Omelia Messa Internazionale Lourdes
Carissimi Pellegrini,
siamo convenuti a Lourdes da paesi diversi, da realtà uniche e irripetibili, portiamo nel cuore gioie e dolori, ci siamo messi in cammino da strade differenti! Nonostante ciò, possiamo vedere realizzarsi un grande miracolo: quello della comunione. Ci sentiamo una sola famiglia, riunita nel vincolo dell’amore, per celebrare nell’eucaristia il grande mistero della risurrezione che da senso e pienezza al nostro esistere. Vogliamo essere pellegrini animati da sentimenti di speranza e carità cristiana. Presentiamo all’altare del Signore la nostra vita e quella di ogni uomo e donna che sentiamo quanto mai vicini, accomunati dalla stessa fede che ci porta a testimoniante l’amore di Dio con coraggio e sincerità.
Sono diverse domeniche che il Vangelo di Matteo ci sta educando a comprendere il grande valore del Regno di Dio, cuore del messaggio evangelico annunciato da Gesù, e che noi imploriamo quotidianamente nella preghiera del Padre Nostro, quando, rivolgendoci a Dio supplichiamo che “venga il suo Regno”. Continua,anche in questa domenica l’insegnamento di Gesù con discorsi in parabole sul tema del Regno dei cieli.
Le domeniche scorse abbiamo riflettuto sull’immagine della vigna, con tutto il suo portato simbolico che riecheggia la Chiesa, luogo che si identifica come spazio nel quale sperimentare la presenza di Dio e dove sorge l’armonia dei figli che si riconoscono reciprocamente fratelli e sorelle in Cristo. Nella Chiesa tutti sono chiamati e abilitati a lavorare da buoni vignaioli, cercando di fare la propria parte a vantaggio
dell’edificazione del Regno dei cieli. Tutti, nessuno escluso, come più volte ricorda il nostro Papa Francesco. Oggi Isaia ci permette
di allargare gli spazi della fraternità ad una condivisione di relazioni più ampie e sempre più incentrare sui sentimenti della bontà, della gratitudine e della mansuetudine. Passiamo dalla simbologia della vigna a quella del “monte” sul quale Dio stesso preparerà un banchetto di grasse vivande, di cibi succulenti e di vini eccellenti. L’iniziativa presa da Dio di imbandire una mensa a cui tutti sono invitati è utile a comunicarci l’intimo desiderio divino della comunione universale. Non è una semplice mensa, quella predisposta da Dio, ma è una tavola di comunione. Questo ci porta a riflettere sulla qualità della mensa di Dio e sulla diversità che emerge con le mense umane: proliferano con sempre più frequenza le “tavole imbandite” dagli uomini potenti per spartirsi le ricchezze con gli inganni e i giochi di poteri. O le tante mense in cui si consumano e si tramano tradimenti e vendette fratricide! La mensa del Signore è quella della comunione e del perdono, nella quale gli invitati sono serviti e godono dell’abbondanza di una grazia smisurata. Così anche le nostre mense eucaristiche devono essere ornate di gesti di carità e di perdono, di aiuto reciproco e relazioni fraterne, dove tutti possono esclamare – come ci ricorda Isaia – “Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato”.
L’uomo invitato alla mensa del Signore si assimila al dono che Lui stesso offre. L’Eucaristia che celebriamo è la mensa in cui Dio si offre alla nostra vita per insegnarci a diventare offerta per gli altri, in modo da sfamare le folle con quella nostra povertà significata dai doni così semplici del pane e del vino! Chi si sazia di cose sante e giuste diventa capace di compiere opere prodigiose e impensabili. Così si realizzano le parole di San Paolo che riconosce nel suo essere tutto di Dio la possibilità concreta di poter compiere ogni azione: “Tutto posso in colui che mi da forza”.
La parabola odierna ci consegna tre grandi messaggi:
La stanza vuota: l’evangelista Matteo annota che il re prepara una festa di nozze alla quale inizialmente nessuno vi partecipa. Quella sala vuota è il cuore di Dio che ragiona secondo la logica della perdita più che del profitto. Egli sa che ogni scommessa fatta sull’uomo risulterà una scommessa persa. Nei confronti di Dio saremo sempre infinitamente ingrati rispetto al suo amore incondizionato. Eppure, Egli non si arrende alla logica del profitto: lascerà la “stanza vuota” e la libertà di rifiutare il suo invito perché ci sarà spazio per entrare nel suo cuore in ogni momento e ad ogni circostanza;
La strada: come gli invitati di Isaia al banchetto divino, così il re si rivolge ai servi per portare a tutti il suo invito. Nessuno sarà escluso perché il nostro Dio accoglie e invita chiunque a fare comunione con lui: “cattivi e buoni”;
L’abito nuziale: l’uomo senza abito nuziale è l’emblema del credente non credibile. Di chi ha pensato di credere in Dio senza togliersi l’abito dell’uomo vecchio, di chi aderisce alla fede senza mostrare nella vita il credo che ha sposato. Non si può vivere una fede incoerente e distaccata dalla testimonianza.
Abbiamo tutti nel cuore il desiderio di essere accolti alla mensa del Signore, di fare comunione con lui, di sentirci invitati nonostante le nostre miserie e povertà, ma proviamo ad essere più autentici nella testimonianza, sforzandoci di essere Cristiani credenti e credibili. Lo chiediamo alla Vergine di Lourdes, madre nostra, alla quale affidiamo la nostra vita e quella delle persone che portiamo nel nostro cuore. Amen