Omelia Madonna della Grotta 2024
Carissimi,
“l’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore”. Con queste parole di lode che abbiamo ascoltato nel Magnificat di Maria, voglio iniziare la mia riflessione sulla Parola di Dio che abbiamo appena ascoltato e che oggi risuona nei nostri cuori in questo giorno così bello per la Città di Praia a Mare, per i Paesi limitrofi, per la nostra Diocesi: è la festa della Madonna della Grotta. Un saluto cordiale al Parroco don Paolo, ai sacerdoti qui presenti, ai seminaristi, alle religiose, ai laici, al Signor Sindaco, alle autorità civili e militari qui cionvenute. Non potremmo servirci di parole più efficaci per dire la nostra gioia nella solennità in cui celebriamo il mistero dell’Assunzione di Maria Santissima al Cielo, in anima e corpo. Oggi celebriamo la Pasqua di Maria, il suo passaggio definitivo dalla condizione terrestre a quella celeste. Il suo transito è l’immagine di quel passaggio che vivremo quando il Signore cvi chimera a godere la sua gloria nell’eternità del Paradiso. Da maestra e discepola, Maria ci precede, ci accompagna e ci benedice. Apre la strada del nostro cammino e si pone all’avanguardia di una innumerevole schiera, quella delle creature redente in Cristo, pellegrina verso il Cielo. E allora, proprio come figli, oggi alziamo lo sguardo verso Maria, che come Madre si china su di noi. Guardiamo a lei come i figli che sanno di aver sbagliato, ma sanno anche che la mamma non ci riesce a non volergli bene. La nostra preghiera è fatta abitualmente di parole e gesti, per cui oggi vogliamo idealmente compiere un gesto e dire una parola. Il gesto è quello di mettere nelle mani di Maria tutto ciò che abbiamo nel cuore. È come se, allo stesso modo in cui Maria ha visitato Elisabetta, oggi venga a visitare tutti noi e ci chieda come stiamo. A noi il compito di affidare tutto ciò che abbiamo nel cuore nelle mani di Maria. Se poi allarghiamo il cuore e lo sguardo al mondo intero, allora abbiamo davvero tanto da consegnare a Lei. La prima lettura, tratta dal libro dell’Apocalisse, offre un segno di consolazione e di sicura speranza ai cristiani perseguitati di ogni tempo. La donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle è la comunità cristiana accerchiata dall’enorme drago rosso, che simbolizza il male. Liberata da Dio nel deserto, dà alla luce la nuova vita che apre il cuore dei credenti all’accoglienza di una nuova speranza. Questa immagine della donna liberata dal drogo è attribuita per antica tradizione cristiana a Maria. In essa vi è anticipato il trionfo della umanità intera, della comunità cristiana e di ogni fedele: proprio così, di ognuno di noi! Nel presente momento storico il cammino comune ci conduce verso l’Anno Giubilare del 2025. Sull’esempio di Maria, donna della Speranza, camminiamo come pellegrini di speranza verso l’Anno Santo, perché nella riscoperta della propria vocazione e mettendo in relazione i diversi doni dello Spirito, possiamo essere nel mondo portatori e testimoni del sogno di Gesù: formare una sola famiglia, unita nell’amore di Dio e stretta nel vincolo della carità, della condivisione e della fraternità. Come la Vergine di Nazareth dobbiamo anche noi accettare la presenza di Dio nella nostra vita e nelle nostre giornate: vivere nella semplicità la nostra esistenza, adoperare in modo generoso e offerente le nostre energie per riscoprire la presenza di eternità che è nascosta nella nostra esistenza quotidiana. Maria è l’icona della presenza di Dio nella storia e del suo intervento sulla stessa. L’Onnipotente, come ci ricorda il Magnificat, ha cambiato i criteri e i modelli della storia: “ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili”. Così ha fatto con la giovane Maria di Nazareth. Il canto di Maria che abbiamo ascoltato nella pagina evangelica ci apre ad una nuova prospettiva del vivere, perché ci ricorda le parole di una donna che ha trovato forza non nella potenza o nella ricchezza, ma in una fede semplice che le ha permesso di pronunciare il suo sì. Il Magnificat insegna che è necessario essere umili e grati, benevoli e responsabili, altrimenti si rischia di costruire una società di individui pieni di sé , accecati pieni di orgoglio, che si combattono quotidianamente.