4 marzo 2023

Saluto del Vescovo emerito mons. Leonardo Bonanno

Carissimi, la chiesa cattedrale, centro della vita diocesana, con il suo antico splendore, è rivelatrice anche in questi primi vespri della II domenica di Quaresima, della bellezza e santità di Dio, luogo santo dove il vescovo convoca il Popolo di Dio per l’ascolto della sua Parola, da testimoniare nella vita. Ma il tempio, fatto da mani d’uomo, avrebbe gran poco valore se non fosse segno di una identità, che ci fa vivere in pienezza, come dice San Paolo agli Efesini: “Concittadini dei Santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli Apostoli e dei Profeti, avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù” (Efesini 2,19-23). E da questa Cattedra che si esercita magistralmente il ruolo di Vescovo, successore degli Apostoli, quello di insegnare, santificare e guidare il Popolo a lui affidato al Signore, quest’ultimo particolare “Munus regendi”, si connota nel magistero di Papa Francesco con la sua valenza; il vescovo, dice Francesco è giudice nativo. Pertanto egli è anche chiamato ad assumere responsabilmente decisioni “Coram Deo” in nome della Chiesa e della sua suprema lex, la “Salus animarum”. L’esercizio di questo ufficio comporta evidentemente di non poter contare sulla umanità dei consensi, memori delle parole del Divin Maestro: “Guai a voi quando tutti diranno bene di voi!”.
Questa Chiesa Particolare, che è San Marco Argentano Scalea, oggi lo accoglie, fratello Stefano, nel nome del Signore, come nuovo Pastore venuto insieme ai suoi fratelli è accompagnato dal suo vescovo, Monsignor Angelo Spinillo, al quale mi lega un’affinità spirituale sacerdotale, oserei dire, poiché egli è stato ordinato presbitero a Teggiano dal vescovo monsignor Umberto Altomare, già mio parroco a San Giovanni in Fiore (1943-1960). Mentre la segue da Aversa con l’affetto di padre il caro monsignor Mario Milano, Vescovo emerito originario di Lamezia Terme, con il quale c’è una consuetudine di stima e di affetto. Abbracciandolo ad Aversa il 18 febbraio scorso gli ho detto: le vie della Provvidenza ci hanno fatto incontrare!
Presiede questo rito di Immissione Canonica Sua Eccellenza monsignor Giovanni Checchinato nuovo arcivescovo metropolita della Provincia Ecclesiastica Cosentina, eletto alla sede di Cosenza – Bisignano il 10 dicembre scorso in contemporanea con la sua elezione a questa Chiesa diocesana. Al nostro Metropolita rinnovo i sentimenti di stima devota e ben augurante da parte di questa Chiesa, così come ha avuto modo di fare di persona monsignor Stefano Rega ed io nei giorni scorsi. Un saluto fraterno monsignor Franco Milito, compagno di cordata al Seminario teologico di Catanzaro, originario della vicina Arcidiocesi di Rossano – Cariati e vicepresidente dei Vescovi calabresi, incontrato la vostra eccellenza al nostro Santuario del Pettoruto in un’agape fraterna in prossimità del Natale 2022.
Nella Basilica minore Mariana lei eccellenza ha potuto visitare l’urna sepolcrale di Monsignor Luigi Rinaldi, originario di Napoli, vescovo illuminato e saggio per vent’anni, figlio devoto della Madonna del Pettoruto. Egli era succeduto al venerabile presule Padre Agostino Ernesto Castrillo, anch’egli Campano, che ha vissuto santamente due anni soli di di episcopato (1954 – 1955) a servizio delle gemini diocesi di San Marco e Bisignano. I suoi resti mortali sono conservati e venerati nella monumentale cripta normanna, accanto a quelli di monsignor Domenico Crusco, originario della nostra stessa diocesi, che è stato educatore in seminario di tanti ragazzi, oggi presbiteri. A lui sono succeduto il 2 aprile 2011. La Chiesa sammarchese ricorda poi con particolare affetto la nobile figura di monsignor Augusto Lauro, vescovo emerito, centenario, al quale, Ella, eccellenza, ha fatto visita nella sua residenza a Cosenza.
Eccellenza, nella chiesa di Sant’Antonio di San Marco, Francesco da Paola adolescente ha trascorso nel 1429 l’anno del Famulato. Le hanno dato il benvenuto i rappresentanti delle istituzioni civili e militari del territorio con il saluto dei signori sindaci di San Marco Argentano, Virginia Mariotti e di Scalea Giacomo Perrotta al nome degli altri trenta colleghi dei comuni della diocesi. In questa fausta ricorrenza mi sia consentito rivolgere loro i sensi della gratitudine, mia e della diocesi, per la proficua collaborazione avuta in questi 12 anni a servizio del nostro popolo buono, in una terra bella e benedetta da Dio (come abbi a dire nel mio primo messaggio alla diocesi, il 7 gennaio 2011). Non ho ritenuto opportuno indire una convocazione straordinaria per il mio saluto di amministratore Apostolico, preferendo vivere alcuni momenti forti nel mese di gennaio gli incontri del clero e dei religiosi nel giorno della Candelora. Il Solenne inizio della Quaresima in cattedrale il mercoledì delle ceneri, la visita da alcune parrocchie per l’inaugurazione di una mensa della Caritas, un Emporio solidale ed è apertura culto di una suggestiva chiesa parrocchiale che si affaccia sul Tirreno, dopo i lavori più lungo restauro. Questa sera poi con l’apertura della piccola Chiesa di Santa Caterina attigua alla Cattedrale, nella quale è avvenuta la vestizione, prima della solenne liturgia insieme a monsignor Rega ho inteso inaugurare l’Auditorium Santa Caterina Vergine e Martire, sede di un’antica Concrega, struttura utile per le iniziative pastorali, culturali e sociali della città.
Carissimi fratelli presbiteri, diaconi e laici, al Signore e a voi giunga il mio grazie per l’affetto, con il quale sono stato accolto, insieme con la stima fino ad oggi. Credo di aver cercato di ricambiare pur con i tanti limiti, non solo caratteriali, le mie omissioni, la mia scarsa testimonianza data al mio ministero.
Ho cercato di amare la Chiesa, questa Chiesa, secondo l’impegno assunto nel mio motto episcopale “Ecclesiam diligere”, fino a vivere una sofferta esperienza di Chiesa, che ha avuto inizio in seno alla mia Chiesa madre Cosentina ed è durata per l’intero arco del mio servizio episcopale. Monsignor Salvatore Nunnari, oggi presente nonostante la salute malferma, diceva me, il suo primo collaboratore per un lustro che ero “socio nella sofferenza”. Io allora ci credevo poco, oggi devo ricredermi. E la croce pettorale me lo ha ricordato ogni giorno. Sono lieto, carissimo Padre, di ritornare nella diretta Chiesa Cosentina, dove ho incontrato tanti maestri di vita, di cui conservo grata memoria, arricchito da tanti doni da parte del Signore, l’ultimo – specialissimo – quello della libertà dei figli di Dio.
La Santa Vergine, fratello Stefano, stella della nuova evangelizzazione, le faccia sentire sempre la sua tenerezza di Madre nell’offerta quotidiana a servizio delle anime.

+ Leonardo Bonanno

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