
“Dopo questo,
io effonderò il mio spirito
sopra ogni uomo
e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie;
i vostri anziani faranno sogni,
i vostri giovani avranno visioni.
Anche sopra gli schiavi e sulle schiave,
in quei giorni, effonderò il mio spirito”.
(Gioe 3,1-2)
Carissimi confratelli
quest’anno abbiamo pensato di non vivere insieme la veglia diocesana di Pentecoste per la molteplicità degli impegni dovuti al sinodo e all’anno giubilare lasciando che ogni comunità potesse liberamente pensare ad un momento di preghiera per prepararsi alla Pentecoste.
Desidero però raggiungervi almeno con un messaggio perché possiamo vivere, anche se a distanza, l’attesa e la celebrazione della Pentecoste sempre in uno spirito di condivisione e poter invocare su ciascuno di voi e su tutta la comunità diocesana la forza dello Spirito Santo affinché accompagni la nostra Chiesa e il nostro ministero con quel coraggio e con quella passione con cui gli apostoli, usciti dal Cenacolo, annunciarono la bella notizia del Cristo Risorto.
Quest’anno penso alla pentecoste lasciandomi accompagnare dal libro dell’Apocalisse e in particolare dal testo che abbiamo ascoltato qualche giorno fa nella VI domenica di Pasqua (Ap 21,10-14.22-23), dove l’apostolo Giovanni, ormai anziano sull’isola di Patmos, ha questa visione e vede la Gerusalemme celeste, la città Santa che “non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello”.
Auguro a tutti voi e all’intera comunità diocesana di continuare ad avere visioni, a sognare, a lasciarsi avvolgere dalla novità dello Spirito, a pensare la nostra chiesa come la Gerusalemme celeste, la città Santa, la città della pace che accoglie, accompagna, ama, perdona, che lotta e si impegna per l’unità e la comunione; auguro a tutti di avere visioni come l’ho avuta io fin dal primo momento e come l’ho scritta nella prima lettera pastorale “Cristiani dell’Oltre”: la visione di una chiesa che sa passare all’altra riva, che sa andare oltre, che sa attraversare il lago senza avere paura delle tempeste anzi accogliendo le sfide come delle opportunità, una chiesa che sa prendere il largo, che sa staccarsi dalle sponde della sicurezza del “si è fatto sempre così” e sa osare nuovi cammini, nuovi percorsi, come ci invita a fare il Signore e il Magistero della Chiesa. La visione di una chiesa diocesana che non ha paura, che sa anche liberarsi dalle certezze, dalle sicurezze di restare ferma alle sponde del lago ed è capace invece di attraversare, di andare oltre, libera per servire. “Più della paura di sbagliare spero che ci muova la paura di rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli, mentre fuori c’è una moltitudine affamata e Gesù ci ripete senza sosta: «Voi stessi date loro da mangiare» (Mc 6,37)”. (EG, 49)
A tutti l’augurio di avere visioni belle per la nostra chiesa e che lo Spirito Santo susciti in noi queste visioni e ci aiuti a realizzarle. “Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato all’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione. La riforma delle strutture, che esige la conversione pastorale, si può intendere solo in questo senso: fare in modo che esse diventino tutte più missionarie, che la pastorale ordinaria in tutte le sue istanze sia più espansiva e aperta, che ponga gli agenti pastorali in costante atteggiamento di “uscita” e favorisca così la risposta positiva di tutti coloro ai quali Gesù offre la sua amicizia…” (EG, 27)
Concludo ancora con un augurio che prendo dalle parole di Papa Leone XIV, nell’Omelia della Messa di Inizio del Ministero Petrino del 18 maggio scorso: «Questo, fratelli e sorelle, vorrei che fosse il nostro primo grande desiderio: una Chiesa unita, segno di unità e di comunione, che diventi fermento per un mondo riconciliato. In questo nostro tempo, vediamo ancora troppa discordia, troppe ferite causate dall’odio, dalla violenza, dai pregiudizi, dalla paura del diverso, da un paradigma economico che sfrutta le risorse della Terra ed emargina i più poveri. E noi vogliamo essere, dentro questa pasta, un piccolo lievito di unità, di comunione, di fraternità».
Infine, allego il testo della Preghiera per la Pace predisposto dall’Ufficio Liturgico Nazionale della CEI in occasione della Veglia di Pentecoste 2025 da poter usare nelle nostre comunità.
Auguro a tutti una Santa Pentecoste.
San Marco Argentano, 02 giugno 2025
† Stefano Rega