Carissimi,
celebriamo la solennità dell’Epifania del Signore. La parola “epifania” significa manifestazione. Con questa festa, infatti, vogliamo ricordare la manifestazione di Gesù a tutti gli uomini di ogni nazione, rappresentati dai Magi, giunti da lontani Paesi dell’Oriente, attratti da una misteriosa stella apparsa all’orizzonte. Il tema dominante di questa celebrazione è quello della fede. La luce della fede è evocata da quella stella che guida il nostro cammino incontro al Signore. Come i Magi, anche noi dobbiamo farci guidare da questa luce e dobbiamo superare tutti gli ostacoli che continuamente incontriamo. Una fede che non possiamo tenere nascosta, come la lampada di evangelica memoria che Gesù chiede di non nascondere sotto il moggio. Manifestare la fede vuol dire essere disposti ad andare anche contro corrente, come hanno fatto i Magi. Essi intrapresero un’avventura unica e misteriosa, forse esponendosi all’incredulità dei propri simili e al sarcasmo di chi li considerava inattendibili per andare dietro all’impercettibile segno di una stella. Essi però non si lasciarono condizionare da questa difficoltà e assecondarono il loro ardente desiderio, innescato dalla grazia divina. La festa dell’Epifania ci deve spingere ad approfondire sempre di più la nostra fede e la nostra conoscenza di Dio. Non possiamo accontentarci della nostra fragilità e dei nostri dubbi terreni che prevalgono sulle certezze celesti. Anche noi dobbiamo metterci alla ricerca del Signore, irrobustendo la nostra fede. Essa certamente è un dono di Dio, ma qualcosa dobbiamo e possiamo fare anche noi. Innanzitutto, dobbiamo pregare di più. La fede è come una lucerna che dobbiamo costantemente alimentare con la nostra preghiera. Come questa si affievolisce, anche la fede si indebolisce. Se saremo saldi nella fede, anche noi potremo manifestare Cristo al mondo ed essere così come la stella che ha guidato i Magi a Betlemme. Non si tratta di portare il Vangelo solo ai pagani, ma di riportarlo anche a quelli – e oggi sono molti – che lo hanno dimenticato. Tutti i popoli sono chiamati a far parte della Chiesa. Abbiamo ascoltato nella prima lettura queste parole del profeta Isaia: “Cammineranno le genti alla tua luce”. Il profeta si riferiva a Gerusalemme, ma, in senso pieno, queste parole si riferiscono alla Chiesa, a tutti noi, chiamata a radunare i popoli del mondo nell’unità di un’unica fede. Per questo motivo, Isaia dice ancora: “Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te […] portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore”. Queste parole si sono verificate pienamente proprio alla visita dei Magi. Essi rappresentano la primizia dell’opera della Redenzione. Essi “aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra”. L’oro, l’incenso e la mirra furono doni profetici, con un profondo significato spirituale. L’oro simboleggiava la regalità di Gesù; l’incenso la sua divinità; mentre la mirra preannunciava la sua sofferenza e morte in croce. Anche noi vogliamo offrire a Gesù questi tre doni: l’oro della nostra carità, l’incenso della nostra preghiera, e la mirra dei nostri sacrifici quotidiani. Ecco i doni che Gesù ricerca da noi. Potremo dire di non aver fatto passare invano questo Natale se saremo riusciti ad offrire tutto ciò. I magi, inoltre, ci esortano a riscoprire la gioia di dipendere dalla stella. E la stella è anzitutto il Vangelo, la Parola del Signore, come dice il salmo 119: “La Tua parola è luce sul mio cammino”. La salvezza non è in un ritorno, ma in un’uscita. Così i Magi che lasciano la patria per una terra ignota. Questi uomini hanno visto una stella che li ha messi in movimento. Come ha ben riconosciuto un padre della Chiesa, San Giovanni Crisostomo, il quale diche che “i magi non si misero in cammino perché́ avevano visto la stella ma videro la stella perché́ si erano messi in cammino”. La luce del Vangelo ci conduce verso quel Bambino. Senza vedere, senza leggere e senza seguire la stella del Vangelo non sarà possibile incontrare Gesù. Dice ancora il Vangelo: “Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima”. Anche noi, se ci faremo guidare da questa stella, proveremo una grandissima gioia, l’unica vera gioia. Come i Magi, troveremo Gesù “con Maria sua Madre”. Dopo l’adorazione al Dio-Re-Bambino, i magi tornano nei loro paesi lontani, ma per un’altra strada. Tornano alla loro vita, nei loro paesi, nelle loro culture dopo aver lasciato i loro doni e ritrovandosi arricchiti e per una via nuova, quella che evita l’insidia del male e della distruzione, riuscendo così a trasmettere la gioia sperimentata. Questo percorso è la via percorsa di tutti noi missionari e annunciatori della Buona Novella. È la via della Speranza, custode del cammino dei Magi, è la via di chi oggi, dopo aver vissuto nell’azione liturgica il mistero dell’Epifania, porta nel proprio ambiente la gioia per avere incontrato e adorato l’Uomo-Dio, Re e Signore della nuova vita. Dopo aver contemplato e adorato in un Bambino la gloria del Signore, trasformati anche noi nella stessa gloria, inoltriamoci con fiducia, sospinti dallo Spirito, in una strada nuova che si apre dinanzi a noi per essere portatori di luce, annunciatori e testimoni del Dio-con-noi.
Concludo con una preghiera di S. Madre Teresa di Calcutta, affidando tutti voi alla premurosa custodia di Gesù Bambino, oggi manifestato alle genti:
Asciuga, Bambino Gesù,
le lacrime dei fanciulli!
Spingi gli uomini a deporre le armi
e a stringersi in un universale
abbraccio di pace!
Invita i popoli, misericordioso Gesù
ad abbattere i muri creati
dalla miseria e dalla disoccupazione
dall’ignoranza e dall’indifferenza,
dalla discriminazione e dall’intolleranza.
Sei Tu, Divino Bambino di Betlemme,
che ci salvi, liberandoci dal peccato.
Sei Tu il vero ed unico Salvatore,
che l’umanità spesso cerca a tentoni.
Dio della pace, dono di pace per l’intera umanità,
vieni a vivere nel cuore di ogni uomo e di ogni famiglia.
Sii Tu la nostra pace e la nostra gioia! Amen.
† Stefano Rega