Festa Madonna del Carmelo – Scalea

15-07-2023

Omelia Festa Madonna del Carmelo – Scalea 15 Luglio 2023 

Carissimi, 

la devozione alla Madonna del Carmelo rappresenta un tratto identitario insostituibile per l’intera comunità di Scalea. La città, così bella per la conformazione paesaggistica e per la tradizione culturale che conserva, si arricchisce con straordinaria meraviglia per la presenza della Madre del Carmelo, la cui materna intercessione genera nelle comunità qui presenti sul territorio, figli che amano Dio e che si prodigano con passione e zelo a diffondere il buon profumo di Cristo e la grazia della Buona Novella. Con gratitudine saluto questa bella comunità parrocchiale, a partire dal vostro parroco e da tutti quanti voi cari fedeli che collaborate per l’edificazione del Regno, donando tempo ed energie nella chiesa, a servizio del benessere comune. Insieme a voi, saluto il Signor Sindaco e tutte le autorità civili e militari qui presenti.

La Vergine Maria, regalmente incoronata e intronizzata, ci mostra la meta del nostro cammino di fede: la gloria del Paradiso! La devozione alla Madonna del Carmine è antichissima, forse la più antica di tutte e si inserisce nel solco di una tradizione biblica che coniuga pagine di antico e nuovo testamento. Certamente nella Scrittura, la Vergine Maria, Madre del Verbo incarnato, occupa un posto privilegiato. La simbologia a Lei riferita è ricchissima di immagini che i Padri della Chiesa le hanno attribuito per singolare privilegio. Già Isaia cantava la bellezza della Madre del Carmelo: “A lei è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron” (cfr. Is 35,2). 

Anche le immagini riferite al Monte Carmelo sono di chiara simbologia mariana. L’altura del monte ci mostra l’elevatezza spirituale a cui è stata predestinata la Vergine fin dall’eternità, per la chiamata a diventare Madre di Dio e Madre della Chiesa; il monte ci mostra, inoltre, il compito arduo che spetta ad ogni uomo per elevarsi dalla natura umana e peccaminosa a quella della santità. In questo cammino di ascesi non sentiamoci mai soli o guidati dall’istinto ad isolarci; come una cordata, siamo chiamati a sostenerci gli uni gli altri, sapendo che ci si salva insieme perché il Signore ama tutti, singolarmente e comunitariamente. Insieme con Maria vogliamo ascendere verso le cose celesti, abbandonando i pesi opprimenti delle nostre umane precarietà e fragilità, aiutandoci vicendevolmente, imparando a “portare i pesi gli uni degli altri”, scegliendo la via della comunione a preferenza delle ostilità e delle divisioni che minacciano la nostra integrità. 

Camminare insieme è il primo messaggio che desidero condividere con voi. Sì, perché non può sussistere una comunità che smette di camminare, che si chiude in se stessa e rinuncia alla fatica del procedere. La Parola di Dio ci chiede di essere tenaci, coraggiosi, testimoni di una grazia che ci impegna ad essere in missione. Tutti avvertiamo questa grande necessità; di essa la chiesa non può esimersi: mettersi in cammino per incontrare l’uomo, accoglierlo, servirlo, curarlo, indirizzarlo sulla via del bene. Nella misura in cui ci si sforza a vivere questa chiamata, possiamo attestare la nostra disponibilità a diventare collaboratori di Dio. Questa specifica attitudine contraddistingue ogni servizio ecclesiale volto alla promozione della carità, dal fare il bene in senso generico. La Chiesa non può essere assimilata ad una mera organizzazione che promuove il bene e il benessere; il cristianesimo non è un movimento o un’associazione filantropica. Lo specifico della vocazione cristiana è incentrato nel comandamento di un amore rivolto al prossimo che trae la sua forza e la sua vitalità dalla relazione con Dio. 

Ecco il secondo messaggio che vorrei consegnarvi a partire dalla celebrazione delle virtù della Vergine Maria: la relazione con Dio. Dobbiamo riscoprire la nostra attitudine a “stare con il Signore” per essere autentici discepoli. Lo dichiara espressamente l’evangelista, descrivendo lo specifico della vocazione degli apostoli: “Li scelse perché stessero con Lui”. Al principio della sequela vi è una relazione vitale con il Signore. Per essere discepoli la condizione principale è stare con il Maestro, vivendo con Lui, di Lui e per Lui. Su questo versante ci viene a nostro sostegno l’esempio di vita di Maria Santissima. Dall’inizio della sua missione ha assunto come unico principio quello di seguire i passi del suo Figlio, stando con Lui e insegnando a chi incontrava sul suo cammino ad obbedire alla voce della Sua parola. Per questa sua esperienza di relazione vitale con Gesù, ha completato con eminente esemplarità, la sua missione di madre, sposa, e discepola. 

L’etimologia Carmelo ci rimanda al significato di “vigna del Signore”. In questo senso possiamo cogliere il messaggio che esso racchiude e che possiamo far nostro come un monito sapienziale. Ci rifacciamo alle parole di Gesù che l’evangelista Giovanni espone nel suo Vangelo per dichiarare la relazione vitale tra il Maestro e i suoi discepoli: “Io sono la vita e voi i tralci; chi rimane in me, porta molto frutto”. Nell’esperienza di questa relazione unica tra la Madre e il Figlio, possiamo cogliervi il messaggio più bello che la festa odierna ci trasmette: impariamo a stare con il Signore per portare frutti di vita eterna. Imitiamo Maria per la sua obbedienza, per la sua fede esemplare, per il suo silenzio orante, per la sua discreta umiltà, imitiamo i Santi per imparare ad essere come loro, accogliendo ogni giorno il germe della volontà divina seminata nei solchi della nostra storia. 

L’esperienza ricca di fede e spiritualità che trae origine del Monte Carmelo, nasce dall’intuizione di un gruppo di eremiti, i “Fratelli della Beata Vergine Maria” che costruirono una cappella dedicata alla Madonna. Il 16 luglio 1251 la Vergine, coronata da una schiera di angeli e con il Bambino Gesù tra le mani, apparve al Beato Simone Stock, primo Padre Generale dell’Ordine, al quale diede lo scapolare, in segno di promessa di salvezza dall’inferno, per coloro i quali lo indossano, con annessa liberazione dalle pene del Purgatorio. 

Legandoci a questo fatto storico e alla motivazione che ha fatto sorgere la devozione alla Madonna del Carmelo, non possiamo esimerci, dal trarne un terzo messaggio: il nostro impegno contro il male. Non possiamo nasconderci dinanzi al male che ci attornia. Accovacciato alla porta del nostro cuore, il male è da combattere con le armi della fede e della perseveranza nell’impegno a fare il bene. Sappiamo che esso si presenta sotto forme seducenti e piacevoli. Per riconoscerlo e combatterlo abbiamo bisogno di tanta fede da implorare ogni giorno e della preghiera come luogo propizio per vivere in relazione con Dio e invocare da Lui l’aiuto necessario. In questa lotta quotidiana non sentiamoci soli: abbiamo la Vergine Maria accanto a noi, abbiamo i Santi che intercedono per noi, abbiamo gli esempi belli da seguire e i modelli giusti da imitare. Non passi inosservato quel male che prende le sembianze del peccato di omissione. Spesso dimentichiamo che non fare del bene è già un male. Sentiamoci animati da un vivo desiderio per promuovere azione giuste nella società, sui posti di lavoro, nelle nostre case, negli spazi dove viviamo la pastorale. 

 

Un quarto messaggio che possiamo cogliere dalla Parola ascoltata è l’atteggiamento dell’umiltà assunto dal profeta Elia. Egli si presenta dinanzi a Dio, prostrandosi a terra e implorando il suo aiuto per risanare la piaga di una siccità che stava conducendo il popolo d’Israele alla morte. È proprio la sottomissione alla volontà di Dio che ha fatto della Vergine Maria la donna beata e tutta santa. Ella ci insegna a riscoprire la presenza di Dio che si mostra a noi nei segni più discreti e umili; così avviene per Elia che riconosce Dio nel silenzio di una brezza leggera e vede un tempo di speranza nel simbolo di una nube che sale al cielo e fa percepire l’abbondanza di una pioggia che metterà fine alla siccità e donerà speranza e futuro di vita ad Israele. Chiediamo a Dio la grazia di poter avere occhi di fede capaci di cogliere il suo esserci nelle cose più umili e semplici. 

 

La Vergine Santa ci insegna ad accogliere Dio come nostro Padre. Ecco il quinto messaggio che San Paolo ci offre nella seconda Lettura. La salvezza è venuta a noi attraverso l’incarnazione di Gesù Cristo, nato nel grembo di Maria per riscattarci dalla morte e liberarci dal peso del peccato. Siamo chiamati a riconoscere la paternità di Dio come il dono più prezioso che ci viene offerto per mezzo dello Spirito Santo che grida nei nostri cuori la gioia di sentirci amati e custoditi dal suo amore. 

 

La paternità di Dio si coniuga con il dono della maternità mariana. Guardiamo a Maria come la più tenera delle madri, come la donna che ci custodisce nel suo amore e ci offre la sua consolazione. Lo abbiamo ascoltato nella pagina del Vangelo: l’ora della croce, l’ora della prova suprema che Gesù è chiamato a sostenere, si tramuta in un’ora di materna consolazione. La Madre, senza rubare la scena al Figlio Gesù, accoglie il dono di una maternità nuova e più grande: si dona a noi, offrendoci il suo cuore con tutti i tesori di grazie celesti. Tutti possiamo avvertire l’amore di questa Madre, tutti possiamo contare sulla sua presenza e sulla sua intercessione. 

Ho voluto consegnarvi questi sei consigli spirituali perché ciascuno di noi impari a vivere, sull’esempio di Maria, il dono prezioso della vocazione come risposta all’amore sconfinato di Dio: il desiderio di camminare insieme, la relazione con Dio, l’impegno contro il male, l’umiltà, la paternità di Dio, la maternità di Maria. 

Cari fratelli e sorelle, riscopriamo la gioia nel dare più che nel ricevere; impariamo a dire grazie al Signore per il dono della vita, della salute, della famiglia, della fede; siamo grati verso le persone che ci fanno del bene e magnanimi verso le persone che ci fanno del male; proviamo a tenerci per mano per sognare insieme e camminare insieme. Non saremo mai soli. La Vergine del Carmelo sarà con noi. Amen.