Avvento 2023 “Facciamo spazio alla Parola di Dio”

Carissimi,
a pochi giorni dall’inizio dell’Avvento, “tempo forte” che la Chiesa ci dona per riscoprire il mistero di Cristo che assume la forma umana, vorrei esternarvi un pensiero che nasce dal cuore perché possa tornarvi utile meditarlo nelle settimane che ci porteranno a contemplare la nascita di Gesù nella festa del Santo Natale.
Vorrei, anzitutto, chiedere a tutti voi di celebrare con fede i giorni di grazia che l’Avvento ci consente di vivere. Papa Francesco ci ricorda che il nuovo anno liturgico è scandito da momenti che ci offrono “la possibilità di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo, immergendo la nostra vita nel mistero della sua Pasqua, in attesa del suo ritorno” (Desiderio Desideravi 64).
Viviamo perciò questi giorni rinnovando i nostri sguardi di stupore e di meraviglia per il mistero del Natale, guardando alla Sacra Famiglia di Nazareth, con la stessa intensità di amore e di contemplazione, testimoniati mirabilmente da San Francesco d’Assisi.
L’Avvento deve risvegliare in noi il dinamismo dello Spirito, la cui voce si può sentire quando si crea lo spazio per favorire il silenzio e la quiete del cuore. Vorrei, pertanto, indicare nella Lectio divina che vivremo a livello diocesano nelle foranie di Belvedere, Scalea e San Marco nei giorni 3, 10, 17 dicembre, una proposta tipo da accogliere in seno ad ogni comunità, come metodologia utile per mettere in rilievo l’importanza di fondare la riscoperta del messaggio di Avvento nella preghiera e nella meditazione della Parola di Dio. Sarà utile a tutti ascoltare le parole della Scrittura, meditarle, accoglierle, e poi condividerle per gustarne i frutti e assaporarne le delizie.
La carità, in parole e in opere, sia al centro di ogni attività pastorale perché si traduca nella vita il mistero del Verbo che si fa carne nella carne di ogni uomo e donna, in special modo in quelle membra sofferenti che attendono l’agire samaritano di ogni Cristiano.
Accoglieremo di domenica in domenica, i testimoni e i modelli che la liturgia propone per aiutarci a diventare sempre più credibili nella fede che professiamo. Apprezzeremo l’austera povertà del Battista, la sua scelta radicale di preferire il deserto ai salotti dei potenti, il suo amore per la verità che supera la paura della morte. Ci consoleranno le parole profetiche di Isaia che predisporranno i nostri cuori a riscoprire la realtà di una nuova era messianica in cui saranno restaurate la giustizia e la pace divina. Ascolteremo le parole del Maestro Gesù: ci saranno di conforto, ci aiuteranno a fare scelte di senso, le doneremo agli sfiduciati e sapremo condividerle con gioia ed entusiasmo.
Il Vangelo di Marco nella prima domenica che aprirà il tempo dell’Avvento ci colloca nel contesto dei discorsi escatologici, nei quali Gesù parla ai discepoli del “tempo ultimo”, descrivendolo non come mera proiezione di un futuro caratterizzato da incertezza, ma come realtà che da senso, forma, misura e contenuto al tempo presente.
L’Avvento ci proietta in prospettiva verso la celebrazione del Natale, ma non dobbiamo lasciarci ingannare dalla bramosia del raggiungimento del domani che innesca l’insorgere dell’oblio dell’oggi. La Grazia non può trasformarsi in una mera chimera, impossibile da raggiungere; essa, invece, si qualifica come dono da accogliere quotidianamente, ora! Per questo l’Avvento non dovrà scorrere come un fiume in piena tra le nostre aspettative e proiezioni. Sia, invece, un tempo ricco di pazienza, attesa, stupore, meraviglia e gioia da gustare senza fretta. La parola Avvento ci rimanda al passato per celebrare Colui che è già venuto, al futuro per attendere Colui che verrà per l’incontro ultimo e definitivo, al presente di chi è qui ed ora il “Dio con noi”.
Tra memoria del passato e speranza del futuro, siamo chiamati a valorizzare il momento presente che diventa per noi memoriale, lode, celebrazione e liturgia.
Per questo motivo i verbi utilizzati da Gesù nel Vangelo di Marco non parlano al passato, ma indicano un presente che attende la nostra risposta. L’Avvento è il tempo prezioso per ridestare le coscienze degli uomini.
“Fate attenzione” è il primo verbo usato Gesù! L’attenzione suggerisce la presenza di pericolo che potrebbe essere dannoso o persino mortifero. Attenzione da rivolgere ai nostri atteggiamenti egoistici e ipocriti; attenzione alla realtà che cambia; attenzione ad un mondo che sembra soccombere sotto le potenze devastatrici delle guerre e delle violenze; attenzione alle nostre parole offensive e prepotenti; attenzione alle necessità dei fratelli; attenzione ai nostri interessi inopportuni e fraudolenti; attenzione alle nostre preghiere piene di “io” e povere di Dio!
“Fate attenzione”, ce lo chiede Gesù, con umiltà, ma con ferma decisione!
Il secondo verbo è “vegliate”, tre volte all’imperativo e uno all’infinito: un comando senza fine. “Vegliare” sempre e in ogni momento perché se non sappiamo tutto di noi stessi, ciò che siamo e ciò che saremo, conosciamo, tuttavia, quello che davvero conta: essere pronti ad accogliere la Grazia di Dio, non come dormienti, ma come sentinelle che precedono l’arrivo dell’alba. Il profeta Isaia rivela la nostra identità nell’immagine dell’argilla che si lascia plasmare dal vasaio: “Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani”. Con questa metafora che appartiene alla sfera artigiana vorrei indicare il percorso da seguire in questo tempo di Avvento: lasciamoci plasmare da Dio, confidando non in quello che sapremo fare, ma nella certezza di ciò che Egli farà per noi e per chi si lascia guidare dalla tenerezza di un “Dio che verrà a visitarci dall’alto come sole che sorge”. Vegliamo! Buon cammino di Avvento!

San Marco Argentano, 26 novembre 2023 Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo

† Stefano, Vescovo

Avvento 2023

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