1. INTRODUZIONE
La Fase di ascolto Sinodale svolta nella Diocesi di San Marco Argentano – Scalea, composta da 116.900 abitanti di cui 113.715 battezzati (97,3% del totale), 70 sacerdoti, 65 parrocchie divise in 3 foranie, quella di Scalea, di Belvedere Marittimo e di San Marco Argentano.
Territorialmente la Diocesi comprende 32 comuni ricadenti nella Provincia di Cosenza; 11 ricadono nella Valle dell’Esaro mentre gli altri sulla Costa Tirrenica.
Gli incontri sinodali hanno rappresentato un momento di grande ricchezza per la nostra Chiesa locale. Poche volte, almeno negli ultimi anni, movimenti, associazioni, gruppi e uffici si sono ritrovati insieme per condividere il cammino, per affrontare la sfida dell’ascolto e dare voce alle proposte che nascono dalle esigenze reali del Popolo di Dio.
Quanto emerso e di seguito riportato proviene dai lavori di referenti diocesani (sacerdoti e laici) degli uffici di Pastorale Giovanile e Vocazionale, Ufficio Liturgico, Ufficio Catechistico, Ufficio Missionario, Ufficio Ecumenismo e Dialogo Interreligioso, Ufficio di Pastorale sociale e del lavoro, Ufficio IRC, Caritas Diocesana, Progetto Policoro, e ancora Azione Cattolica, Rinnovamento nello Spirito, Cammino Neocatecumenale. Primo rammarico della campagna di ascolto diocesana è non essere riusciti a interloquire con tutte le realtà associative e non che vi operano all ́interno di essa, seppur consapevoli che alcuni hanno vissuto una fase di transizione e riorganizzazione interna altri per via della situazione pandemica hanno dovuto rallentare il cammino.
La consultazione delle parrocchie ha coinvolto 22 comunità partendo dalla convocazione dei rispettivi Consigli Pastorali Parrocchiali, i quali hanno delineato i passi da compiere per l’ascolto del territorio e delle realtà componenti le comunità ecclesiali. I parroci, anche grazie al lavoro dei facilitatori, hanno colto l’occasione per ascoltare i vari gruppi interni, ma anche le associazioni e movimenti non ecclesiali presenti nel contesto territoriale. L’ascolto è stato esteso anche alle altre istituzioni quali le Amministrazioni Comunali, partiti politici e le Scuole.
La Fase Diocesana è stata inaugurata dal Vescovo nell ́ottobre 2021 con una Convocazione Ecclesiale, seguita da una Celebrazione Eucaristica alla presenza del clero diocesano e delle rappresentanze laicali. Successivamente, dopo la costituzione dell’Equipe Diocesana, ciascuna parrocchia ha provveduto a nominare un proprio referente che ha avuto il compito di coordinare il lavoro di ascolto, in sinergia con il parroco e i membri dell’Equipe Parrocchiale (facilitatori). I mesi di Novembre e Dicembre scorsi sono stati dedicati alla formazione dei referenti parrocchiali e dei facilitatori con i quali sono state delineate, alla luce del Documento Preparatorio, le linee guida per le consultazioni sinodali. I mesi di Gennaio, Febbraio e Marzo sono stati invece dedicati all’ascolto secondo la creatività pastorale e ciò che lo Spirito ha suggerito alle singole comunità.
Anche il clero, prima per singoli gruppi, poi in un incontro generale, si è raccontato, ascoltato e confrontato. La fase di ascolto si è conclusa con l’Assemblea Diocesana che ha coinvolto tutti gli organismi di partecipazione.
Il primo momento fondamentale delle assemblee è stato ritrovarsi. La Chiesa diocesana, complice i due anni di pandemia, ha beneficiato della gioia dello stare insieme. Come i discepoli di Emmaus, i partecipanti nella preghiera iniziale hanno chiesto allo Spirito Santo di “insegnare la via da seguire” […] ma anche di “ritrovare l’unità per camminare insieme verso la vita eterna”.
Si è cercato di dare voce a tutte le fasce di età presenti, in modo particolare quella adulta compresa tra i 30 e i 70 anni. Altro dato emerso è la difficoltà di ascoltare i giovani. Solo alcune parrocchie ne hanno avuto un buon numero nei momenti di incontro proposto; purtroppo, molto più spesso, si legge di parrocchie che hanno avuto numeri esigui di giovani da ascoltare.
Questo può essere considerato un nuovo punto di partenza per ripensare le comunità parrocchiali: occorre trovare una “linguaggio comune” che li raggiunga. Non emerge un ascolto da parte di coloro che vivono un disagio sociale o varie forme di povertà. Spesso risultano oggetto di analisi, ma quasi mai soggetto di ascolto.
La difficoltà più grande emersa negli incontri è il non sentirsi parte di una comunità. Infatti, anche negli stessi gruppi che operano nelle parrocchie di una stessa città non sempre c’è comunione e condivisione.
Il dato comune emerso dalle sintesi parrocchiali e diocesana è la bontà del metodo proposto:
tutti concordano che è vitale per le comunità incontrare spesso i gruppi e i singoli, per condividere quanto più possibile il cammino. Dall’ascolto dovranno scaturire le proposte pastorali.
2. CORPO DELLA SINTESI
Sono state affrontate quasi tutte le tematiche proposte dal Documento Preparatorio, ma in particolare i gruppi si sono confrontati su i seguenti nuclei tematici:
I. COMPAGNI DI VIAGGIO
II. ASCOLTARE
V. CORRESPONSABILITA’ E MISSIONE
VI. DIALOGARE NELLA CHIESA E NELLA SOCIETÀ
VII. DIALOGARE CON LE ALTRE CONFESSIONI CRISTIANE (solo Ufficio Missionario, Ecumenismo e Dialogo Interreligioso)
X. FORMARSI ALLA SINODALITA’
In tutti i contesti ascoltati i due anni di pandemia hanno acuito la distanza tra le persone, la scarsa propensione al dialogo, la difficoltà anche solo di ritrovarsi. Unanime in tal senso è il desiderio di ripartire, o forse addirittura di iniziare anche dove già si faticava a programmare, progettare e realizzare un cammino insieme. L’altra dimensione che ha fatto irruzione nelle vite delle parrocchie è la Guerra in Ucraina, che ha stimolato interrogativi anche rispetto alla capacità di ciascuno di rispondere a bisogni straordinari di accoglienza. In diversi incontri si è riscontrato quanto sia difficile riuscire a cogliere la disponibilità di nuove persone (oltre a quelle stabilmente presenti in parrocchia) a camminare insieme. Spesso le comunità appaiono frammentate e poco integrate, nella diversità dei gruppi che le compongono. Infatti, si evince la necessità di una pastorale integrata e non settorializzata, attraverso la quale, le diverse generazioni e i carismi che la compongono possano entrare in dialogo tra loro per un arricchimento reciproco.
A ciascuno è stato chiesto quanto nella Chiesa riusciamo a camminare insieme; come promuoviamo il confronto e la collaborazione; se siamo disposti ad esser audaci e creativi abbandonando la logica del “si è sempre fatto così”; e ancora, come ci formiamo alla sinodalità e quanto il nostro modo di lavorare contribuisce a far crescere uno stile sinodale.
Ciò che è emerso in numerose consultazioni è che c’è molta fatica nella collaborazione e nel dialogo tra i diversi gruppi. Si ha come l’impressione che ogni organismo viaggi per conto proprio, non operando in un’ottica di “pastorale integrata”.
Una particolare attenzione è rivolta alle famiglie, cellula vitale della società e ponte tra le generazioni. Non sempre sembrano essere presenti in toto alla vita ecclesiale, se non in forma occasionale durante la preparazione prossima ai sacramenti dei loro figli. Si ha la consapevolezza, che oggi la famiglia ha subito un mutamento nella sua originalità e spesso si entra in dialogo con famiglie “allargate”, famiglie che portano dietro “ferite” nelle quali i figli sembrano essere un peso o un “pacco” da collocare. La proposta concreta è che ogni comunità, laddove non sia già presente, proponga un percorso di accompagnamento per le famiglie che non si fermi esclusivamente alla preparazione dei fidanzati al matrimonio ma che rimanga costante con degli incontri ricreativi e di formazione.
Si registra anche un forte disagio sociale, causato della microcriminalità, l’uso degli stupefacenti e un retaggio culturale, spesso causato da povertà umane e materiali. In tal senso si propone un percorso di fattiva collaborazione tra le istituzioni e le agenzie educative presenti nel territorio per offrire un’alternativa valida a quanti restano incagliati nella rete della malvivenza. Percorsi alternativi potrebbero essere l’attivazione di doposcuola, sportelli di ascolto dedicati, attività di educazione alla legalità, attività di orientamento al lavoro etico con il supporto del Progetto Policoro Diocesano. Tutto può essere sintetizzato in progetti di rieducazione al valore della vita e rispetto del corpo.
Bisognerebbe riscoprire lo stile della collaborazione, della rete e avere ben chiaro che l’altro è una risorsa e non un ostacolo. Con particolare riferimento alla corresponsabilità e missione è emerso come sia necessario curare i rapporti interpersonali per poter migliorare il camminare insieme e lavorare meglio, così come la cura dell’amicizia. Bisognerebbe essere più inclini all’innovazione, guardare anche al proprio servizio con prospettive più di ampie vedute per rientrare nella pastorale integrata in tutti gli organismi di partecipazione.
C’è bisogno anche di adattare il linguaggio, il modo di dialogare con gli altri, adattare il linguaggio della Chiesa al nuovo modo di comunicare del mondo, specialmente dei giovani. Bisognerebbe abbattere i muri creati dall’era dell’immagine per recuperare quel forte senso di ascolto e relazione che deve esserci tra credenti credibili.
Si è convenuti che non è sempre scontato pensare in maniera sinodale, ma tutto sta nel come si lavora. Pertanto, formarsi alla sinodalità in una determinata maniera porterebbe ad un migliore lavoro nei vari gruppi e realtà associative. È emersa una speranza: ascoltare voci diverse che hanno una stessa necessità, cercare uno stile per camminare insieme in maniera sinodale; una Chiesa che entra in dialogo con la realtà della scuola, della politica, del lavoro.
Il frutto della preghiera e l’azione liturgica restano il perno centrale del cammino comunitario, che unisce tutti e cerca di mettere in dialogo la comunità. Si chiede di valorizzare la domenica come incontro primordiale della comunità, giorno di festa e condivisione.
Da diversi racconti è emersa una difficoltà nel porsi all’ascolto dell’altro e anche una poca propensione ad imparare ad ascoltare. Spesso la parrocchia si lascia pervadere dai pregiudizi che fanno percepire la Chiesa come un luogo “per pochi”.
Per alcuni la mancanza di partecipazione è frutto di una carenza o mancanza di credibilità e di testimonianza da quanti rappresentano la Chiesa. Però altri hanno riconosciuto una buona capacità di ascolto al loro interno.
Dall’incontro nascono i progetti e si concretizzano le azioni da compiere in forma comunitaria, per una crescita sana e collettiva delle comunità.
A livello diocesano si propone: l’istituzione di una Consulta Diocesana, che si incontri periodicamente, e alla quale partecipino gli Uffici Diocesani e le aggregazioni laicali, con diversi incontri; l’istituzione di una Scuola d’ascolto diocesana che diventi prima di tutto luogo di incontro e poi di programmazione e condivisione di tutto il cammino. Tra le esperienze esemplari e positive si riporta quella della redazione del “Progetto Catechistico Diocesano” costruito attraverso una capillare campagna di ascolto fatta tra i catechisti di tutte le parrocchie della Diocesi e durata per anni. Una vera e propria esperienza sinodale fatta di tappe, di incontri, di luoghi, persone ed esigenze.
Tutti hanno riportato momenti di ricchezza rappresentati da momenti di ampio respiro, diocesani per lo più, che consentono di valorizzare i talenti, di creare rete, di suscitare entusiasmo, di conoscere da vicino realtà diverse, di uscire dalle “posizioni comode” acquisite e passare dalle idee alla pratica. Tutti hanno concordato che la condivisione è la strada maestra di ogni cammino, una condivisione che è fatta di confronto, di testimoni credibili, di servizio, di disponibilità, di umiltà e di riscoperta della fragilità.
Altra esperienza positiva emersa è quella del Centro d’Ascolto Diocesano gestito dal Rinnovamento nello Spirito. Questo è un centro d’ascolto che mira ad accompagnare sia professionalmente che spiritualmente tutti coloro che vivono un disagio psichico: mentre la persona che ha una difficoltà è in colloquio con un professionista, nella stanza affianco ci sono dei volontari che pregano per lui davanti al Santissimo Sacramento.
Per quanto riguarda le parrocchie, nella maggior parte delle relazioni, sono emerse esigenze di “dialogo” che nascono nel momento in cui si abbattono i muri e si prende coscienza del fatto che l’altro la possa pensare diversamente da noi. Una comunità non si costruisce restando sul pulpito, immobili ad impartire buone condotte da seguire ma bisogna guardare l’altro con il cuore, per le strade, come faceva Gesù. Non sono dunque le regole da imporre che portano avanti una comunità parrocchiale, ma la volontà di tutti di collaborare con responsabilità, riscoprire le fragilità di ognuno e porvi rimedio; siamo in cammino e dobbiamo crescere nell’amore vicendevole sostenendoci gli uni gli altri. L’esperienza del Sinodo ha fatto riscoprire l’importanza del costruire relazioni, per questo si propone un’apertura della Chiesa intesa come partecipazione di tutta la comunità parrocchiale e di ascoltare anche chi vive ai margini.
Nota dolente sono i giovani. Si denuncia una grande sofferenza della loro assenza alla vita ecclesiale, cercando anche di suggerire alcune strategie per attrarli e inserirli in un cammino, ad esempio, la proposta nella scelta del servizio agli indigenti o verso i piccoli della comunità. Di contro, sempre nel contesto giovanile, si registra un gran numero di adolescenti e giovani che svolgono il loro servizio in parrocchia come educatori/animatori di oratorio, nel contesto liturgico o della carità, affiancato da un percorso di crescita umana e spirituale. Sembrerebbe che la mediazione dell’oratorio, nella molteplicità delle sue proposte, diventa uno strumento necessario d’incontro, dialogo e crescita nella fede. La Chiesa dai giovani è vista come un grande motore sociale che permette di creare alleanze con la comunità civile nelle diverse componenti. Allo stesso tempo, emerge anche un dato di poca attenzione nei confronti dei giovani: non sempre si hanno proposte che possano soddisfare le loro esigenze, non si sentono accolti ed ascoltati e il disinteresse nei loro confronti li porta ad isolarsi, a non entrare in dialogo con gli altri e ridurre tutto alla loro cerchia ristretta di amici.
I passi concreti che emergono dalla fase di ascolto sono:
– Pensare una pastorale ordinaria integrata per mettere in dialogo i diversi carismi e le fasce di età;
– Una progettualità, che abbia la capacità di dialogare con coloro che sono estranei agli ambienti parrocchiali, in modo particolare attraverso lo strumento dei centri di ascolto nelle famiglie;
– Creare una consulta laicale, per dialogare con le istituzioni e le associazioni non ecclesiali presenti nel territorio;
– Una rivalorizzazione delle unità pastorali, per una maggiore collaborazione tre le comunità parrocchiali e la progettazione a linee comuni nelle scelte e percorsi che vengono proposti;
– Attivazione di sportelli di ascolto zonali;
– Arricchimento del progetto catechistico diocesano, con una adeguata formazione dei
catechisti;
– Una riformulazione del cammino di preparazione al Sacramento della Cresima, troppo simile a quello dei ragazzi per la Prima Comunione, e con esigenze diverse dovute al processo di crescita nella fase della preadolescenza;
– Istituzione di una scuola sociopolitica impregnata da principi e valori cristiani per la formazione della futura classe politica e amministrativa.
In particolare, per i giovani è emersa la necessità di:
• aiutarli a vivere la vita della parrocchia e a trovare il proprio posto all’interno della comunità dei fedeli;
• creare momenti di incontro, confronto e dialogo anche al di fuori dei gruppi già operanti in parrocchia;
• motivare la partecipazione alla vita parrocchiale organizzando eventi con missionari che animino e coinvolgano tutta la comunità;
• trovare nuove forme di linguaggio e di comunicazione anche attraverso l’utilizzo delle moderne tecnologie.
• istituzionalizzare l’Oratorio come luogo di crescita e d’incontro intergenerazionale;
• valorizzare lo sport come strumento educativo e di aggregazione.
Per quanto riguarda il clero diocesano, si è ribadita l’esigenza di voler camminare insieme.
È stato proposto in particolare di coinvolgere i docenti di religione per raggiungere tutti gli studenti e per essere più incisivi nel mondo giovanile. Nell’ascolto è stata sottolineata la necessità di un maggiore sostegno umano e pastorale nei primi anni della vita sacerdotale creando occasioni di confronto e condivisione delle esperienze. Tra le proposte è emersa la possibilità di vita comune per i presbiteri che lo desiderano nel rispetto della vocazione secolare. Inoltre, si auspica ad una incarnazione del territorio per conoscere i reali problemi e le potenzialità che si attivano sul luogo in cui si svolge il ministero.
3. CONCLUSIONI
Ogni realtà ascoltata ha raggiunto la sua meta. “Insieme” è la sfida più difficile a cui è chiamata la nostra Chiesa Diocesana. Questa sfida può essere realizzata solo se Cristo viene messo al centro del nostro cammino e della nostra progettualità. C’è bisogno, in primis, di un rinnovamento del cuore, per dare vita a una Chiesa “giovane” e attenta alle esigenze, ai desideri e ai problemi di tutti, una Chiesa che non abbia paura di essere audace e creativa.
La Chiesa diocesana deve prendere atto che il Popolo di Dio (o quanto meno buona parte di esso) che opera nelle diverse componenti ecclesiali, ha il desiderio di superare la frammentazione vissuta e di ritrovarsi insieme per camminare insieme. Alla Diocesi toccherà il compito di mettere in pratica questo desiderio, creando occasioni di comunione, di incontro, facilitando il dialogo e la condivisione, assumendo lo stile Sinodale come forma del cammino della nostra Chiesa.
Si registra tanto entusiasmo nel metodo sinodale e si percepiscono i frutti della grazia che lo Spirito ha concesso, ma nello stesso tempo, molti lamentano un senso di sfiducia, abbandono e alcune volte rassegnazione. Le comunità risultano spesso frammentate e divise, alcune volte dettate dalla territorialità della parrocchia, altre dalle “minacce” sociali, vedi Covid prima e guerra ora, causano dispersione e calo d’interesse. Una forte minaccia è quella del chiudersi in se stessi e vivere una fede privata e finalizzata agli appuntamenti di precetto. Ciò che si chiede è un consolidamento della pastorale ordinaria. Sicuramente il territorio diocesano ha delle belle esperienze in atto e registra un ricco cammino di tradizione, ma spesso sono finalizzate a se stesse o non riescono ad emergere come dovrebbero. Un buon coordinamento della pastorale potrebbe permettere una maggiore efficacia nella adesione alle proposte. Spesso manca nelle comunità ciò che dovrebbe essere scontato: lo stile evangelico della cura e della prossimità sono le forme richieste. Una progettualità che guarda la persona nella sua interezza aiuterebbe a non vivere appuntamenti occasionali di fede, ma intraprendere un processo di crescita. Il cammino condiviso sembra rallentare i processi e registrare più fatica nel percorso, ma permette un maggiore attecchimento del frutto e un lavoro efficace, capace di parlare a più persone e in diversi modi.
In conclusione, si può chiaramente evincere che in tutte le assemblee sinodali, anche se in maniera diversa, è venuta fuori l’esigenza di uscire fuori, di scendere in piazza, nelle case, per andare incontro all’altro collaborando con le realtà del territorio.
Un’esigenza di Chiesa in uscita che sia alla portata di tutti. Così facendo si potrà essere attivamente più aperti all’ascolto dell’altro e si potranno creare relazioni con le persone che stanno più ai margini della parrocchia. L’organizzazione per quartieri di incontri di dialogo e di confronto su determinate tematiche, soprattutto nei momenti forti dell’anno, aiuterebbero questo processo. Tutto ciò deve essere accompagnato da una programmazione pastorale di più ampio respiro con incontri cadenzati in tutto l’anno (e non più solo nei momenti forti) curando di più la fase di verifica delle varie attività e valorizzando i talenti di ogni membro degli organismi pastorali. Per raggiungere anche chi è lontano si propone in concreto di promuovere esperienze di incontro in luoghi neutrali, non espressamente in luoghi dedicati al culto.
Camminare insieme richiede un investimento di tempo, disponibilità all’incontro e all’ascolto e attenzione alla persona con i suoi pregi, difetti e limiti; perciò, per farlo è necessario creare occasioni di condivisione e confronto che consentiranno di individuare con delicatezza i bisogni.
Se la Chiesa sembra apparire, spesso, prigioniera in un inverno rigido e nebbioso senza fine, il rinnovamento, la rinascita, la primavera sono, nella realtà, sempre pronti a “sbocciare”.
Si auspica che ci sia una Chiesa presente e attiva, capace di affermare alcuni valori universalmente riconosciuti, che diventano punto di forza e attrazione per i lontani.
L ́ÉQUIPE SINODALE
Don Francesco LAURIA Don Loris SBARRA Dr. Andrea GUAGLIANONE Dr.ssa Rosalba CUPONE Dr.ssa Marianna DE LUCA Dr.ssa Anna BILOTTA
Allegato: > SINTESI SAN MARCO-SCALEA