Messa Crismale 2024

28-03-2024

Omelia Messa Crismale 2024 

 

Carissimi, 

 

l’Eucaristia crismale che celebriamo offre una mirabile catechesi su tutti i sacramenti della vita cristiana: sul battesimo, la cresima e l’ordine con la benedizione dell’olio dei catecumeni e la consacrazione del crisma; sull’unzione dei malati con la benedizione dell’olio degli infermi; vengono evocati anche il Sacramento della riconciliazione come ripresa penitenziale del battesimo, come preparazione all’Eucaristia e all’unzione, il sacramento del matrimonio come simbolo nuziale dell’unione tra Cristo e la Chiesa che si consuma nella liturgia del mistero pasquale; al centro e al culmine si pone l’Eucaristia. La concelebrazione dei presbiteri con il Vescovo, come segno visibile dell’unità del ministero sacerdotale nei suoi gradi, e la rinnovazione delle promesse sacerdotali conferiscono particolare evidenza al tema del sacerdozio ministeriale nella Chiesa. Esso trova uno speciale annuncio nel prefazio della messa, il quale proclama l’opera di Dio Padre nel sacerdozio di Cristo e della Chiesa e l’opera del Figlio di Dio, Gesù Cristo, obbediente della volontà paterna, e infine il compito dei ministri ordinati con le dimensioni regali, sacerdotali e profetiche a essi inerente. Vorrei soffermarmi con voi, nel riflettere sul primo elemento che emerge dalla simbologia liturgica: l’olio. La tonificazione che esso esercita sul corpo, donando elasticità e vigore illumina il significato profondo che nel linguaggio biblico e liturgico dei segni sacramentali esprime. Lo Spirito di Dio, come olio, da vigore e abilita i credenti a compiere il suo disegno, come Gesù, l’Unto di Dio.  Insieme al frumento e al vino, l’olio è l’alimento che Dio promette al suo popolo nella terra promessa (Dt 11,14). Per questo è segno della sua benevolenza, del suo amore per l’uomo, e caparra della gioia eterna nella nuova Gerusalemme (Is 25,6). Così nei testi profetici e sapienziali l’olio diventa la metafora per esprimere la presenza e la forza di Dio (Ez 16,9), il suo perdono che sana le nostre ferite (Is 1,6). L’olio è anche fonte di luce; per tale ragione nella parabola delle vergini sagge e di quelle stolte, diventa simbolo della fede e di quelle opere della fede che permettono l’ingresso alle nozze eterne (Mt 25,1-13). Con una simile ricchezza di significati l’olio non poteva non diventare uno dei maggiori simboli cultuali anche per il nuovo popolo di Dio che è la Chiesa. Come nell’antico Israele si viveva la prassi di ungere i re e i sacerdoti per esprimere il conferimento di un incarico svolto in nome di Dio a favore del popolo, così da Cristo in poi l’unzione assume il valore della sacramentalità e dell’espressione del ministero sacerdotale. L’olio profumato del crisma è il segno fondamentale per esprimere quel particolare dono dello Spirito Santo che ci investe della stessa missione di colui che è l’Unto per eccellenza, Gesù Cristo. Nel segno dell’unzione con il sacro crisma i cristiani, inseriti nel mistero pasquale per mezzo del Battesimo, partecipano al suo sacerdozio profetico e regale e sono aggregati alla comunità del popolo di Dio, entrando definitivamente nella “terra di frumento, di orzo, di viti, di fichi e di melograni; terra di ulivi, di olio e di miele”, come ci ricorda il libro del Deuteronomio (Dt 8,8). L’olio dei catecumeni è utilizzato nel Sacramento del Battesimo per donare la figliolanza divina a chi lo riceve; l’olio degli infermi cancella nel cristiano morente i segni del peccato, lo fortifica nell’estremo combattimento e, per la virtù soprannaturale che possiede, gli restituisce anche la sanità corporale. A voi sacerdoti sono affidati questi oli santi che in virtù del sacramento dell’ordine e in forza del ministero, elargirete con amore e solidale conformazione a Cristo sacerdote. Cari sacerdoti, l’olio con il quale foste consacrati nel giorno dell’ordinazione, oggi riacquista lo stesso vigore e la stessa vitalità. Nel segno di qeust’olio possiamo trovare tutta quanta l’identità del ministro il quale, viene “impregnato” della presenza di Dio, reso tempio dello Spirito e chiamato a diventare nel mondo un testimone conforme a Cristo, l’Unto del Signore. Il mio desiderio, quale Pastore e vostro Padre, sia quello di realizzare insieme un presbiterio unito, solidale, fraterno, compassionevole e ricco di sentimenti cristiani. Con le parole di Paolo ai Filippesi mi rivolgo a voi: “Se c’è pertanto qualche consolazione in Cristo, se c’è conforto derivante dalla carità̀, se c’è qualche comunanza di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con l’unione dei vostri spiriti, con la stessa carità̀, con i medesimi sentimenti. Non fate nulla per spirito di rivalità̀ o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a sé stesso, senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri”. Sull’esempio del Maestro, troviamo vigore e conforto nel ministero e nella gioia del donarsi. Quando diciamo che occorre guardare a Gesù e che bisogna mettersi al servizio degli altri nella comunità non ci riferiamo ad una logica o a un progetto da imparare e ripetere, si tratta piuttosto del vivere quotidianamente i sentimenti semplici della gioia di donarsi all’altro. Tutto cioè deve passare attraverso la nostra semplice e quotidiana umanità. Il rinnovo del proprio “sì” alle promesse dell’ordinazione ha l’obiettivo di ridare forza al nostro essere e operare da presbiteri. In questa occasione vogliamo invocare lo Spirito Santo perché faccia delle nostre comunità luoghi in cui accogliere e praticare la vita nuova, le opere di solidarietà e di comunione, luoghi in cui le liturgie siano un incontro con Dio, che diviene comunione con i fratelli e le sorelle, luoghi che abbiano solo porte aperte e cuori ospitali. La liturgia della Parola ci presenta tre testi che hanno in comune la rappresentazione dell’opera dello Spirito Santo in Gesù con il simbolo dell’unzione. Essi evocano l’effusione dello Spirito Santo nel Signore in occasione del suo battesimo quando il Padre, dopo l’immersione nel Giordano, si rivolge al Figlio, consacrandolo come “l’amato nel quale ha posto il suo compiacimento”. Gesù stesso spiega questa teofania che da inizio al suo ministero pubblico usando la parola “unzione”. Entra solennemente nella sinagoga, per vivere in preghiera la sua relazione con il Padre. Su questo aspetto occorre soffermarci. Ci prepariamo a viere con intensa attesa l’anno giubilare, contrassegnato dalla riscoperta della preghiera. Sarà un tempo fecondo, ricco di grazia, nel quale recupereremo la vitalità e l’efficacia della preghiera. Un sacerdote a tanti di voi caro, don Ignazio Schinella, ha dedicato un testo sul tema della preghiera, intitolato “Spazio dell’amore”. Nelle sue pagine, intrise di fede e dottrina, la definisce “una lode, una meraviglia, uno stupore della vita, possibilità di sentirsi amati e di poter amare colui che è l’Amore. La preghiera è il frutto naturale di una persona che è stata conosciuta e amata da Dio. Due persone che si conoscono nell’amore non possono non occupare reciprocamente la mente e il cuore l’uno dell’altro. L’essere e l’agire della chiesa sono la preghiera”. Gesù da inizio al ministero pubblico partendo proprio dalla preghiera. Nella sinagoga di Nazareth Egli applica a sé stesso le parole del profeta: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato per annunziare ai poveri il lieto messaggio”. L’agire di Dio Padre, nel suo Unigenito mediante lo Spirito, viene così rappresentato come unzione che consacra sacerdote il Cristo. In tale modo, il sacerdozio del Signore viene riportato alla sua origine divina, che è il Padre, e all’operare dello Spirito Santo, definendo l’identità, la dignità e l’attività salvifica di Gesù come pontefice della nuova ed eterna alleanza. Vorrei in questo momento approfondire uno solo degli aspetti del sacerdozio e della missione di Cristo che emergono dal testo evangelico ascoltato: “Portare il lieto annuncio ai poveri”. A me e a voi sacerdoti, è affidata questa grande missione: annunciare la speranza. Siamo alle porte del Giubileo del 2025, incentrato provvidenzialmente sul tema della speranza. Vogliamo leggere questo segno, come un messaggio profetico per la nostra attività ministeriale. Gesù è la Speranza da annunciare. Per vivere l’efficacia di tale annuncio, a noi sacerdoti, basta compiere con zelo le prerogative specifiche dell’ufficio. Il primo compito dei ministri ordinati riguarda la celebrazione dell’Eucaristia; siamo sacerdoti che attingono vigore dall’Eucaristia e plasmano la propria identità a partire da Essa. Il secondo compito è la predicazione della Parola. Il Signore lo comunica agli apostoli inviandoli in maniera solenne: “Mi e stato dato ogni potere in cielo e in terra, andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni” (Mt 28, 19). Il terzo compito è la vita sacramentale. Nella celebrazione e amministrazione dei sacramenti viene portata a compimento, per mezzo dei ministri, la missione di annunciare il messaggio, d’istruire nella fede e di formare il popolo santo di Dio. Ecco, dunque, i compiti di coloro che mediante l’ordinazione sono rivestiti del sacerdozio ministeriale nella Chiesa: celebrare l’Eucaristia, predicare la parola di Dio, amministrare i sacramenti. Mi sia consentito, in questa solenne occasione, rivolgermi a voi cari sacerdoti, rivolgendovi un pensiero di gratitudine e di conforto. Gratitudine per la testimonianza che date al mondo e anche a me. Penso, infatti, alle diverse testimonianze sacerdotali che offrite con generosità nelle comunità parrocchiali, nei vari uffici, nelle circostanze manifeste e in quelle nascoste. Grazie per il vostro quotidiano sacrificio, vissuto con amore per la chiesa e per il popolo santo di Dio. Sono proprio le vostre belle attitudini a dare fiducia e gioia al mio cuore. Oltre ad esprimervi gratitudine, vi dono il mio conforto, soprattutto per le circostanze difficili e impegnative che siete chiamati ad affrontare. Con la forza dello Spirito del Crocifisso Risorto esclamiamo con Paolo: “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?” (Rm 8, 31-32). Sia questo la più nobile e vera consolazione. Papa Francesco nell’omelia della Messa crismale del 2022 ci ricordava che “Gesù è l’unica via per non sbagliarci nel sapere che cosa sentiamo, a che cosa ci conduce il nostro cuore…; Egli è l’unica via per discernere bene confrontandoci con Lui, ogni giorno, come se anche oggi si fosse seduto nella nostra chiesa parrocchiale e ci avesse detto che oggi si è compiuto tutto quello che abbiamo ascoltato”. La nostra Chiesa diocesana si prepara a vivere un momento ecclesiale significativo, quella della Visita ad Limina. Esso non assume soltanto il carattere “burocratico” della consegna alla Sede Apostolica di una sintesi sul decennale cammino ecclesiale compiuto. La Visita ad Limina è motivata da un’istanza teologica e pastorale: rafforzare la già reale comunione del Vescovo e della chiesa particolare con il Santo Padre e con tutta la chiesa universale. A voi il compito di pregare perché questo evento di grazia sia sorretto dalla vostra intercessione. 

In un tempo di forte precarietà a causa di guerre, divisioni, mancanza di lavoro e futuro incerto per i nostri giovani, non possiamo esimerci dal compito di “proclamare il lieto annunzio”, non possiamo esimerci dal dispensare l’olio che promana dalle nostre mani consacrate. Insieme a tutti voi, vorrei declinare le caratteristiche di quest’olio, che si adattano alla vita e alla nostra missione: 

OLIO DELL’AMORE 

OLIO DI BONTA’ 

OLIO DI CARITA’

OLIO DI DEDIZIONE

OLIO DI ELEMOSINA 

OLIO DI FORTEZZA

OLIO DI GIUSTIZIA 

OLIO DEGLI INDIGENTI

OLIO DI LETIZIA 

OLIO DI MISERICORDIA 

OLIO DI NOVITA’

OLIO DELL’OLTRE 

OLIO DI PERDONO 

OLIO DI RINNOVO 

OLIO DI SPERANZA

OLIO DI TENEREZZA

OLIO DI UMANITA’

OLIO DI VERITA’ 

OLIO DI ZELO 

A tutti noi, all’intero popolo di Dio, presbiteri, laici, religiosi e religiose, a tutti i consacrati dall’unico Spirito, è affidato il compito di ungere i nostri fratelli e le nostre sorelle con l’unzione dell’amore di Cristo. Insieme, chiesa di San Marco Argentano, vogliamo impegnarci a fondo a portare il lieto annuncio ai miseri, che passa attraverso la nostra fede e la vocazione affidataci da Dio.