Omelia Festa San Daniele Fasanella 20 ottobre 2023 – Belvedere
Carissimi,
la festa di San Daniele Fasanella, ci offre la possibilità di radunarci insieme a celebrare il dono prezioso dell’Eucaristia che il Santo di Belvedere ha assimilato nella sua vita fino a darne testimonianza concreta con il dono di sé. In questo contesto di gioia saluto cordialmente il Provinciale P. Rocco Timpano, i religiosi che onorano e animano con la loro vita di preghiera il convento di Belvedere, il Sindaco e le autorità civili e militari qui presenti.
Celebrare la memoria e la festa di un martire vuol dire prendere sul serio la nostra fede. Il dono che abbiamo ricevuto nel giorno del Battesimo, cioè la fede, ci chiede di considerare la nostra chiamata alla santità una cosa seria, non un semplice passatempo. Essere cristiani vuol dire essere pronti a mettere in gioco la propria vita. Così come avviene per tanti cristiani che ancora oggi muoiono in odio alla fede. Come non ricordare i bambini, gli uomini, le donne, gli anziani che in questi ultimi giorni stanno soffrendo a causa dell’egoismo di un mondo ingiusto che si affida all’inutilità della guerra come soluzione che serve a dimostrare l’orgoglio del potere e del dominio, ma che diventano causa distruzione, morte e paura! Di fronte alla memoria dei martiri, che ricordiamo oggi nella figura di San Daniele, prima di tutto, siamo invitati a vivere il cristianesimo in modo coerente. La radicalità della scelta evangelica ci invita non solo ad affermare delle idee, ma a metterle in pratica, anche se siamo consapevoli del costo di tale scelta. Se siamo chiamati a scegliere tra Gesù e il denaro, il piacere, la carriera vissuta in modo da distruggere altre persone, noi dovremmo operare senz’altro la scelta fatta da Gesù. Egli ci invita a meditare e a riflettere se vogliamo diventare cristiani o meno, evitando il rischio della tiepidità o dei piedi in più scarpe. Tale invito riguarda tutti, preti e laici, ragazzi e adulti, per vedere se questo Cristo è veramente Colui che da un senso alla nostra vita. Nella società odierna abbiamo alterato l’ordine dei valori, per cui ciò che è necessario diventa superfluo, trasformando l’avere, l’apparire e il potere, in criteri assoluti del nostro vivere; abbiamo perso in tal modo il gusto della semplicità, dell’ascolto, del dialogo, del silenzio, della riflessione. Siamo pieni di cose, ma vuoti di senso e di speranza. Questa è la più grande povertà che stiamo vivendo oggi. Il Signore ci doni la forza di mettere in pratica gli insegnamenti dei Santi, attraverso scelte precise e vissute nella fedeltà, anche a costo di pagare di persona. Il martirio di San Daniele ci offre un meraviglioso messaggio di comunione. Il sangue versato dai martiri crea la comunione nella Chiesa: esso, infatti non ha appartenenza, perché ogni credente che ha dato la vita nel nome della fede è un dono per la Chiesa universale, portatore di un messaggio di coraggio e di speranza che provoca le nostre coscienze. Impariamo, così, a prenderci cura all’interno della comunità e nel nostro paese di tutte quelle situazioni di difficoltà che le famiglie e le persone vivono, per cercare il modo di essere accanto a loro e di aiutarle a dare una prospettiva futura per la propria vita e per la vita dei propri figli. Il Vangelo ci dice che amare è servire e servire vuol dire appunto essere disposti a mettere in gioco, a donare la propria vita. Vi è un martirio che si spinge fino al sangue. Ma c’è un martirio quotidiano che noi cristiani dobbiamo offrire, attraverso la testimonianza della fede. Attraverso il servizio: ci ricorda Gesù che “solo chi è disposto a perdere la propria vita, costui la conserverà per la vita eterna”. Questo è quanto Gesù ci insegna: crescere nella vita vuol dire imparare a donarla agli altri attraverso il servizio. È necessario sentire la responsabilità di collaborare attivamente nella comunità. C’è bisogno di prendersi le proprie responsabilità, di dire: questa è la mia casa. C’è bisogno di domandarsi che cosa posso fare per farla crescere sempre di più, per far conoscere sempre di più agli altri la persona e il messaggio di Gesù Cristo.
Il libro del Siracide, da cui è tratta la lettura, sembra sintetizzare la vita del nostro San Daniele. La lode che sgorga dal cuore dell’orante è rivolta al Dio salvatore, il quale si mostra come colui che offre riparo, aiuto e protezione da coloro i quali si scagliano contro come nemici furenti. La libertà che sperimenta l’uomo di Dio nelle avversità è stata testimoniata con intrepido coraggio da San Daniele. Dinanzi ai carnefici, insieme ai suoi compagni, non ha mostrato alcun dubbio, riponendo la sua totale fiducia in Dio che lo avrebbe salvato dai suoi oppressori. Anche quando tutto sembra perduto, quando “l’anima è vicina alla morte e la vita relegata negli inferi”, l’uomo di Dio troverà sempre il coraggio di sentirsi protetto e custodito dal Dio salvatore. Per questo, come il salmista, San Daniele ha saputo benedire il Signore, gloriarsi in Lui, invocarlo, ascoltare la sua voce e sperimentare la sua potenza salvifica. La fortezza che vediamo testimoniata nel martirio di San Daniele e dei suoi compagni è la realizzazione di quanto Paolo ha scritto alla comunità di Corinto. Il discorso dell’Apostolo è certamente applicabile alle circostanze ecclesiali di ogni tempo. Esso ci rivela un modo nuovo di pensare che il cristiano assume come criterio che determina le sue scelte, le sue azioni, il suo modo di vivere in coerenza con il messaggio del Vangelo. San Paolo lo propone come messaggio che ribalta le sorti di un modo potente e prepotente insegnatoci dal mondo: quello in cui vale la legge del più forte. I Martiri ci rivelano che ad imporsi, nel servizio al Vangelo, è la legge del più debole: quella per cui le tribolazioni, le necessità, le angosce, le percosse, le prigionie, i tumulti, le fatiche, i travagli, i digiuni, sono i momenti in cui sperimentare di abbandonarsi totalmente alla grazia del Signore, alla potenza di Dio! In questa nuova mentalità si fa spazio l’amore che crea armonia, serenità, letizia, capacità di sentirsi ricchi di ciò che ha il sapore dell’eterno e non è destinato a perire. Relativizzando ogni cosa, persino, la propria vita, la quale appartiene a Dio, si può conservare la certezza di sperimentare in Lui la serenità e la pace del “bimbo svezzato che dorme tra le braccia di sua madre” (cfr. Sal 131).
Ecco il messaggio più bello che consegno alla mia e alla vostra riflessione: la speranza! In un mondo ripiegato su se stesso, lacerato da guerre e da fazioni, in contesti comunitari dove si fatica a vivere nell’armonia che nasce dalla presenza viva e reale del Risorto, siamo chiamati a farci voce di messaggi carichi di Speranza cristiana. Una virtù che rischia di essere relegata nel dimenticatoio, essa invece nasce dal cuore di Dio. Apparentemente l’evangelista Matteo sembra mostrarci una pagina di cronaca nera: nessun conforto, ma solo presagi di tradimenti, rinnegamenti, persecuzioni in tribunali, e persino la morte. Eppure, in due espressioni possiamo accogliere un messaggio ricco di speranza:
- La prima: “Per me”: essa rappresenta un importante riferimento che ci mostra una via, quella della fiducia e dell’abbandono pieno all’amore del Signore che orienta le nostre scelte e fortifica le nostre decisioni. “Per me” ci dice per chi offriamo la vita e ci mostra l’orientamento che gli vogliamo dare. “Per me” esprime pienezza di fiducia e chiamata a realizzarsi nel senso dell’offerta;
- Il secondo messaggio è tratto dalla consolazione di Gesù: “Non preoccupatevi”, che vogliamo leggere come atto di fiducia che non nasce primariamente dalle nostre scelte e dalle nostre motivazioni, ma da un chiaro e autentico desiderio del Signore di farci sentire accolti dal suo amore, confortati dalla sua Parola, abbracciati dalla sua Misericordia.
In Lui ci abbandoniamo con fiducia, sull’esempio di San Daniele e dei compagni martiri, perchè ogni nostra quotidiana decisione sia una chiara testimonianza di virtù evangelica, affidando le nostre preghiere all’intercessione dei Santi martiri che continuano a rendere feconda la chiesa di Dio, attraverso il loro esempio e i loro insegnamenti.