Omelia Festa di San Benedetto Cetraro 11 Luglio 2023
Carissimi,
la festa patronale di San Benedetto da Norcia, patrono d’Europa, è l’occasione favorevole per rievocare l’opera dei Monaci cassinesi che intitolarono la Chiesa Madre di Cetraro, splendente di spirituale bellezza, al santo fondatore del loro ordine monastico. Vogliamo fare memoria, in questa celebrazione eucaristica, dei prodigi che il Signore ha compiuto nella vita del San Benedetto, consapevoli che egli non appartiene al passato e non è relegato nel dimenticatoio della storia. La sua memoria è viva, la sua testimonianza rifulge in mezzo a noi, sia attraverso l’opera dell’istituzione monastica da lui creata, sia attraverso l’attualità del suo messaggio.
Rivolgo un saluto a don Francesco e a Padre Babby, al Sig. Sindaco e a tutte le autorità civili e militari qui presenti.
La festa odierna si arricchisce di tutto ciò che è stato seminato nei vostri cuori nei giorni dedicati a San Benedetto, giornate ricche di riflessione e di spiritualità, utili a coinvolgere ogni singolo fedele in una pastorale che si armonizza con il vissuto quotidiano, favorendo quel connubio che San Benedetto riassume nella sua celebre massima “ora et labora”, dove la vita di preghiera si realizza in un fattivo impegno per l’umana società.
Sullo stipite della porta del monastero di Subiaco si leggono scolpite queste parole: “Le stelle brillano di pù quanto più profonda è la notte”. Sono parole che esprimono con lungimiranza profetica la crisi di valori e di modelli che stiamo vivendo. Quanto più oscura è la notte di senso e di verità, tanto più utili e ricchi di luce si rivelano ai nostri occhi gli insegnamenti e i prodigi compiuti da San Benedetto. Occorre, pertanto, che impariamo a leggere la nostra vita lasciandola illuminare dallo splendore della sua santità.
Papa Pio XII nel 1947 proclamò Benedetto da Norcia patrono d’Europa. Mentre l’Impero Romano andava in rovina, San Benedetto, auspicava il trionfo della cristianità e il recupero delle radici cristiane dell’Europa. Come sentiamo attuali queste prerogative in un tempo di forte squilibrio politico, etico e religioso!
La guerra fratricida in Ucraina, l’insorgere di tensioni interne ed esterne negli stati europei, la crisi generata in un contesto geo-politico sempre più incerto, infondono nei nostri cuori la sana inquietudine di ritornare ad accogliere con serietà il messaggio del Vangelo che annuncia un tempo di pace e di serenità per coloro i quali si fidano e si affidano alla premura e alla custodia di Dio. Il contributo specifico e determinante che San Benedetto diede per la costruzione dell’Europa unita fu anzitutto di ordine spirituale. Da Norcia a Roma, da Roma a Subiaco e da Subiaco a Montecassino, tutta la sua esistenza fu un’incessante ricerca di Dio. Sentiamo come appello accorato una domanda che San Benedetto rivolge a ciascuno di noi: “cosa cerchi per essere felice?”. Una domanda di senso che anche Gesù pone al giovane ricco e che oggi vorrei rivolgere a tutti voi, in particolare ai giovani e ai ragazzi qui presenti: “cosa cercate, cosa sognate per essere felici?”.
San Benedetto offre alla nostra vita il segreto della felicità: “cercare Dio e diventare suoi servi”. Nella sua regola scrive a tal riguardo: “Niente è da preferire all’amore di Cristo”. Il Santo di Norcia traduce questo primato di Dio e dell’amore di Cristo nel compimento della sua opera, nell’ascoltare la sua voce che ci parla nella Bibbia, nel realizzare la nostra vocazione in una sintesi perfetta tra la preghiera e il lavoro, riconoscendo sempre il primato che spetta a Dio. Prima Dio e poi l’uomo! Ecco l’esempio da seguire nella nostra vita di fede, nella pastorale ecclesiale e in tutte le iniziative che intendiamo perseguire. Non dimentichiamo mai che il primato spetta a Dio. Se mettiamo Dio al primo posto, tutte le altre cose saranno al posto giusto!
In questo senso comprendiamo l’esortazione del libro dei Proverbi che descrive la Sapienza divina come unico tesoro da ricercare. Per goderne i suoi frutti il testo indica tre condizioni, con tre “se” condizionali: “se accoglierai”; “se invocherai”; “se cercherai”. In definitiva si comprende come la libertà sia la condizione necessaria per poter seguire il Signore. Essere liberi è il dono più prezioso che Dio offre alla nostra vita ed è la meta da raggiungere lungo tutto il cammino di discepolato.
È questo senso di libertà interiore ed esteriore che la fede ci aiuta a comprendere e a valorizzare. Per questo motivo i Santi, come Benedetto e come tanti altri fratelli e sorelle che hanno accolto uno stile di vita radicale, sono esempi concreti che ci aiutano a comprendere cosa significhi vivere nella libertà. La Sapienza, dono da invocare incessantemente ogni giorno, ci offre la condizione per il raggiungimento di una libertà matura, condizione primaria per rispondere con prontezza alla chiamata di Dio e che ci porta a riscoprire i veri valori da considerare più preziosi dell’oro, dell’argento e di ogni altra ricchezza umana destinata a perire. Il timore di Dio che consiste nel vivere in relazione perpetua con Lui, occorre invocarlo nella nostra preghiera per imparare a praticare con giustizia e rettitudine, ad evitare il male e a scegliere di sentirci solidali con i più deboli e gli indifesi.
La nostra vita deve recuperare l’essenza dell’esserci, messa a repentaglio dai tentavi sempre più convincenti dell’apparire. La nostra fede necessita un salto valoriale dal dire al fare. Nessuno di noi può sentirsi sottratto dall’impegno a testimoniare un incontro personale con il Signore che dona qualità alle nostre scelte, genera cuori capaci di amare, crea spazi di carità e di fraternità condivisa, rompe i legami dell’odio, illumina le menti di chi è chiamato a governare e a fare scelte giuste per il bene collettivo. San Benedetto ispiri le nostre scelte perché impariamo a divenire costruttori di pace e canali della sua misericordia che accoglie e redime.
Fa riflettere e genera una santa inquietudine la domanda che Pietro rivolge a Gesù nella pagina del Vangelo: “Ecco noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa, dunque, ne avremo?”. Seguire il Signore comporta scelte radicali, chiede rinunce per fare spazio ad accogliere doni più grandi, ma è inevitabile fare i conti con le nostre umane precarietà. La vita povera e umile di San Benedetto ci insegna a mettere da parte i nostri “calcoli di convenienza”: scegliere Dio è ciò che umanamente parlando rappresenta il meno conveniente. È la logica della via della rinuncia e della perdita che Gesù più volte ha testimoniato ai suoi discepoli, quando li ha invitati a lasciare tutto per seguirlo, quando gli ha mostrato che la meta da raggiungere non è la gloria umana, ma il disonore, quando ha intrapreso come vetta il Golgota a preferenza delle alture della gloria terrena. Eppure, con non mena sicurezza, Gesù ha il coraggio di promettere un tesoro inestimabile: “il centuplo sue questa e la vita eterna in eredità”. Il tutto passa dalla nostra scelta di mettere da parte ciò che riteniamo nostro possesso: idee, opinioni, punti di vista e smettiamo di difendere a tutti i costi quello che dal cielo ci viene offerto per grazia e non per merito.
A tutti affido alcune raccomandazioni spirituali che San Benedetto consegna ai suoi fratelli nella regola: “Come c’è uno zelo amaro che allontana da Dio e conduce all’inferno, così c’è uno zelo che porta a Dio e dona la vita eterna. È a questo zelo che i monaci devono esercitarsi con ardente amore: si prevengano l’un l’altro nel rendersi onore, sopportino con somma pazienza a vicenda le loro infermità fisiche e morali, si vogliano bene l’un l’altro con affetto fraterno, temano Dio. Nulla antepongano a Cristo il quale ci potrà condurre tutti alla vita eterna”.
A questa comunità parrocchiale e a tutti, l’augurio di vita santa e interamente donata a Dio e all’uomo, come San Benedetto ci ha insegnato. Da Lui, invochiamo incessante l’intercessione perché Dio ci conceda la grazia di una vera e autentica conversione alla pace, al bene e all’amore. Amen.