Omelia San Ciriaco da Buonvicino
Carissimi,
ancora una volta il Signore ci ha convocato come assemblea costituita da fratelli e sorelle per nutrirci con la sua Parola, con l’Eucaristia e con la testimonianza del nostro Santo Patrono Ciriaco da Buonvicino. Il Santo Abate era originario di Tripidone e visse tra il 950 e il 1050 circa, trascorrendo la sua vita in preghiera nel monastero basiliano allora situato nella valle alle falde del monte su cui è collocato il centro storico dei “buoni vicini”. Vogliamo fare memoria della sua vita per apprendere da Lui e insieme a Lui, la testimonianza evangelica che il Signore gli ha chiesto di manifestare con eroica esemplarità. Sarebbe davvero da irresponsabili e da cristiani immaturi se, volendo onorare San Ciriaco, non ci disponessimo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze, ad accogliere i doni spirituali che per noi sono stati preparati. Doni che Gesù per noi centuplica e arricchisce per la vita presente e per quella eterna.
Saluto cordialmente il Parroco don Salvatore, la comunità di Buonvicino, il Signor Sindaco e tutte le autorità civili e militari qui presenti. Sperimento tanta gioia nel cuore nel riconoscere in ogni comunità che visito volti nuovi, storie
diverse, ricchezza spirituale da accogliere e custodire, tanta sete di Dio, bontà, altruismo e impegno nel servire Dio e il prossimo. Questo mi rincuora e mi sprona a vivere il servizio di Pastore con lo zelo che è richiesto da Dio, con le prerogative esplicitate dal Profeta Ezechiele, nella ricerca di ogni pecora perduta da ricondurre all’ovile e nella cura amorevole di quelle che sono già al sicuro nell’ovile. La Parrocchia assume proprio la fisionomia dell’ovile. Desidero consegnarvi l’immagine di un ovile che sia senza recinto. Una Parrocchia dinamica, aperta, viva nelle relazioni fraterne, capace di non rintanarsi nell’idea che “bisogna fare ciò che è stato sempre fatto”. Oggi, più di ieri, non basta dire “facciamo quello che è stato sempre fatto” perché rischiamo di arginare l’azione dello Spirito! Rischiamo di far perdere allo Spirito la forza di esprimersi con creatività e di manifestare in pienezza quei doni e quei carismi che arricchiscono la nostra Chiesa. Guai se ci rifugiassimo nei nostri ovili che risentono di religiosità disincarnata: abbiamo bisogno di recuperare l’odore delle pecore – come ci ricorda spesso Papa Francesco. Ecco che possiamo cogliere nella vita di San Ciriaco l’immagine del pastore descritto dal profeta Ezechiele. Dio stesso – ci ricorda il profeta – si assume la responsabilità di mettersi in cerca delle pecore e di prendersene cura. Un’attenzione, quella del pastore, che passa attraverso una rassegna attenta e meticolosa della persona. Tra le tante gesta che si narrano sulla vita di San Ciriaco, emerge la sua premura per il popolo di Buonvicino. Egli amava stare con la gente, soprattutto con le persone più umili! Senza pensare ad un tornaconto personale, ha speso il suo tempo in offerte di carità sincera, in una pastorale della cura vigile e premurosa, testimoniando il Vangelo con la vita unitamente alle opere di misericordia. “Buon vicino”, da cui trae origine il nome di questo Paese, è il più bell’appellativo che possiamo attribuire al Santo abate Ciriaco: “buon vicino”, cioè amico di tutti, prossimo in ogni circostanza, capace di vivere relazioni cristiane, amante del bene, ispirato da sentimenti e desideri divini. Attraverso la figura esemplare di San Ciriaco, vogliamo insieme ringraziare il Signore per la preghiera che è stata vissuta nei giorni del novenario, con l’impegno che ci assumiamo tutti, di saperne fare tesoro, nella fiduciosa speranza di non desistere mai dal compiere il bene, come ce lo attestano i Santi ai quali chiediamo il sostegno e l’intercessione. San Ciriaco traeva la linfa della sua missione nella relazione con Dio. Per questo possiamo definire l’abate “uomo tutto di Dio”. I Santi ci aiutano a pregare, ci insegnano a pregare e ci chiedono di pregare. La nostra intima relazione con il Signore deve essere rinnovata ogni giorno. Una vitalità che si richiede ad ogni buon cristiano per immergersi nell’infinito abisso della Misericordia e imparare a guardare tutto ciò che ci circonda con gli occhi di Dio. Forse è proprio questo sguardo divino che ha reso i Santi capaci di amare con estrema sollecitudine. Pregare significa recuperare lo sguardo di Dio sulla realtà che ci circonda. Chi ha gli occhi di Dio non vede il male, non accusa il proprio fratello, non commette ingiustizie, sa perdonare, accoglie senza escludere nessuno. San Ciriaco aveva gli occhi di Dio e sapeva vedere in tutti dei “buoni vicini”. Per la sua carità e per il suo zelo pastorale si è meritato di sentirsi dire di essere stato un buon pastore, capace – come ci ricorda San Pietro – di “pascere il gregge di Dio non per vile interesse, ma di buon animo, non spadroneggiando sulle persone affidate, ma diventando modello del gregge”. Siamo in una fase storica nella quale come cristiani sentiamo di dover insistere sul senso di una fede incarnata e predicata con l’esempio della vita. Occorre recuperare non solo i contenuti della fede, ma il coraggio di trasmetterli con la credibilità che passa attraverso i nostri gesti. C’è un “quinto Vangelo”, quello della vita, che porta il nome di ciascuno di noi, da annunciare con forza e visione profetica. Bisogna mettersi in gioco senza perdersi in inutili scuse e con la responsabilità di correre il rischio dell’incomprensione e della delusione per i risultati poco gratificanti. Le nostre ricompense non sono certamente le gratificazioni umane, ma le consolazioni divine che ci raggiungono anche quando l’incomprensione e l’insuccesso sembrano prevalere. Per questo motivo Gesù nel Vangelo ascoltato chiede per ben due volte quale sia la conoscenza che si ha della sua persona, ad un gruppo – quello dei dodici – che ormai in forma consolidata vivono una relazione perpetua con il Maestro. Proprio a loro Gesù chiede di rispondere personalmente alla domanda circa la sua identità, passando dal generico “la gente chi dice che io sia” al personale “ma voi chi dite che io sia?”. Un appello alla nostra disponibilità alla sequela di Gesù Maestro che ci suggerisce di rivedere i nostri propositi e le nostre aspettative. Perchè seguire il Signore? Quali aspettative ci siamo creati e cosa vogliamo raggiungere? San Ciriaco ci mostra la strada da percorrere, quella che passa attraverso l’impegno e la disponibilità piena alle esigenze evangeliche, senza escludere ciò che mal sopportiamo o non riusciamo ancora a comprendere. Vi auguro di essere una comunità che metta al centro la Parola e l’Eucaristia e sappia fare della carità il metro di misura di ogni proposta pastorale. San Ciriaco sia di esempio a tutti noi, interceda presso di Dio e ci doni ardore, fortezza, passione cristiana per continuare ad essere discepoli innamorati di Gesù, Via, Verità e Vita. Amen.