Omelia per Suor Gabriella Arcangeli (50° di consacrazione di vita consacrata)
Carissimi,
in questo giovedì dell’ottava di Pasqua, nel quale Suor Gabriella ricorda il cinquantesimo anniversario di professione religiosa, la Parola del Signore ci offre alcuni spunti preziosi per approfondire nella fede il significato di questa ricorrenza. Anzitutto, potremmo ripetere le parole che Pietro affida ai giudei nel suo celebre discorso: “Nella tua discendenza saranno benedette tutte le nazioni della terra”. Ecco il grande mistero della vocazione di Suor Gabriella: 50 anni di fedeltà al Signore, nei quali ha certamente potuto sperimentare la sua continua benedizione. Insieme alla fedeltà di Suor Gabriella, non possiamo dimenticare la fedeltà del Signore, sulla quale non diremmo mai a sufficienza. Egli è il fedele, il giusto, il Santo, la roccia su cui fondare la casa della nostra vita. Ripercorrendo a ritroso il cammino fatto da Suor Gabriella, a partire dalla professione dei voti di castità, obbedienza e povertà, è possibile constatare quanto il Signore è stato buono con lei. L’ha resa suora, le ha donato una grande famiglia, quella di Bonifati, nella quale ha gustato la dolcezza delle grazie celesti, incontrando Cristo Signore nei fratelli e nelle sorelle, nei piccoli, nei giovani e negli anziani, che hanno arricchito la sua vita di quei doni, che questa sera riconsegna negli mani del Signore. Davvero la vita di Suor Gabriella è stata riempita dell’affetto di tante persone, di sacerdoti e amici, rendendola madre, sorella e amica di tanta gente. Interpretando i sentimenti di Suor Gabriella, ritengo che il primo testamento in questa circostanza sia quello pronunciare con il cuore: “Grazie, Signore!” Un canto di lode che si snoda tra il Magnificat e il Miserere. Magnificat per le grandi cose che il Signore ha fatto per lei; Miserere, perché si resta sempre peccatori, che spesso non corrispondono in pienezza alla grazia di Dio. La vocazione alla vita consacrata chiede di non conformarsi allo spirito di questo mondo che passa, ma di lasciarsi trasformare, seguendo la volontà di Dio. È quello che Suor Gabriella ha cercato di fare in questi cinquant’anni, consacrandosi al Signore per il bene dei ragazzi, soprattutto i più piccoli, proprio come è richiesto dal carisma specifico di Charles De Foucauld. Il sacerdote martirizzato, è un profeta per i nostri tempi: ha incarnato la spiritualità del deserto, intrisa di povertà, ascolto della Parola di Dio, silenzio e preghiera; sono queste le realtà che dobbiamo recuperare nelle nostre comunità. Egli si è reso “fratello universale” – nella vita solidale con i musulmani – continuando in questo modo a manifestare la bellezza di quella comunione che il Signore chiede di vivere e di testimoniare a partire dal riconoscerci “fratelli tutti”. Suor Gabriella ha attinto la sua dirompente audacia evangelica da un intenso, vivo e reale rapporto con il Signore. Tutto passa dalla fatica di una vita che diventa dono. Sentiamo il bisogno di riascoltare le parole di Gesù, che ci dice: “Se qualcuno vuole venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce, e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà”. Qui sta il segreto della vita: perdersi per ritrovarsi. È la legge dell’amore: rinunciare a sé stessi, al proprio egoismo, per “far essere di più” le persone che amiamo. In qualunque vocazione, nella mia, nella vostra, in quella di Suor Gabriella, vale la legge dello spreco: donarsi senza risparmio nel servizio di Dio e del prossimo. Amore che si dona al prossimo per amore di Dio. Un prossimo in cui vedere la presenza di Cristo, il quale, come ci ricorda il Vangelo si palesa, prima nei panni di un viandante sconosciuto, irriconoscibile alla vista dei due discepoli di Emmaus, poi in quelli di un fantasma. A partire da questa immagine evangelica, vorrei formulare un augurio che insieme a tutti voi, al parroco don Guido, ai sacerdoti qui presenti, al Sindaco, alle autorità civili e militari, alla comunità di Bonifati, estendiamo a Suor Gabriella. Carissima sorella, ti auguro di poter fare esperienza perenne di un inaspettato incontro con Gesù, per rinnovare quotidianamente il desiderio di seguirlo. Ti auguro di poterlo incontrare nascosto nella vita dei piccoli che educhi, nei giovani che accompagni, nei fratelli e nelle sorelle che incontrerai. Ti auguro di sentire sempre il desiderio di invitare Gesù a mensa, spezzando insieme a Lui il Pane della Parola e dell’Eucaristia, facendo della comunione con Lui, il segreto della tua vocazione. Ti auguro di poter dire nei momenti di tristezza: “Resta con me, Signore, perché si fa sera”. Ti auguro di poter sentire nel cuore la gioia che i discepoli hanno sperimentato quando hanno riconosciuto Gesù nello spezzare il pane. Ti auguro di metterti nuovamente in cammino, dopo questa prima sosta giubilare, per annunciare che “il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni”. Concludo con una preghiera di Charles De Foucauld che affido alla tua e alla nostra meditazione, augurandoti di rinnovare nel Signore la tua missione:
“Padre, mi abbandono a Te, fa’ di me ciò che ti piace.
Qualsiasi cosa tu faccia di me, ti ringrazio.
Sono pronto a tutto, accetto tutto, purché la tua volontà si compia in me,
e in tutte le tue creature: non desidero nient’altro, mio Dio.
Rimetto l’anima mia nelle tua mani, te la dono, mio Dio,
con tutto l’amore del mio cuore, perché ti amo.
E’ per me un’esigenza di amore, il donarmi a Te,
l’affidarmi alle tue mani, senza misura, con infinita fiducia: perché Tu sei mio Padre. Venga il tuo Regno su tutta la terra, venga in ogni anima.
Tutti gli uomini siano solleciti al tuo servizio,
la tua grazia regni padrona assoluta in ogni anima;
che tu solo agisca in ogni anima
e tutti gli uomini non vivano
che per mezzo di te e per te,
perduti in te.
Senza dubbio è la più grande felicità di tutti gli uomini che sia così:
è ciò che c’è di più desiderabile per il prossimo e per me. Amen.