Pensiero omiletico (Veglia di Pentecoste) – Belvedere
Ci ritroviamo insieme, questa sera, per celebrare la veglia di Pentecoste. Veniamo da luoghi diversi, da storie differenti, abbiamo camminato partendo dalle nostre case e dalle nostre comunità. Invochiamo su noi e sul mondo il dono dello Spirito Santo perché la nostra intelligenza e il nostro cuore, la volontà e gli affetti possano dischiudersi all’incontro con ogni fratello e sorella nel dialogo e nella pace. Concludiamo il tempo della Pasqua ringraziando il Signore perché ci è stato accanto con la Parola e con i segni della sua misericordia. Nelle persone che ci hanno accompagnato, nelle iniziative che abbiamo promosso, nei frutti che stanno maturando troviamo una speranza che fa di noi una profezia per il mondo. La Pentecoste indica un compimento, una meta raggiunta che tuttavia, ci spinge ad una missione più grande: la testimonianza! Essa richiede forza, coraggio, entusiasmo, creatività, spirito di intraprendenza. Tutte queste caratteristiche si realizzano e crescono nella comunione ecclesiale. E’ meraviglioso contemplare la vostra presenza questa sera, nella sfumature che esprimono diversità e convergenza. Allargando la nostra prospettiva e facendo memoria delle opere di Dio nella storia della salvezza, contempliamo nel suo atto creativo, all’origine del mondo, un gesto che scompone. Separa infatti la luce dalle tenebre, le acque di sotto da quelle di sopra, la terra dal mare, il giorno dalla notte. Dio, dunque, per dare la vita divide. In quell’atto creativo tutti gli esseri viventi sono generati ciascuno secondo la propria specie. In modo originale e singolare. I germogli, le erbe, gli alberi da frutto. I pesci del mare e gli uccelli del cielo, gli animali selvatici e i rettili della terra. Poi l’uomo. Ciascuno diverso dall’altro. Perché senza diversità non ci sarebbe nulla. Eppure, questa separazione iniziale non è motivo di conflitto. La divisione non genera barriere, ma produce armonia. La diversità non è una minaccia, ma una risorsa per la vita dell’umanità e per il tempo della storia. All’origine del mondo Dio ha disegnato i confini della terra e, nel compimento della salvezza in Gesù, ci ha rivelato che questi confini devono essere raggiunti da ciascuno di noi, nel segno della sua misericordia. Ce lo ricorda la testimonianza di Luca negli Atti degli Apostoli: “Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio (cfr. Atti 2,9-11)”. Possiamo attualizzare questa pagina degli Atti dichiarando la nostra diversità (“siamo vescovi, preti, suore, religiosi, laici, giovani, anziani, piccoli e grandi”) e la testimonianza di una convergenza di cuore (“tutti annunziamo le grandi opere di Dio”!). In questa multiforme grazia di Dio che nello Spirito Santo riesce a creare la comunione nella diversità, intercettiamo il grande dono della Pentecoste: la comunione! Gli ebrei celebravano la Pentecoste con una festa chiamata “festa delle settimane”, 7 settimane dopo la Pasqua, nella quale ringraziavano Dio per il dono delle primizie delle terra e per il dono della Legge di Mosè. Il popolo di Israele non ha vagato nel deserto senza una meta. Lì ha incontrato il Signore e ha stretto con lui un patto di alleanza. È diventato il popolo di Dio e ha scoperto la bellezza di appartenere al Signore. In un’alba di questo lungo viaggio, sulla cima del monte Sinai, Dio ha parlato e Israele gli ha dato ascolto. Il Signore ha consegnato, per mano di Mosè, le tavole della legge come una mappa per ritrovare la via dell’amore per Dio e per ogni uomo. Israele, nonostante le proprie fragilità, le mormorazioni e gli errori ha ascoltato questa parola come acqua che dona vita. Ad Essa, come l’antico popolo d’Israele, anche noi vogliamo abbeverarci, per poter dissetare, ancora oggi, ogni popolo della terra.
Noi cristiani celebriamo la Pentecoste ringraziando Dio per il dono della primizia dello Spirito Santo che feconda la terra del nostro cuore e ci lascia come unica Legge il comandamento dell’amore! L’incontro con Gesù, per sempre vivo nella storia, avviene all’inizio di un giorno nuovo. Un giorno che da allora sarà nuovo per sempre. Quell’alba che ha celebrato la vittoria della Risurrezione è la sorgente di una speranza incrollabile, nonostante tutti i limiti che l’uomo può sperimentare. Quell’alba, scaturita dalla croce, è l’inizio dell’annuncio universale della vittoria sulla morte. Da lì, per ogni uomo e ogni donna, il futuro è sempre un futuro promettente e il domani che ci sta davanti è sempre una possibilità rinnovata per compiere grandi cose nel nome di Gesù. Dopo aver sostato, con Maria, ai piedi della croce, possiamo incamminarci, sull’esempio delle donne della risurrezione, per le strade del mondo a portare con entusiasmo l’annuncio che il nostro Dio è compimento della libertà e dell’attesa nascosta nel cuore di ciascuno. Mi rivolgo a voi giovani, in particolare, per esortarvi a sentirvi come i discepoli nel cenacolo, radunati con Maria, in attesa del compimento della promessa di Gesù. Il Signore non ci lascerà soli! Il suo Spirito camminerà con ciascuno di noi, ogni giorno, e sarà la nostra forza. Il suo Spirito farà di noi i testimoni gioiosi ed appassionati della buona notizia del vangelo. E voi percorrerete le strade delle vostre realtà e raggiungerete i confini della terra per raccontare questa speranza che è speranza di ogni uomo. Nella cornice suggestiva di questo luogo e di questa sera, lasciamoci conquistare dallo Spirito di Gesù risorto. Vogliamo dunque fare memoria e rivivere la promessa e il compito che Gesù ha affidato ai suoi discepoli nel giorno del suo ritorno al Padre: “Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra” (cfr. At 1, 8). Quel Dio creatore che, all’origine del mondo, separando ha dato vita alla terra, nel dono del suo Spirito all’alba della Pentecoste, ha riunito ogni dispersione, ha riconciliato ogni divisione, ha dischiuso al dialogo ogni forma di incomunicabilità. La diffidenza si è trasformata in incontro, le barriere si sono sciolte e le frontiere si sono aperte. L’uomo che percorre le strade della terra non è più profugo o straniero ma è fratello di chi incontra e cittadino in ogni popolo. Lo Spirito della sapienza ha acceso il fuoco della passione per la verità e la ricerca, così che ogni cultura diversa, nel confronto sincero e rispettoso, possa essere un dono per ciascuno e una risorsa per il bene comune dell’umanità. Al termine di questa riflessione consegno tre parole sulle quali vorrei suscitare il desiderio di un cammino appassionato per tutta la Diocesi: condivisione, creatività e comunione. Lo Spirito Santo è il custode della nostra missione. Susciti nei nostri cuori il desiderio di condividere la fede, le gioie, i dolori e le speranze di ciascuno di noi, animi i nostri progetti pastorali nella creatività dei suoi doni, rafforzi il vincolo della comunione che ci rende chiesa unita nell’Amore. Amen.