio dobbiamo pensarlo come uno che ci trasmette un amore infinitamente più grande di quanto possiamo immaginarlo. Per questo motivo non possiamo fare a meno di Lui, perché non possiamo sentirci mai a sufficienza soddisfatti di essere amati. Egli è qui in mezzo a noi, misteriosamente ma realmente presente in ciò̀ che ci ha lasciato come dono del Suo amore: la Sua Parola, la Santissima Eucarestia, i Sacramenti, la vita nuova che da essi scaturisce e che siamo chiamati e aiutati da Lui a vivere nella comunione fraterna.
Se vogliamo la felicità – non quella piccola e precaria delle cose in cui la cerchiamo, ma quella vera, grande, duratura, anzi eterna – è Lui che dobbiamo volere. Volere Gesù̀ Cristo: volerlo vedere ed ascoltare, desiderarlo come nostro compagno di viaggio.
Vorrei estendere il mio pensiero ai nonni e agli anziani, di cui Sant’Anna e il marito Gioacchino rappresentano i custodi. Salga a Dio il nostro corale ringraziamento per la loro vita, per gli esempi che ci trasmettono e che ci comunicano.
Un particolare e doveroso ricordo alle persone ammalate e alla loro sofferenza che diventa preghiera di condivisione della passione di Gesù. I nonni, gli anziani, le persone ammalate sono tesori da custodire perché ci trasmettono un insegnamento che mai dobbiamo dimenticare: la vita non potrà mai essere soggetta alla logica dello scarto e del profitto. La tentazione dell’inutilità, sovente attribuita a chi non sembra più essere utile per il benessere della società del consumo, non invada il cuore dell’uomo e non trovi spazio nelle nostre menti.
In noi prevalga il senso del rispetto e della venerazione, soprattutto per le persone anziane, che custodiscono valori e trasmettono esempi non negoziabili.
Sant’Anna, patrona delle partorienti, custodisca la vita che nasce e ci offra, con la sua incessante preghiera di intercessione, di renderci consapevoli del dovere che tutti siamo chiamati a fare, senza rinunciare alla bellezza della vita e alla felicità annunciata nel Vangelo per tutti noi. Amen.