Omelia San Francesco di Paola San Marco Argentano 28 Agosto 2023
Carissimi,
tutte le volte in cui ci incontriamo per la celebrazione eucaristica, se ci guardiamo intorno possiamo sentirci commossi nel vedere quanta fede il Signore ha donato alla sua Chiesa, soprattutto alla povera gente, a quelli che hanno problemi, che hanno dolori nel cuore e a chi porta con sé la sofferenza di altri, soprattutto dei figli, dei genitori, delle persone a cui si vuole bene. Vedere quanta fede viene testimoniata da ciascuno è veramente una cosa che tocca il cuore e penso tocchi il cuore anche del Signore.
Siamo in un giorno di grande festa, giorno in cui la chiesa particolare di San Marco Argentano celebra la santità di Francesco da Paola, compatrono della nostra amata Diocesi. Nella cittadina sammarchese splende di preziosa testimonianza artistica e spirituale la Cappella denominata “La Benedetta”, edificata nel lontano 1762 sulla piccola grotta dove il Santo Paolano si raccoglieva in preghiera. Aveva appena dodici anni: qui trascorse un anno, vestito da abito francescano, per adempiere al voto fatto dalla madre Vienna, che ricevette in dono la grazia della guarigione dell’occhio del figlio. Celebriamo, pertanto, la festa del nostro Santo. È lo Spirito del Signore che ci convoca per solennizzare la vita di san Francesco da Paola;
saluto di cuore i sacerdoti don Vincenzo e don Angelo, le rispettive comunità parrocchiali, il Sindaco e tutte le autorità civili e militari qui convenute.
La nostra presenza esprime un segno chiaro del profondo legame che ci unisce al Santo. È una devozione antica, profonda. La Chiesa di San Marco è la Chiesa di san Francesco di Paola, come è testimoniato dalla presenza francescana della Riforma, che rifulge di splendore e di bellezza architettonica. A tutti voglio esprimere il saluto tipico dei minimi: “Pace, fratelli e sorelle, pace e bene per tutti voi!”
Sono presenti anche le suore che esprimono la meraviglia e la bellezza della vita consacrata. A loro offriamo la nostra doverosa gratitudine per il sostegno che generano attraverso il servizio e la loro incessante preghiera.
Entrando in Cattedrale, in occasione di questa benemerita ricorrenza festiva, veniamo come presi per mano e portati a fare esperienza di unità, di condivisione nella pluralità. Tanto che viviamo le nostre differenze come ricchezze. E la nostra presenza così variegata è per noi di grande consolazione. Ci daremo la mano e ci augureremo “Pace” reciprocamente; ascolteremo le parole di Gesù in un contesto di comunione fraterna. Lo Spirito Santo, dono del Risorto, è effuso sempre come principio e motore di unità. Le nostre famiglie, i nostri gruppi, le nostre comunità cristiane sono chiamate a vivere nell’unità e a superare tutto quanto può essere occasione di divisione e di separazione. C’è una bella invocazione in una delle preghiere eucaristiche: «La Chiesa risplenda in mezzo agli uomini come segno di unità e strumento della tua pace». Siamo dunque debitori, noi cristiani, di una permanente testimonianza di pace e di fratellanza, sapendo che la Chiesa è in Cristo sacramento di unità per il genere umano: meta importante da raggiungere! Pregheremo anche con queste parole: «A noi che ci nutriamo del corpo e sangue del tuo Figlio, dona la pienezza dello Spirito Santo perché diventiamo in Cristo un solo corpo e un solo spirito». Questa preghiera è particolarmente significativa soprattutto nel tempo in cui rischiamo divisioni tra noi cristiani, divisioni a livello politico, sociale, culturale ed anche ecclesiale. Di fronte al Signore, al Pane della parola e della carità che egli ci offre, siamo dunque continuamente chiamati a camminare verso un’unità che da esperienza religiosa diventi storia umana, nella quotidianità dei pensieri, nel confronto con gli altri, nel rispetto reciproco. Per questo non può venir meno un continuo anelito a riconoscere nell’altro un fratello; non può venir meno la continua ricerca di percorsi di riconciliazione e di pace, proprio come si conviene a una sola e unica famiglia che ha Dio come Padre e Gesù come fratello. Si ravvivi pertanto il desiderio di elevare a Dio la nostra corale preghiera per invocare il dono dell’unità e della pace.
La vita di San Francesco fu colma di preghiera come segno dell’amore verso Dio, e fu una vita di carità come segno del suo amore per gli uomini. Preghiera e carità sono due tipi di amore strettamente legati e interdipendenti. La vita, infatti, è preghiera e carità. E anche la predicazione era per il Santo di Paola una forma di carità perché Francesco sapeva che la gente era povera di parole buone, povera di fraternità e di amicizia; povera di parole di speranza e di futuro. Anche noi facciamo esperienza in tante situazioni della vita di scoraggiarci perché vediamo la debolezza del bene rispetto alla forza del male. E può capitare di scoraggiarsi perché non vediamo frutti da quello che facciamo e le cose sembrano non cambiare mai. Il Vangelo ci dona uno sguardo nuovo su noi e sulla realtà. Uno sguardo completamente rinnovato e trasfigurato come quello di Paolo. La lettera ai Corinzi è la più limpida e nobile dichiarazione paolina sull’inutilità delle cose del mondo rispetto al grande tesoro rappresentato da Cristo. Il Paolo convertito è un uomo nuovo, rinnovato nella mente e nelle azioni. Possedere e conoscere Cristo diventano per lui i motivi che lo spingono a diventarne testimone fino all’effusione del sangue. Dinanzi alla sublimità di quest’amore egli considera tutte le cose del tempo passato come spazzatura.
Esaminando la nostra esistenza possiamo sperimentare quanto sia vera la Parola ascoltata: quante cose inutili appesantiscono i nostri cuori, quante lusinghe mondane ingannano le nostre vite, quante apparenti ricchezze accecano i nostri occhi!
San Francesco da Paola risplende di straordinaria povertà. Come Paolo, egli ha fatto esperienza dell’inutilità del mondo e da abile corridore verso la meta eterna, non ha voltato il suo sguardo verso le cose del passato, ma ha tenuto fisso l’orizzonte della sua unica speranza: Cristo Signore. In questa corsa verso la vita eterna, la carità è la strada che ogni cristiano è chiamato a riscoprire. Il messaggio della prima lettura è il programma di vita che San Francesco ha vissuto nella sua esistenza terrena. In questo brano della prima lettera ai Corinzi Paolo ci prende per mano e ci aiuta a comprendere esattamente che cosa significa per il cristiano mettere in pratica il comandamento dell’amore. Chi è mosso dalla carità mostra un atteggiamento d’illimitata comprensione e fiducia nel fratello e non si arrende mai di fronte a nessuna difficoltà. Perfino la fede e la speranza non reggono di fronte alla carità, che è un amore che abbraccia tutti, senza escludere nessuno e “che non avrà mai fine”. La carità è il frutto di un cuore disponibile e comprensivo che cerca, a imitazione di Cristo, solo il bene dei fratelli. Essa è l’unica discriminante nella vita del cristiano. San Francesco lo porta inciso sul suo cuore, come unico comandamento che ha voluto lasciare ai suoi fratelli. Sono celebri le parole del testamento spirituale: “Nessuna cosa è il tesoro che vi lascio: amatevi l’un l’altro e fate tutte le vostre cose in Carità!”.
Vogliamo anche noi esaminare i cuori per scovare ed eliminare ciò che opprime la nostra vita di inutile pesantezza, liberandoci di quelle zavorre che non ci consentono di correre speditamente verso la meta eterna del cielo.
Il carisma di San Francesco di Paola, a cui anche noi ci ispiriamo, lo possiamo sintetizzare in tre semplici e, tuttavia, grandi parole: umiltà, conversione e carità.
L’umiltà, intesa come una modalità dell’essere dell’uomo: quella di riconoscersi “creatura” e, per questo, capace di comprendere che tutto è dono di Dio, tutto è Sua grazia.
La conversione quale espressione di un atteggiamento che coinvolge la persona nel suo essere più profondo: cuore, mente e azioni.
Infine, la carità! Essa è ciò che dà forma a ogni elemento della vita spirituale e della missione ecclesiale del discepolo di Cristo. Una carità che è anche il necessario approdo della conversione nell’amore del prossimo, il quale si esprime nella solidarietà e nella compassione verso i poveri, gli emarginati, gli abbandonati e gli esclusi.
In questo senso comprendiamo le parole del Vangelo di Matteo rivolte ai piccoli, benedetti dal Padre e destinatari privilegiati dei suoi misteriosi disegni. In quei piccoli e minimi per il Regno dei cieli, vogliamo leggere la nostra vita; a noi Dio promette la sua protezione e il dono della sua infinità bontà.
Nei comandamenti che Gesù riserva ai suoi discepoli – l’amore per Dio e per il prossimo – troviamo svelata la sintesi perfetta della vita di San Francesco di Paola: la radicalità del Vangelo da lui vissuta alla lettera è il più bel testamento spirituale che vogliamo accogliere celebrando la sua memoria.
San Francesco continua ad essere luce che illumina tutti i cristiani, in qualsiasi condizione spirituale essi si trovino: richiama i lontani alla necessità della conversione e della penitenza, incoraggia con l’esempio di una vita immersa nella contemplazione adorante e nel dialogo intimo con il Padre quanti si sono messi in cammino, e quale testimone di vita quaresimale, ossia seguace di Cristo sulla via del Calvario, consente di far pregustare in qualche modo, fin d’ora, la gioia della Pasqua eterna.
Amabile San Francesco di Paola, luce della Calabria, intercedi per noi, per questa bella Regione, per la nostra Diocesi, per San Marco Argentano, e concedici un cuore umile ed obbediente, che trovi posto nel cuore di Cristo. Amen.