Martedì Santo

Riflessione di Mons. Leonardo Bonanno

Il mio ricordo di Sergio

Sergio Caparelli

La notizia della improvvisa scomparsa del piccolo Sergio Caparelli, di circa otto anni, avvenuta il 15 gennaio 2011 sui banchi della Scuola Elementare di contrada Iotta di San Marco Argentano, mi è giunta a Roma dove mi ero recato per prestare giuramento presso la Congregazione per i Vescovi, essendo stato eletto il 7 gennaio alla sede vescovile di San Marco Argentano-Scalea. Provai un profondo dolore nell’apprendere la triste notizia e nel contempo un senso di spirituale appartenenza, che mi legava al piccolo e alla sua famigli, benché ancora non li conoscessi. In un messaggio inviato dalle Poste Vaticane espressi ai genitori di Sergio la mia vicinanza al loro dolore con la preghiera e l’affetto, invitandoli a guardare al loro figlio come a un angelo nel firmamento del Cielo. Feci l’ingresso a San Marco il sabato 2 aprile di quell’anno, festa di San Francesco di Paola, compatrono della diocesi, mentre il giorno dopo mi sono recato in pellegrinaggio presso il nostro Santuario Mariano del Pettoruto. Partecipai per alcuni giorni alla Conferenza Episcopale Calabra ed il 7 aprile di buon’ora iniziai il mio servizio pastorale nel centro diocesi, partecipando alla intitolazione delle Scuole Elementari di Iotta a Sergio Caparelli. Con i rappresentanti dell’Amministrazione comunale del tempo, con il Presidente della Provincia, mio conterraneo, con la comunità scolastica e tanti amici della famiglia Caparelli incontrammo i genitori di Sergio, Debora e Daniele, e gli altri familiari presenti alla cerimonia. Nei diversi interventi sono stati espressi sentimenti di solidarietà cristiana mentre io rivolsi all’attonito uditorio parole di speranza, “virtù che, come dice S. Paolo, non delude”. Lo stesso apostolo ci ricorda (si era prossimità della Pasqua del Signore): “Se Cristo non fosse risorto noi crederemmo invano”. Dissi ancora che il nostro piccolo fratello, non più visibilmente presente in mezzo a noi, era stato chiamato assai presto in Paradiso, come avvenne per i fanciulli Francesco e Giacinta di Fatima. Trasfigurato in Dio anch’egli avrebbe potuto godere in qualche modo dell’onnipotenza divina, tanto che sarebbe stato possibile ai suoi cari avvertirne i segni della sua presenza. Abbracciai papà e mamma lasciando loro, come segno di affetto, un’immagine della Vergine Maria, che tiene in braccio il Bambino Gesù. Negli anni successivi, specialmente leggendo il libro “E guardai il Cielo” di Debora Roberto (madre di Sergio) trovai la conferma di un Dio che si fa vicino alla sofferenza dei suoi figli. Tutta la Bibbia infatti ci aiuta a comprendere come il nostro è il Dio dell’Amore e della Vita e la Parola di Dio ha aiutato in questi anni la famiglia Caparelli a dare un senso al loro dolore come anche i due pellegrinaggi compiuti da Debora e parenti a Medjugorje, dove la Mamma celeste continua a parlare ai suoi figli nel dolore. Domani Sergio compirà diciotto anni, il tempo della maturità non più calcolata secondo il metro umano ma secondo il ritmo dell’eternità. E’ sempre il chicco di grano che muore, rinasce a nuova vita, anzi si moltiplica: un miracolo che avviene costantemente sotto i nostri occhi e che vale ancor di più per noi figli di Dio, destinati all’immortalità. Finché saremo nel tempo coltiviamo la pazienza dell’attesa fiduciosa del giorno della Risurrezione, che verrà anche per noi. Io sarò spiritualmente vicino a Sergio e ai suoi cari celebrando in solitudine il sacrificio eucaristico del Martedì Santo nella Cappella dell’Episcopio, in questa settimana di particolare passione per l’umanità.

† Leonardo, Vescovo

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