Il Messaggio per gli auguri di Pasqua del vescovo mons. Stefano Rega

Carissimi, esortati quest’anno dal messaggio di Papa Francesco a vivere la Quaresima come “tempo forte in cui la sua Parola ci viene nuovamente rivolta: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile» (Es 20,2)”, i vostri cuori siano raggiunti da un pensiero di augurio, intriso di speranza e gratitudine per l’opera prodigiosa che si realizza nel mistero pasquale. La Chiesa, dispensatrice di tesori celesti che elargisce abbondantemente riversandoli su di noi, offre un tempo d’intensa partecipazione spirituale; i giorni santi della settimana in cui si celebrerà il triduo di passione, morte e risurrezione, ci rinviano a quelli della creazione. Dio, nella sua multiforme sapienza, ordinò il caos con l’armonia del creato, disponendo al cuore del suo progetto creativo, la primarietà dell’uomo. L’armonia interrotta dal peccato originale, trova la sua soluzione nel dono salvifico di Cristo, per mezzo del quale l’uomo viene definitivamente redento per la gloria eterna. La storia della salvezza, mirabilmente cadenzata dalle letture che ascolteremo nella celebrazione della Veglia pasquale, descrivono la pedagogia divina di un progetto di amore che il Signore ha disposto fin dalla creazione a beneficio dell’uomo. I segni del suo agire nella storia di Israele, dicono la certezza del suo esserci accanto, della sua premura paterna, del suo amore fedele, certezze che infondono in noi coraggio e fiducia. La Pasqua diventi occasione propizia per celebrare liturgie belle, decorose e performative. Belle e decorose perché risplendano di dignità liturgica, performative perché producano frutti visibili nella maturazione della persona. Le nostre comunità parrocchiali, naturalmente predisposte ai riti pasquali per antica tradizione, siano sollecitate ad una celebrazione della vita, dove il mistero liturgico si innervi nella quotidianità, in modo tale che non ci sia divergenza tra ars celebrandi e ars vivendi, tra liturgia e vita. Papa Francesco ci ricorda che “la Chiesa deve seguire Cristo sulla strada che conduce ad ogni uomo. Così possiamo vedere nel nostro prossimo il fratello e la sorella per i quali Cristo è morto ed è risorto. Quanto abbiamo ricevuto, lo abbiamo ricevuto anche per loro”. Il “passaggio” che chiedo di vivere a tutta la chiesa diocesana è quello di una testimonianza credibile della nostra fede. L’esempio delle donne che fuggono di buon mattino al sepolcro, manifesti ai nostri occhi l’intrepido slancio di una comunità missionaria, audace nelle scelte, profetica nelle parole, spinta da carità e orientata ai beni celesti. Di notte, la “notte delle notti”, saremo raggiunti dal fulgore di una luce fioca e al tempo steso poderosa, nella liturgia solenne del cero pasquale che adornerà le nostre chiese, illuminerà i nostri occhi, infiammerà di divino amore i nostri cuori. Canteremo la “felice colpa” adamitica, certi della redenzione ottenuta per i meriti di Gesù Cristo, nel cui sacrificio, rinnoviamo la nostra obbedienza alla compassione, al “soffrire con”, intersecando la nostra esistenza con quella dei fratelli e delle sorelle che incontriamo ogni giorno lungo il cammino. Allarghiamo i confini della nostra carità, non ponendo limiti, non ergendo mura, ma edificando strade e costruendo relazioni intrise di fraternità. Questa sia il dono da custodire nelle nostre comunità parrocchiali, dove la pace, primo dono del Risorto, sia pane quotidiano per alimentare il desiderio della santità. La Pasqua non è solo annuncio di una tomba vuota, ma è profezia di vita nuova, è “buona notizia” di un volto, di un cuore, di una voce, di una persona, Gesù Cristo, nostro Salvatore! Nella parola “credenti” si cela il mistero della redenzione: siamo uomini e donne di fede nelle cui vene scorre il sangue di chi lo ha versato per redimerci dal peccato. In questo momento non possiamo esimerci dal ricordo doloroso e straziante di chi si assimila perfettamente al mistero pasquale a causa delle guerre, delle violenze, della miseria, degli oltraggi subiti. La Terra di Gesù, quella che ormai si fa fatica a definirla “santa”, è diventata un campo di sangue dove si sacrificano quotidianamente vittime innocenti sugli altari di un’inutile guerra fratricida. Quella che celebreremo sia una Pasqua che segni un passaggio definitivo dalla cultura della guerra a quella della pace. Preghiamo per la Terra Santa, particolarmente sensibile ai riti pasquali che si celebreranno, preghiamo per i fratelli ebrei e musulmani, affinché l’Egitto della schiavitù generato dalla violenza termini nell’esodo felice verso una “terra nuova” dove regni pace, amore e solidarietà. Il Cristo Risorto faccia fiorire i noi i sentimenti più nobili che garantiscano la crescita e lo sviluppo di un’umanità redenta, non solo nella dimensione celeste, ma anche in quella terrena. La luce del Risorto porti serenità e pace a tutta la comunità diocesana, ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai laici, camminando sempre insieme, sulle orme di chi precede in Galilea, nell’attesa di incontrarlo nel volto e nella storia di chiunque ci chiederà di annunciarlo che “non è qui, è Risorto” (cfr. Mc 16,7) Buona Pasqua!

† Stefano Rega, vescovo

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