Carissimi, all’inizio del tempo della Quaresima, mi è gradito rivolgere a tutti voi un messaggio che possa tracciare alcune linee essenziali per aiutarci a vivere questo tempo forte con intensa e vitale spiritualità. Il mio augurio è anzitutto quello di potersi mettere in cammino sui passi di Gesù, seguendolo, ascoltandolo, consolandolo, sostenendolo negli ultimi momenti della sua vita terrena descritti nei Vangeli che gusteremo con delizia nel tempo quaresimale. Avvertiremo smarrimento, scoraggiamento, imbarazzo, quando accompagneremo Gesù lungo la via del dolore, sentiremo la crudele sofferenza che precederà la sua crocifissione, proveremo angoscia e tristezza nell’ora buia della morte, saremo raggiunti da una gioia indicibile quando canteremo l’exultet nella notta gloriosa della Pasqua “in cui Cristo ha distrutto la morte e dagli inferi risorge vittorioso”. Canteremo la “felice colpa” di Adamo attraverso la quale abbiamo ottenuto per grazia la vittoria sulla morte.
Prima di giungere a godere i frutti della Pasqua, il Signore ci dona un tempo favorevole, quello quaresimale, attraverso il quale prepararci bene per giungere alla gloria della Risurrezione. Conosciamo dalle pagine della Sacra Scrittura il valore simbolico del numero quaranta. Furono tali i giorni del diluvio, quarant’anni durò la peregrinazione del popolo di Israele nel deserto, per quaranta giorni il Signore Gesù si è sottoposto alla fame e poi alla tentazione nel deserto. Ce lo mostra il Papa nel suo ultimo messaggio per la Quaresima, ricordandoci che “Gesù stesso, come ricordiamo ogni anno la prima domenica di Quaresima, è stato spinto dallo Spirito nel deserto per essere provato nella libertà. Per quaranta giorni Egli sarà davanti a noi e con noi: è il Figlio incarnato. A differenza del Faraone, Dio non vuole sudditi, ma figli. Il deserto è lo spazio in cui la nostra libertà può maturare in una personale decisione di non ricadere schiava. Nella Quaresima troviamo nuovi criteri di giudizio e una comunità con cui inoltrarci su una strada mai percorsa”.
Il tempo quaresimale ci aiuti a riscoprire la bellezza dell’esperienza del deserto. Antonie de Saint’Exupéry, nel suo famoso libro “Il piccolo principe” afferma che “il deserto è bello perché da qualche parte nasconde un pozzo dove bere”. Tutto ciò si è realizzato per Israele nel deserto, luogo in cui la Provvidenza divina si è manifestata puntualmente. L’infedeltà del popolo eletto ha trovato come corrispettivo la risposta fedele di Dio. L’esperienza dell’Esodo si riverbera nella nostra vita spirituale. In questo tempo di grazia avremo 40 giorni a nostro favore per sperimentare che Dio non ci abbandona in balia della nostra miseria, non ci lascia incustoditi, privi di pane, senza acqua, in preda alla tentazione di rifugiarci in Egitto per tornare a mangiare le cipolle a prezzo della libertà. Il primo modo per sensibilizzare la Quaresima è quello di tornare ad abitare il deserto. Scopriremo nella Parola di Dio il pozzo da cui attingere l’acqua che disseta la nostra sete; la celebrazione eucaristica sarà il nostro pane spirituale che ci dona la forza per continuare a camminare nella via che il Signore ha tracciato.
Emblematico è l’episodio di Elia narrato nel primo libro dei Re. Il profeta si ritrova solo nel deserto, impaurito a causa della crudeltà di Gezabèle che minaccia di metterlo a morte. La sua unica possibilità è di appellarsi a Dio. Questi non gli fa mancare il sostegno: “Su mangia, perché è troppo lungo per te il cammino” (1Re 19,4-8). L’offerta del pane e dell’acqua di per sé è un gesto semplice, ma se accompagnato dal doppio tocco della mano dell’angelo esso si traduce in segno di prossimità, presenza e tenerezza che vuole scuotere, si manifesta in dolcezza come quella di una madre che si fa prossimo al proprio bambino e lo invita ad alzarsi per affrontare la giornata, diventa appello a continuare nonostante tutti i limiti avvertiti.
Il secondo passaggio che metto in rilevo è la riconciliazione con la nostra umanità. La consuetudine di stilare un programma da seguire fatto di pii esercizi, sovente disattesi, non ci distolga da un’autentica pacificazione con la nostra fragile natura. Con salutare monito per la nostra vita spirituale cogliamo nei Vangeli alcune sfumature di Gesù in relazione alla sua umanità. I Vangeli, infatti, non ci parlano di un Messia eroe, ma di un uomo vero, in tutte le sue conformazioni. La sua fame dopo i quaranta giorni nel deserto, come lo è stato per Elia, dimostra che il cammino quaresimale ci conduce ad una pienezza di umanità. Sentiremo fame, quella di verità, se faremo digiuno di superbia, di orgoglio, di parole vane, di tempo inutilmente speso, di occasioni che ci portano a deviare dalla via evangelica. Affronteremo come Gesù e con Gesù le nostre tentazioni: il peso delle fatiche, l’amarezza delle rinunce, le vie crucis personali e altrui. Sull’esempio di nostro Signore impariamo a vincere le tentazioni con l’ascolto della Parola, con la fedeltà alla preghiera, con la pedagogia del digiuno. La gusteremo in abbondanza, lasciandoci da essa provocare, illuminare, guidare, fortificare.
Il Santo Padre, al termine dell’Angelus dello scorso 21 gennaio, V domenica della Parola, ha annunciato un anno dedicato alla preghiera in preparazione al Giubileo del 2025 “caratterizzato dall’espressione dei discepoli rivolta a Gesù: «Insegnaci a pregare» (Lc 11, 1). In effetti abbiamo bisogno di apprendere a pregare e il vero Maestro può essere solo lui: Gesù, il Figlio di Dio che con la preghiera del Padre Nostro ha rivoluzionato il mondo della preghiera umana. Il motto «Insegnaci a pregare» è già una preghiera che sorge dal profondo del cuore con il desiderio di essere esaudita. All’interno di questa preghiera di invocazione si è pensato di proporre alcuni strumenti semplici e in gran parte già attuati quotidianamente dalle nostre comunità. Si tratta pertanto di suggerire da parte nostra forme di preghiera conosciute e realizzate, ma in questo Anno vissute più intensamente e frequentemente così da rendere più stabile il rapporto con il Signore”.
Come segno di attenzione ad ogni comunità parrocchiale, in occasione del mio primo anniversario di consacrazione episcopale che si celebrerà il prossimo 18 febbraio, donerò una lampada che sarà da voi alimentata lungo tutto l’anno dedicato alla preghiera. Essa arderà attraverso l’olio della fede, ci aiuterà a ricordarci che il nostro impegno primario è quello di pregare, come Gesù ci ha insegnato, rivitalizzando lo spazio dell’orazione come luogo di incontro con il Signore. Nella preghiera attingeremo la forza e la vitalità del nostro apostolato. Inoltre, sarà suggerito ad ogni comunità, l’utilizzo di una Via Crucis elaborata dalla Parrocchia San Giuseppe Lavoratore” in Scalea, nella quale si riprendono le meditazioni della Lettera Pastorale “Cristiani dell’oltre”.
Il nostro proposito di conversione diventi concreto e non ideologico. In questi termini è annunciato dai profeti attraverso l’imperativo “ritorna”, rivolto da Dio alla nostra vita perché si declini non in personali programmi di sacrificio e lotte atroci, ma in un lungo e possibile cammino di ritorno al cuore di Dio, nostro Padre che “esce di casa per abbracciarci” (cfr. Lc 15,11-32).
Papa Francesco in un suo messaggio quaresimale affermava che tale tempo forte ci mostra come “il bene, l’amore, la giustizia e la solidarietà, non si raggiungono una volta per sempre; vanno conquistati ogni giorno”. Occorre chiedere a Dio la pazienza dell’agricoltore per non arrenderci nella fatica e nella possibilità di fare il bene, compiendo un passo alla volta. Sì, un passo alla volta, come è indicato in una bella preghiera di Antoine de Saint-Exupéry, nella quale implora dal Signore “l’arte dei piccoli passi”. Saranno piccoli i nostri passi, lenti, e affannati, ma è così che li ha vissuti Gesù in cammino verso il Golgota. Talora cadremo, sotto il peso delle nostre croci, ma non smetteremo di camminare, con Lui che ci aiuterà a salire sul Golgota, su quell’erta dove si è consumata la realtà di una Passione che ha cambiato per sempre le sorti della storia.
Coraggio, carissimi, iniziamo insieme la Quaresima con spirito rinnovato, con il cuore docile alla Parola e con la vita piena di fede, speranza e carità.
Buona quaresima, vi benedico fraternamente.
San Marco Argentano, 12 febbraio 2024
† Stefano Rega
Vescovo