Giovani preti calabresi sulle orme di don Diana: sacerdote che sfidò la camorra “per amore del suo popolo”

Questa mattina, il nostro Vescovo mons. Stefano Rega e un gruppo di dodici sacerdoti giovani della diocesi di San Marco Argentano – Scalea hanno fatto un pellegrinaggio speciale a Casal di Principe, un luogo noto per la sua lotta contro la criminalità organizzata e la corruzione.Due giorni di fraternità e spiritualità e per onorare la memoria di don Giuseppe Diana, meglio conosciuto come Don Peppe.
L’esperienza di condivisione è iniziata con una visita alla Chiesa di “San Nicola di Bari”, dove sono stati accolti calorosamente dal Parroco e Vicario Generale della Diocesi di Aversa, Mons. Francesco Picone. Durante questa visita, Mons. Picone ha condiviso la testimonianza di Don Peppe Diana, un uomo il cui impegno profetico ha lasciato un’impronta indelebile nella lotta contro la criminalità.
Era il 19 marzo 1994, una data che rimarrà impressa nella storia di Casal di Principe e di tutta la Chiesa italiana, quando Don Peppe Diana fu ucciso nella sacrestia della sua chiesa. Aveva soltanto 35 anni. Il motivo del suo omicidio era il suo coraggioso impegno nella denuncia e nella lotta contro la camorra, l’organizzazione criminale che aveva stretto il suo dominio su questa comunità. Don Peppe fu freddato con quattro colpi di pistola, ma la sua missione e il suo messaggio di giustizia, solidarietà e amore per il prossimo rimangono vivi ancor oggi.
La vita di Don Peppe Diana inizia a Casal di Principe il 4 luglio del 1958, in una famiglia modesta che viveva del lavoro dei campi. Era il primogenito di tre figli, e fin da giovane dimostrò la vocazione religiosa. A soli dieci anni, nel 1968, entrò nel Seminario vescovile di Aversa, dove perseguì i suoi studi, completando sia la licenza media che il liceo classico. La sua famiglia compiva enormi sacrifici per permettergli di studiare.
Nel marzo del 1982, Don Peppe Diana fu ordinato sacerdote e cominciò la sua missione al servizio del popolo di Casal di Principe, una comunità oppressa dalla presenza della camorra. Il suo impegno si manifestò in modi straordinari. Il suo scritto più noto, “Per amore del mio popolo”, fu diffuso a Natale del 1991 in tutte le chiese di Casal di Principe, insieme ai parroci della zona, rappresentando un manifesto di coraggio e impegno contro il sistema criminale.
Don Peppe Diana era un esempio vivente di pastorale incarnata. Viveva tra la sua comunità, ascoltando le persone, condividendo le loro gioie e i loro dolori, e difendendo coloro che erano più vulnerabili. La sua vita e la sua morte sono un monito per tutti i sacerdoti e i laici, che sono chiamati a impegnarsi attivamente nella promozione della giustizia e della solidarietà, contro l’ingiustizia e la violenza.
Don Peppe Diana ha dimostrato che l’amore per il prossimo e il coraggio di denunciare l’ingiustizia possono trasformare una comunità. La sua eredità continua a ispirare e a guidare coloro che cercano di creare un mondo migliore, lottando per la pace e la giustizia. La sua vita ci ricorda che, anche nelle situazioni più difficili, la fede e la determinazione possono portare alla speranza e al cambiamento.

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