Caritas: volontariato e volontari
Ringrazio tutti i convenuti al Convegno Regionale della Caritas, in particolare i relatori che hanno offerto la loro preziosa riflessione sul tema di questo convegno. Mi inserisco nel solco delle argomentazioni già sviluppate, cercando di sottolineare il senso di ciò che anima l’azione pastorale della Caritas, attingendo dalle radici dell’agire cristiano.
Vorrei partire dal ricordarci la natura della Caritas esplicitata nel primo articolo dello Statuto.
Recita così: La Caritas Italiana è l’organismo pastorale costituito dalla Conferenza Episcopale Italiana al fine di promuovere, anche in collaborazione con altri organismi, la testimonianza della carità della comunità ecclesiale italiana, in forme consone ai tempi e ai bisogni, in vista dello sviluppo integrale dell’uomo, della giustizia sociale e della pace, con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzione pedagogica.
Natura Pastorale
Il primo elemento che emerge dall’articolo è la natura pastorale della Caritas. Questa sua conformazione ci permette di comprendere come l’azione caritativa rientra nello specifico della pastorale, non come accidente, ma come elemento che si coordina con tutte le altre attività che regolano la vita ecclesiale. Se si parte da questo presupposto, si comprende come la Caritas, in quanto naturalmente predisposta ad un agire ecclesiale, deve coinvolgere persone adulte e mature nella fede. Il secondo passaggio è quello riguardante i soggetti di tale azione. Come si configurano gli agenti della pastorale della Caritas? La risposta più importante, credo sia la seguente: seguendo il Vangelo. Esso rappresenta il vero fondamento di quella carità, via maestra della nuova evangelizzazione, che troppo spesso è in bilico o dimezzata tra una vaga filantropia, la quale elargisce il superfluo ai poveri, e la disincarnata virtù teologale, che, mentre pretende di amare Dio che non vede, non fa niente per il fratello che vede e giace nel bisogno (cfr. Gv 4,20).
Testimonianza
Elemento imprescindibile è il valore della testimonianza. Quanto è importante vivere la carità nella vita prima di professarla con le parole. Bisogna che sentiamo sempre vivo e attuale il monito che ci offre San Giacomo nella sua lettera, nella quale coniuga “fede” e “opere”, mettendo in risalto il ruolo preminente delle azioni a servizio della fede. Senza di esse non potremmo certamente diventare testimoni credibili di opere di carità. Questa richiede testimonianza e testimoni, capacità di annuncio e fedeltà alla missione.
Comunità ecclesiale
La Chiesa è l’inizio del Regno qui e ora. In essa la carità – dono dall’alto, comandamento per eccellenza di Gesù, contrassegno dei suoi discepoli (Gv 13,34; 15,12), sintesi e superamento della Legge e dei Profeti è la “la via migliore” nel tempo e per l’eternità (1Cor 13), diventa legge di vita della Chiesa, ma da immettere nel comportamento etico, personale e collettivo della società, nella cui storia la comunità redenta si trova come lievito e sale. Non si può pensare di delegare la prassi caritativa ad un gruppo. La carità non è il compito che spetta solo ad una élite di persone, è coinvolgente e richiede il supporto di tutti. Il ruolo del volontario è quello mostrato dal buon samaritano che si accorge di un individuo, si ferma dinanzi alla persona, cura, ascolta, si addossa la sofferenza, la dona alla comunità ecclesiale perché il problema di uno, diventi la soluzione di tutti.
Tempi e bisogni
In più occasioni la Chiesa si sforza di far comprendere l’importanza del principio dell’incarnazione. Un Vangelo disincarnato è l’opposto del puro Vangelo annunciato e vissuto da Cristo. Anche l’azione caritativa e il ruolo dei volontari non potranno prescindere da una prassi “del mi sta a cuore”, dove si riscontra una particolare attenzione al dato storico, al vissuto concreto, ai tempi e ai bisogni che di volta in volta sono mutevoli a seconda delle situazioni e degli individui. Occorre promuovere un’attività paziente e mutevole, capace di attendere chi non riesce a stare al passo degli altri e adattabile alle diverse condizioni. Questo suggerisce di adottare non una prassi caritativa monolitica, ma una sempre pronta ad interrogarsi e a rinnovarsi di fronte alle sfide che il contesto sociale “liquido” comporta.
Uomo, giustizia sociale, pace, bisognosi
La carità è viva ed efficace per favorire lo sviluppo dell’uomo; la Caritas, infatti, pone al centro della sua identità l’amore al prossimo che diventa la misura e la “prova” dell’amore verso di Dio. La sua natura divina non è, tuttavia, mai estranea alla persona. Per questo motivo si deve continuare a parlare di carità umana, cioè di amore che mette al centro l’umanità di Cristo e che si riflette in ogni individuo. Tra questi, un posto preminente è riservato ai bisognosi, i “poveri che avremo sempre con noi”, attraverso i quali siamo invitati a prodigarci in atteggiamenti orientati dai principi della solidarietà e della giustizia sociale. La Caritas diventa appello rivolto a chi minaccia il raggiungimento della pace e della giustizia sociale. Sono due mete possibili da conseguire, a patto che non manchi il desiderio di una pace permanente che parta dall’azione contenitiva che si intende mettere in atto per mezzo di una politica della giustizia e non quella del giustizialismo.
Funzione pedagogica
Un grande teologo, Bonheffer, diceva che: “Ogni comunità cristiana deve sapere che non solo i deboli hanno bisogno dei forti, ma che questi ultimi non possono essere veramente uomini senza i primi”. La carità genera un circolo di comunione vitale, costruisce la comunità fraterna, fa la chiesa! In una parola, educa la libertà dell’uomo e della donna al raggiungimento delle più nobili virtù. Potremmo dire che l’esercizio della carità, rende più umani e più divini. Per questo, la funzione pedagogica della carità garantirà un apporto positivo alla vita di tutti i giorni, costruendo uno spazio dove trasferire il culto spirituale nella vita e dove manifestare la propria adesione ad una fede vera perché incarnata. La carità, sciogliendo il cuore dell’uomo dalle sue schiavitù, lo rende libero di vivere nella perfetta gratuità, così come ci ricorda il termine Caritas.