4 marzo 2023

Il saluto di mons. Stefano Rega

Gentilissimi Sindaci di San Marco Argentano e di Scalea e dei comuni della nostra Diocesi, distinte autorità civili e militari tutte: grazie!
Grazie per i sentimenti che sono stati espressi, grazie di questa accoglienza, di questa bellissima preparazione al mio ingresso che ha visto anche voi, oltre ai sacerdoti, disponibili e impegnati. La vostra presenza mi onora ed è per me motivo di profonda gratitudine perché, al di là del valore istituzionale, spero che rappresenti anche l’inizio di un cammino di conoscenza personale e di un rapporto di stima e di collaborazione vicendevole.
È questo il mio primo incontro ufficiale con questo territorio ed è significativo che avvenga in una piazza, in un luogo aperto, in un incrocio di strade. La “piazza”, l’agorà è il luogo dell’incontro, del confronto e a volte anche dello scontro, è il luogo simbolo di ogni forma ed espressione del diritto della persona umana alla libertà. Luogo in cui – chi vuole – può prendere la parola; luogo in cui è possibile incontrare la ricchezza plurale e dialogante delle culture, delle istituzioni e delle ideologie; ma soprattutto il luogo che riconduce alla vita e al lavoro della gente comune; luogo in cui trovano espressione le gioie e i drammi dell’esistenza umana. Luogo in cui è possibile ascoltare il grido della gente bisognosa di prossimità e da cui, ogni istituzione – al di là del credo religioso – è chiamata e invitata a collaborare alla comune edificazione dell’unica comunità civile.
Questo nostro incontro mi permette di raggiungere tutti i nostri concittadini e mi offre la possibilità di ricordare un impegno fondamentale e costitutivo della Chiesa ben espresso da Papa Francesco in Fratelli Tutti: «la chiesa si adopera per la “promozione dell’uomo e della fraternità universale”; che esce dai suoi templi, dalle sue sacrestie, per accompagnare la vita, sostenere la speranza, essere segno di unità… per gettare ponti, abbattere muri, seminare riconciliazione» (Cf. Fratelli tutti, 276). Ossia una Chiesa chiamata a vivere ed operare “in piazza”.
Il rapporto con le istituzioni, pur nel dovuto rispetto delle reciproche e legittime autonomie della sfera civile da quella religiosa, sarà per me espressione fondamentale nel mio servizio di Pastore di questa Chiesa locale, perché ritengo che l’integrazione – in spirito di reale collaborazione – tra la carità pastorale e quella socio-politica sia lo strumento necessario per l’autentica promozione del bene comune.
Le crisi che stiamo vivendo, non solo a motivo della pandemia e dello scenario bellico dell’Ucraina, colpiscono tutti: crisi economica, crisi di valori, crisi di modelli, insieme alla fatica dei giovani di trovare lavoro, la fatica della vita familiare in particolare delle nuove generazioni; le difficoltà in ambito scolastico e di promozione culturale, così come l’emergenza sanitaria, le povertà diffuse e le criticità morali, i fenomeni di microcriminalità e di varie dipendenze, dal gioco, dalla droga, dall’alcool, la difficile cura e custodia della “casa comune”, l’impegno sociale e quello politico-amministrativo. Solo una vera alleanza e sinergia permetterà di dare a questo territorio riscatto e giustizia, attenzione e accoglienza e costruire una civiltà dell’Amore.
Carissimi amministratori della “res pubblica” sarò sempre al vostro fianco in tutte le iniziative che metteranno al centro la promozione e la dignità della persona umana ed il bene comune, la giustizia e la legalità, così come mi adopererò con voi per realizzare il sogno di una società fraterna in cui ci impegniamo a non dare per carità ciò che spetta alla gente per giustizia, consapevole che la politica, è una vocazione altissima ed è una delle forme più preziose della carità che mira alla costruzione del bene comune.
In quest’ottica comincia oggi il nostro comune itinerario di sollecita collaborazione e di proficuo lavoro a favore di questa bella terra che mi accoglie e chiedo a voi tutti di sostenere e di accompagnare con me la vita di migliaia di persone. Grazie

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