Veglia Pasquale 2024

30-03-2024

Omelia Veglia Pasquale 2024 

Carissimi, 

con la veglia pasquale giunge a conclusione il lungo cammino del deserto quaresimale. La notte delle notti, ci toglie il sonno perché chiede di attendere con trepidazione e viva fede l’alba della risurrezione. Abbiamo cantato con il cuore e con la voce nell’exultet: “Questa è la notte in cui Cristo ha distrutto la morte, e dagli inferi, risorge vittorioso”. In questa notte, diversa da tutte le altre notti, l’evento unico della risurrezione di Gesù ha cambiato per sempre le sorti della storia. Cari fratelli e sorelle: a Pasqua non c’è spazio per la sofferenza, non c’è posto per la delusione; il sepolcro è stato abbandonato, il Signore è risorto! Se Cristo è risorto, tutto cambia nella nostra vita: siamo chiamati a diventare sempre più dei viventi, ad amare con più larghezza, altezza, profondità, con vera e totale donazione di noi stessi, nella gratuità più semplice e concreta; vogliamo amare sempre e comunque, senza lasciarci dominare dalla paura della morte; ce lo ricorda San Paolo con parole di profonda fede nel Cristo Risorto: “Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Infatti egli morì, e morì per il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù”. Due verità si realizzano nella nostra vita nell’intreccio di un solo grande mistero: siamo morti con Cristo e viventi per Dio. In questo modo la 

morte diventa luogo supremo di dono, e le morti quotidiane dell’odio, del risentimento, della violenza e della rassegnazione sono illuminate da una speranza più forte. Così tutta la nostra storia si trasforma in amore. Questa parola trasmette un chiaro segno di speranza perché afferma quello che la nostra fede ci fa credere: l’amore annienta della morte. Tale certezza illumina la nostra vocazione da convertiti, rovesciando progressivamente la mentalità dell’indifferenza e della cultura dello scarto, più volte sottolineata dal nostro Papa, per aprire i nostri cuori alla novità dello Spirito del Risorto. Rovesciare le nostre mentalità come la pietra che teneva chiuso il sepolcro di Gesù, cercando sempre in Lui la verità, la via e la vita. Le letture della Veglia Pasquale danno la possibilità di compiere un lungo percorso che va dall’antica alleanza alla pienezza dei tempi, quando Dio ha mandato a noi il suo Figlio come redentore. Noi ci soffermiamo sull’ultima lettura, che si comprende a partire da tutte le pagine della Bibbia scritte prima di questa, ma che a sua volta restituisce un senso diverso a tutte le altre, perché è dal Vangelo che viene la novità della risurrezione di Gesù. Il vangelo inizia con le donne che vanno alla tomba dove era stato deposto Gesù. Non sappiamo nulla di quello che sia successo il giorno prima, come Gesù sia risorto, cosa sia accaduto in quello spazio di tempo che Marco racchiude nell’espressione «passato il sabato» (Mc 16,1). Un silenzio sul sabato che da una parte porta a doverci arrendere: di fronte a quanto accaduto nel segreto della vita e della morte di Gesù, possiamo solo tacere, perché non abbiamo la possibilità di comprendere quello che vedremo solo quando i nostri occhi si riapriranno nell’eternità. Ma dall’altra parte questo elemento ci fa riscoprire che Dio è fedele: con la risurrezione del Figlio, Dio porta fino in fondo, e al suo compimento, quello che aveva fatto in origine, “benedicendo” e “santificando” il giorno del riposo, come ci ha ricordato il libro della Genesi.  Le donne che vanno in fretta al sepolcro sono inizialmente motivate dall’intenzione di andare a far visita ad un morto. Avvertono una difficoltà insormontabile di fronte ad un mistero così grande. Dobbiamo ammettere che dinanzi alla morte ci si può solo fermare. Il nostro sguardo non riesce a vedere oltre e spesso non vuole vedere oltre: come lo sguardo di quelle donne, il quale resta chiuso di fronte a un sepolcro. Solo la fede e la speranza permettono di “pensare oltre” la morte. Per ricevere l’annuncio della buona notizia, le donne entrano nel sepolcro: non possono rimanere fuori. Entrano, cioè, in un luogo per definizione chiuso. Da questo spazio chiuso, apparentemente senza via di uscita, si riceve l’annuncio che Gesù è davvero risorto. La nostra fede, a Pasqua, ci farà vedere il sepolcro non solo vuoto, ma soprattutto aperto. Una semplice sfumatura che ci comunica una grande verità: la tomba resta un luogo aperto dove entrare, senza che essa impedisca di uscire. E come per Gesù, anche per noi, si realizzerà l’uscita dal sepolcro da risorti.  Vorrei, insieme a voi, declinare tre espressioni del Vangelo, perché questa notte, si realizzi nella nostra vita, il mistero che celebriamo. 

  1. Non abbiate paura!”. Il primo sentimento nello smarrimento è la paura. Il giovane invita le donne a non averne, ma nonostante l’annuncio della risurrezione, per altre tre volte si ripete il loro timore. L’invito del messo celeste è tipico dell’AT e ricorda le parole di Gesù ai discepoli intimoriti nella notte di tempesta in mare (Mc 4,40). Di che paura si tratta? La paura delle donne deve avere a che fare con l’amore, come la donna del Cantico che va in cerca dell’amato. (Ct 5,6). L’amato Gesù non c’è. Dove trovarlo? Senza di Lui tutto è vano e perso. Senza l’amore: ecco la paura di chi non crede alla Risurrezione! Cari fratelli e sorelle, la Pasqua imprima nel nostro cuore la certezza di mettere al primo posto Gesù, perché di conseguenza tutte il resto sia al posto giusto; 
  1. È risorto!” Questa è la meravigliosa esclamazione che cambia la storia del mondo e di ciascun credente. Dall’annuncio pasquale inizia la fede e acquista senso spendere la propria vita accanto al Signore. L’annuncio ricevuto, va trasmesso perché il discepolo non è un contenitore di nozioni, ma un testimone dell’incontro che gli ha cambiato la vita. È testimone dell’amore che supera la morte (Ct 8,6); 
  1. Vi precede in Galilea”. È il luogo in cui è iniziato il discepolato. In qualche modo è come se Marco ci invitasse a ricominciare la nostra missione, a partire da questa notte. È quanto ordinariamente viviamo nella liturgia, nella gradualità del cammino di fede che si approfondisce giorno dopo giorno. Galilea significa ritornare al primo incontro d’amore. 

Questa notte è una notte che ci dà speranza. Ci dice che non siamo soli nel nostro cammino di persone e di comunità. Ci dice che il Signore Risorto è con noi. Aspetta ognuno di noi in Galilea per mandarci di nuovo ad annunziare che Egli è risorto. A tutti il mio augurio di Pasqua. Un augurio cristiano: che il Signore illumini le nostre vite, specie nei momenti della difficoltà. Ricordiamoci ogni giorno quello che Gesù ci dice: “Non abbiate paura, io ho vinto il mondo. Io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo. Buona Pasqua!