Omelia – Festa di San Rocco – Grisolia (16 giugno 2023)
Carissimi,
la celebrazione della festa di San Rocco, tanto amato dalle comunità parrocchiali di Grisolia, e altrettanto vissuta con zelo e fervore cristiano dai fedeli che vi accorrono numerosi annualmente, ci offre l’occasione di celebrare l’Eucaristia in spirito di rinnovata fraternità e solida comunione.
Con l’Eucaristia entriamo in contatto con il corpo risorto di Cristo, entriamo nello spazio della vita già risorta, della vita eterna. Entriamo in comunione con questo corpo che è animato dalla vita immortale e siamo così già da ora e per sempre nello spazio della vita senza fine. Sarebbe già da considerare un frutto considerevole se la festa di San Rocco riuscisse a far maturare nella nostra coscienza cristiana la consapevolezza che l’Eucaristia è il nostro tesoro più bello.
È il sacramento per eccellenza perché ci introduce maggiormente nella vita eterna, diventando così la fonte e il culmine dell’azione e della vita della chiesa. Vogliamo chiedere insieme al Signore di farci recuperare l’amore per l’Eucaristia, affinché diventiamo “rendimento di grazie”, offerta per Dio e per chiunque si affianca sul sentiero del nostro pellegrinaggio terreno.
L’odierna umanità, così immersa nelle quotidiane vicende della vita presente, alla ricerca di ciò che può soddisfare la sete di felicità, quanto ha bisogno di riscoprire nel Sacramento dell’Eucaristia la fonte della propria speranza! Ciascuno di noi è chiamato a consolidare la propria fede e a compiere sempre meglio la propria missione nella Chiesa e nel mondo a partire dalla fonte eucaristica.
Siamo qui riuniti a celebrare il dono sacramentale dell’Eucaristia affidando tutti e ciascuno alle tenere premure del Dio della misericordia perché fortifichi il nostro cammino, infonda fiducia alle nostre esistenze e mandi dal cielo abbondanti effusioni di grazie celesti.
Mi sia consentito in questa occasione rivolgere un saluto affettuoso al vostro Parroco don Franco, ai sacerdoti qui presenti, alle comunità parrocchiali, ai fedeli che vengono da lontano. Un saluto al Signor Sindaco e alle autorità civili e militari qui presenti.
Nella diversità dei carismi e dei ruoli, ricevendo l’unico e medesimo Signore, siamo accolti, attirati, costituiti unità. Non vogliamo che ci sfugga il riflesso esistenziale e pratico di questo essere nutriti da Gesù, di questo cibarci di lui che dà luogo a un processo di assimilazione dell’uomo a Cristo che deve manifestarsi nella vita.
Così il frutto della festa di San Rocco deve mostrarsi nella capacità di perdono, deve manifestarsi nella disponibilità a condividere, nella sensibilità per le necessità di perdono. Deve, anzitutto manifestarsi nell’impegno per il prossimo, per quello vicino come per quello esternamente lontano, che perciò ci riguarda sempre più da vicino.
San Rocco ci offre un esempio concreto della piena disponibilità ad offrire la vita per i poveri e bisognosi. Come suonano dolci alle nostre orecchie, guardando alla vita di San Rocco, le parole che San Paolo consegna ai Corinti nel famoso Inno alla carità: “Fratelli, desiderate invece intensamente i carismi più grandi. E allora, vi mostro la via più sublime”. Qual è questa via? È quella della carità, cioè dell’offerta piena e disinteressata di sé.
Su questa offerta siamo chiamati a fare attento discernimento per comprendere la misura della nostra fede.
San Rocco, spogliatosi delle sue ricchezze che aveva ereditato perché appartenente ad una famiglia agiata della Francia, a Montpellier, all’età di vent’anni si incammina pellegrino verso Roma ed è su quella via che inizia il suo processo di conversione. La strada verso Roma gli consente di incontrare i poveri e i sofferenti, soprattutto quelli che erano afflitti dalla peste. Serviva notte e giorno gli appestati, senza pensare al rischio di essere contagiato. Come un novello Francesco di Assisi, è in essi che riesce a vedere la ragione della sua vita: il Cristo sofferente che chiedeva di essere visitato, curato, accolto, amato e sanato.
La vita di San Rocco acquista senso pieno quando si assimila sempre di più al mistero dell’Eucaristia. Risalendo verso Piacenza fa esperienza del carcere; scambiato per uno sconosciuto e rinchiuso in prigione, non oppose alcuna resistenza, e come agnello mansueto condotto al macello, morì lentamente senza far clamore.
Alla notizia della morte tutti furono presi da intenso dolore. La commozione del popolo esplose quando sulla salma fu ritrovata una tavoletta che portava incise queste parole: “Chiunque mi invocherà contro la peste sarà liberato da questo flagello”.
Il male del nostro tempo che ci affligge, cari fratelli e sorelle, è l’indifferenza che palesiamo con troppa frequenza verso i bisognosi. Il Signore ci invita nel Vangelo a prenderci cura dei deboli perché è in essi che si cela la sua presenza. Questo lo aveva ben compreso San Rocco nella sua vita.
Guardando agli esclusi del nostro tempo, non possiamo fare a meno di constatare con sofferenza quante siano numerose le ingiustizie che si diffondono a macchia d’olio.
Ciò che dovrebbe destare in tutti noi una sana e giusta indignazione è il tentativo di diffondere con insistenza la cultura dello scarto e dell’indifferenza. Spesso questi mali, più contagiosi della peste, si annidano nei nostri cuori nei quali sorge l’interrogativo: “A me cosa importa?”. Sembra riascoltare la difesa ingiusta che Caino espone a Dio dopo in riferimento al fratello Abele: “Sono forse io il custode di mio fratello?”.
San Rocco ci insegna a guardare tutti con la stessa misura con cui si amano le cose a noi più care. E se è necessario pensare di dare un di più a qualcuno, quel di più spetta ai poveri. Il rischio di venire contagiati dalle miserie umane, come lo è stato per il Santo nell’esperienza della peste, è quel di più che l’amore cristiano esige. L’amore cristiano è smisurato. Ce lo ricorda Sant’Agostino quando dice che “la misura dell’amore è amare senza misura”.
San Rocco ci ispiri così quell’umanità, quella socialità e quella fraternità nuova e “universale” – senza più barriere, pregiudizi o discriminazioni – fondate sulla giustizia concretamente praticata e sulla misericordia ricevuta e a nostra volta donata, nonché sulle virtù teologali – profondamente divine e umane – della fede, della carità e della speranza coniugate nella vita di oggi.
San Rocco con il suo esempio ci aiuti a costruire relazioni fondate sull’unità dell’amore che viene da Dio, arginando sempre di più il tarlo dell’individualismo e la sopraffazione dell’indifferenza.
Cari fratelli e sorelle, San Rocco ci conceda di imitarlo nel suo amore e nel suo pellegrinaggio verso i fratelli, specialmente gli ultimi e i dimenticati, per giungere a condividere la vita, la gioia e la casa stessa di Dio che è, senza esclusioni, per tutti e di tutti. Amen.