Carissimi,
nel clima e nel sentire della gioia che ci accompagna in questa celebrazione, saluto con affetto tutti voi cari fratelli e sorelle. Un caro saluto alla comunità parrocchiale “Beata Vergine del Monte Carmelo” in Grisolia; rivolgo un saluto ai presbiteri – per tutti al Vicario Generale don Salvatore e al Parroco don Vincenzo che ha accompagnato Mattia in preparazione al diaconato. Un cordiale saluto a don Mario Spinocchio, Rettore del Seminario San Pio X, ai cari seminaristi della nostra Diocesi, ai compagni di Mattia, alla sua famiglia, al Signor Sindaco e a tutte le autorità civili e militari qui presenti. Il nostro caro Mattia sceglie oggi di dedicare tutta la sua vita al Signore nel servizio della Chiesa. Il popolo di Dio gli fa corona, con la trepidazione e il rispetto che merita ogni scelta d’amore. Nella Chiesa, il sacro Ministero è affidato a chi si dona totalmente per il Regno dei Cieli; si chiede, a chi si avvia al sacerdozio, di anticipare il Regno con una piena offerta di sé e un impegno coraggioso, a suggello della consacrazione battesimale.
Caro Mattia, nell’affidarti il ministero della Parola, la Chiesa tra poco ti esorterà con queste parole: “Credi sempre ciò che proclami, insegna ciò che hai appreso nella fede, vivi ciò che insegni”.
Cari fratelli e sorelle, questo giovane che abbiamo imparato a stimare negli anni della formazione, in umiltà e obbedienza, ha già detto con i fatti la serietà con cui vuole dedicarsi totalmente al Signore. Nel celibato che promette di fronte all’assemblea sceglie oggi di avere per figli i poveri, i diseredati, chi ha fame e sete della giustizia, quanti – giovani o carichi d’anni – cercano il senso della vita. La missione di tutti i battezzati è di cooperare al disegno di Dio Padre, il quale vuole “che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità”. Ogni sacro ministro, ponendosi al servizio della Chiesa, che è chiamata “Gerusalemme celeste” e “madre nostra”, “sposa immacolata dell’Agnello Immacolato”, si impegna a dedicarsi con entusiasmo alla causa del Regno con totale libertà e con amore indiviso. Figlio carissimo, se vuoi metterti al servizio di Dio impara ogni giorno a considerare la Chiesa come “nostra madre”: cioè ad amarla con l’amore che Gesù ha per lei. Animato da zelo apostolico, diventerai testimone intrepido del Vangelo della salvezza, imparando giorno dopo giorno a considerare gli altri, anche quelli che hanno idee diverse dalle tue, come fratelli e sorelle che vanno accolti, compresi, custoditi, rispettati e amati. Sarà facile la tua vita di servizio alla Chiesa se saprai sorreggerti sui due sostegni che la tradizione cristiana ci offre come sostegno per il cammino. Per andare avanti nel percorso che oggi scegli, occorre dare il primato alla preghiera: alla vita secondo lo Spirito. Senza Gesù non si può far nulla. Per questo occorre riscoprire ogni giorno, con pazienza ma anche con coraggio, le ragioni dell’amore.
L’altro sostegno per avanzare nel percorso è che l’Amore diventi coinvolgimento, cioè una storia di attenzioni e di premure verso gli altri, spendendosi senza calcolo, cercando solo il regno di Dio e la sua giustizia. Come Cristo in croce si fa carico delle nostre debolezze, chi intende seguirlo nel ministero è chiamato ad assumere le fragilità dell’uomo, per riscattarlo e liberarlo. Caro Mattia, vieni ordinato diacono perché hai risposto di “sì” all’amore di Dio. Grazie all’amore di Cristo e alla comunione con Lui, Egli sarà più intimo a te di quanto tu lo sia a te stesso. Come ha insegnato S. Agostino, noi ameremo “in Dio e con Dio”: ameremo non solo con le nostre semplici forze umane, fragili e ferite dall’egoismo, ma con le sue stesse capacità di dono. Guarderemo all’altra persona non più soltanto con i nostri occhi e con i nostri sentimenti, ma secondo la prospettiva di Dio e di Gesù Cristo. Vedremo con gli occhi di Dio e Cristo. Ci immedesimeremo in Colui che ha dato la vita per tutti e dei molti ha formato una sola famiglia di figli per Dio, impegnati a far sì, che Egli sia tutto in tutti. Proviamo a meditare insieme quello il Signore ci ha donato ascoltando la Sua Parola. Tre parole-chiave abbiamo ricevuto dal profeta Geremia per poter entrare nel mistero del cuore di Dio: misericordia, diritto e giustizia. A te Mattia le consegno perché possano sempre accompagnare il ministero che ti viene affidato dalla Chiesa: il tuo unico vanto sia quello di mostrare a tutti la Misericordia di Dio; senza la misericordia il consacrato si tramuterebbe in uno sterile “funzionario”, magari abile nel “fare” e nel “pianificare” progetti più o meno efficaci, ma non sarebbe affatto “alter Christus“. Invocare e vivere la misericordia è il segreto per conoscere come conosce Dio e, soprattutto, per vivere ed agire con lo stesso cuore del Padre. Il secondo termine è “diritto”: la tua missione sarà quella di “dirigere”, cioè di mostrare con delicatezza e saggezza la via giusta, quella del bene e della libertà, la via del Vangelo che è promessa di felicità eterna. Infine, la giustizia: questa è intesa nella relazione che lega l’uomo a Dio, ma anche nel rapporto che lega l’uomo al suo prossimo. “Giustizia” è la parola che nella predicazione annuncerai per esprimere gli atteggiamenti dell’uomo chiamato alla solidarietà responsabile e alla condivisione fraterna verso chi è emarginato, debole, prigioniero, indifeso e straniero. Sarai uomo giusto quando ti prodigherai a “sciogliere le catene inique, dividendo il pane con l’affamato, introducendo in casa i miseri e i senza tetto. Lo stesso Gesù dichiara beati chi fa propri questi atteggiamenti: “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia”. Il mio augurio è che non manchi mai nel tuo cuore il perenne bisogno di cibarti del pane della giustizia e della verità. I fratelli che il Signore ti donerà saranno la manna che il cielo ti offrirà quotidianamente. Per disegno della Provvidenza Divina, il nostro sguardo è rapito dalla contemplazione del grande San Pio da Pietrelcina che oggi ricordiamo nella Celebrazione eucaristica. Il Santo del Gargano ha vissuto la sua santità nella potenza dello Spirito Santo che si esprimeva nel modo in cui celebrava la Messa, confessava, e guidava le persone sulla via del bene. Per questo è stato un modello di vita per i cristiani. Egli ha saputo così mostrare la salvezza che Dio offre nel suo Figlio ad ogni uomo di buona volontà. Padre Pio è stato e continua ad essere discepolo che proclama il mistero della salvezza, sia nel suo corpo che nel suo ministero sacerdotale, soprattutto attraverso i sacramenti dell’Eucaristia e della penitenza. Il santo di Pietrelcina, presente nel tuo nome di Battesimo, diventi per te Mattia e per ciascuno di noi autentico modello da imitare ci insegna a camminare insieme con il Maestro nel nostro pellegrinaggio terreno. L’ultima sollecitazione la voglio trarre dalla pagina del Vangelo: le parole di Gesù indicano la via privilegiata da seguire, quella della piccolezza. Il diacono è colui che sceglie ogni giorno la via del servizio, la via dell’umiltà, la via della modestia. Sentiamo l’eco delle parole sapienti del Siracide: “Figlio, nella tua attività sii modesto, e sarai amato dall’uomo e gradito a Dio. Quanto più sei grande, tanto più umiliati, così troverai grazia davanti al Signore”. Nella preghiera, come è solito fare, Gesù si rivolge al Signore in via confidenziale con affetto, utilizzando l’appellativo di Padre. Il motivo che muove Gesù a lodare il Padre è molto chiaro: “perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”. Farsi piccoli significa mettersi in una posizione di accoglienza e non di possesso. E la rivelazione di Dio in Gesù Cristo somiglia al gesto di essere presi in braccio: da quella prospettiva occorre guardare tutto il resto del mondo e dell’esistenza. I piccoli non antepongono i loro ragionamenti all’ascolto di Dio, ma fanno sempre precedere l’ascolto ai loro ragionamenti. I piccoli si lasciano mettere in discussione nell’immaginario che si sono creati e accettano che qualcuno doni loro una prospettiva di vita migliore. I piccoli sono felici per quello che hanno, mentre i grandi vivono costantemente nell’ansia di perdere e di affannarsi a recuperare. Gesù precisa un dettaglio che troppo spesso ci sfugge: la fede è un dono, non il risultato di uno sforzo o di una tecnica. Per questo l’unica grande cosa che interiormente ci prepara ad accogliere questo dono è il desiderio di Dio, la voglia infinita di volerlo incontrare. Finché questo desiderio non ci fa anelare a lui, vivremo costantemente nell’inutile tentativo di volerlo costringere a venire nella nostra vita propiziandocelo con sforzi e parole. La vocazione alla sequela, secondo la logica del Vangelo, è la risposta di chi si aspetta tutto da Dio e ha smesso di pensare che da solo sia capace di qualcosa di così grande. Caro Mattia, avrai il compito di accompagnare i giovani con l’esempio, con l’ascolto e con l’invito a formarsi nella fede e nell’appartenenza a Cristo, per essere disponibili al dono di sé, al servizio della Chiesa e della società civile. Insegnerai con l’esempio ad amare la Chiesa per amore di Gesù Cristo e dei fratelli. Amare non per un tornaconto, ma in maniera disinteressata. La nostra comunità diocesana in questo momento si stringe a te e alla tua famiglia con l’affetto e la preghiera unanime. Ti accompagnino l’intercessione e la protezione della Beata Vergine Maria e di San Marco Evangelista. Possa imitare Cristo “servo per amore”, conformandoti a Lui e amandolo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le tue forze. Amen